Verismo
DEFINIZIONE
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E' un movimento letterario e
artistico italiano che ispirandosi al Naturalismo francese e al Positivismo
teorizza una rigorosa fedeltà alla realtà effettiva (al «vero») delle
situazioni, dei fatti, degli ambienti, dei personaggi e una corrispondenza con
il sentire e il parlare dei soggetti che vengono rappresentati.
DOVE e QUANDO
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Si sviluppa negli anni successivi all'Unita e prosegue fino al primo
decennio del Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo trentennio
dell'Ottocento.
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Fu elaborato nell'ambito del vivace ambiente milanese dove erano assai
forti gli influssi della cultura europea ma si allargò a tutta l'Italia
diffondendosi in alcune regioni più che in altre:
Sicilia
(de Roberto; Capuana; Verga)
Campania (Serao; Di Giacomo);
Sardegna (Deledda)
Calabria (Misasi)
Toscana (Fucini; Pratesi; Lorenzini)
Piemonte (Cagna; Giacosa; De Marchi; De Amicis)
Friuli e Veneto (Dall'Ongaro, Caterina Percoto)
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La diversa diffusione del verismo dipende dalla posizione delle regioni
in Italia, in quanto la scoperta della realtà dei veristi riguarda le due
situazioni socio-geografiche estreme presenti sul piano nazionale: da un lato
Firenze, capitale provvisoria fino al 1871 e centro politico italiano,
dall'altro la Sicilia arretrata, semifeudale e a un livello ancora rurale.
Successivamente a Firenze, dove sono nate le prime pagine dei tanti romanzi
veristi, si affianca Milano, che č la città più importante dell'economia
imprenditoriale nazionale.
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E' assai caratteristico che i maggiori veristi siano siciliani (Verga e
Capuana) e, nel contempo, la loro formazione avvenga in ambiente settentrionale,
soprattutto a Milano: nel centro culturale più attivo della penisola vengono a
contatto con le proposte del naturalismo francese e prendono coscienza della
loro autentica vocazione di scrittori.
LE
CARATTERISTICHE
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Accettazione delle leggi scientifiche che regolano la vita associata e i
comportamenti: lo scrittore cerca di scoprire le leggi che regolano la società
umana, movendosi dalle forme sociali più basse verso quelle più alte, come fa
lo scienziato in laboratorio quando cerca di scoprire le leggi fisiche che
stanno dietro ad un fenomeno.
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attenzione alla realtà nella dimensione del quotidiano: lo scrittore
predilige una narrazione realistica e scientifica degli ambienti e dei soggetti
della narrazione;
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piuttosto che raccontare emozioni, lo scrittore presenta la situazione
quotidiana come una indagine scientifica, ricercando le cause del suo evolversi,
che sono sempre naturali e determinate (determinismo o darwinismo sociale);
anche la vita interiore dell'uomo, spiegabile in termini psicofisiologici, può
essere oggetto di uno studio scientifico o sociale:
...
l'oggetto sono i "documenti umani", cioè fatti veri, storici; e
l'analisi di tali documenti dev'essere condotta con "scrupolo
scientifico" ...
(G. Verga)
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l'artista deve ispirarsi unicamente al vero cioè desumere la materia
della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente
contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente ovvero rispecchiando la
realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali.
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necessità di una riproduzione obbiettiva ed integrale della realtà,
secondo quel canone dell' impressionalità che è l'applicazione in letteratura
del principio scientifico della non interferenza dell'osservatore sugli oggetti
osservati (deriva dal Positivismo);
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a causa delle diversità regionali rappresentate dagli scrittori anche il
modo di scrivere cambia nel verismo dando spazio ai dialetti, eliminando tutte
le forme di raffinatezza retorica e accademica e introducendo la mimesi
linguistica.
LE REGOLE
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L'artista deve ispirarsi unicamente al vero, cioè deve desumere la
materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente
contemporanei, limitandosi a ricostruirli obiettivamente rispecchiando la realtà
in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali; è la teoria verghiana
dell'impersonalità: il narratore entra pienamente nei suoi personaggi per
raccontare documenti umani.
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Il narratore è colui che raccoglie il fremito delle passioni, delle
sofferenze e lo rivela, impassibile, senza biasimi o esaltazioni, mettendosi in
parte per lasciar parlare l'evidenza dei fatti, la logica delle cose: teoria
verghiana dell'impersonalità.
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L'autore deve mettersi nella pelle dei suoi personaggi, vedere le cose
con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. In tal modo la sua mano «rimarrà
assolutamente invisibile» nell'opera. Il lettore avrà cosě l'impressione
non di sentire un racconto di fatti, ma di assistere a fatti che si svolgono
sotto i suoi occhi.
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Il narratore, nel far parlare i suoi personaggi, usa il loro linguaggio:
uno stile stringato, una sintassi semplice e disadorna, una lingua paesana e
viva, continuamente intercalata da espressioni popolaresche e proverbiali che
mettono in luce l'oggettività della narrazione (senza intrusioni
autobiografiche).
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La lingua e lo stile devono essere aderenti ai personaggi, agli ambienti,
attingendo possibilmente alle risorse dei dialetti regionali. Il linguaggio è liberato da ogni raffinatezza teorica e accademica.
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Al riguardo si parla di mimesi linguistica dell'autore (mimetizzazione =
nascondersi nell'ambiente circostante in modo da risultare non visibile).
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Capuana respinge la subordinazione della letteratura a scopi estrinsechi
quale la dimostrazione "sperimentale" di tesi scientifiche e l'impegno
politico e sociale. La "scientificità" non deve consistere nel
trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare le tesi scientifiche, ma
nella tecnica con cui lo scrittore rappresenta, che č simile al metodo
dell'osservazione scientifica. La scientificità insomma si manifesta solo nella
forma artistica, nella maniera con cui l'artista crea le sue figure e organizza
i suoi materiali espressivi.
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Secondo Verga, la rappresentazione artistica deve possedere
"l'efficacia dell'esser stato", deve conferire al racconto l'impronta
di cosa realmente avvenuta; per far questo deve riportare "documenti
umani". Neppure basta che viene raccontato sia reale e documentato, deve
anche essere raccontato in modo da porre il lettore faccia a faccia col fatto
nudo e schietto, in modo che non abbia l'impressione di vederlo attraverso la
"lente dello scrittore". Per questo lo scrittore deve
"eclissarsi", cioè non deve comparire nel narrato con le sue reazioni
soggettive e con le sue riflessioni.
I TEMI E I
SOGGETTI
Lo scrittore verista:
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si occupa di situazioni quotidiane reali, vissute cioè nella scottante
realtà nazionale: le plebi meridionali, il lavoro minorile, l'emigrazione;
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cerca il vero attraverso l'analisi delle classi subalterne, però la
verità non porta al progresso ma svela una condanna a morte;
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predilige gli ambienti delle plebi rurali perché non ancora contaminate
dai pregiudizi della convenzione sociale;
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predilige gli ambienti regionali e gli strati sociali piccolo borghesi;
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gli ambienti sociali sono in maggioranza cittadine di provincia, di
campagna, miniere o ambienti di piccola e media borghesia e di aristocratici
decaduti.
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Il verismo italiano ebbe una forte caratterizzazione regionale e, poiché
le realtà regionali italiane erano profondamente diversificate, diversi furono
pure i temi e gli ambienti rappresentati dai veristi.
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Al nord, la maggiore articolazione della compagine sociale, con
l'affermarsi, accanto ai ceti elitari, di una media e piccola borghesia
costituita da professionisti e da ceti impiegatizi legati all'apparato
industriale, porta all'ampliamento della "base sociale" della
letteratura, cioè al numero degli autori e dei lettori, parallelamente a nuove
a varietà letterarie, dal romanzo di consumo al romanzo di appendice. La nuova
cultura positivista, i nuovi usi e modelli di comportamento legati alla
rivoluzione tecnologica, spostano l'attenzione su nuovi tipi umani e su nuovi
problemi: protagonista dei romanzi e del teatro, accanto al contadino e al
pescatore, è l'impiegato (De Marchi). Nuovi eroi, come è stato
osservato, sono l'industriale, lo scienziato, il medico e il maestro (De Amicis). I nuovi temi sono quelli della famiglia, fondamentale cellula della
società e quelli dell'adulterio e della prostituzione.
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Al sud, il verismo, non essendovi un proletariato urbano o i bassifondi
di una capitale tentacolare da "studiare", si interessa all'umile vita
dei contadini e dei pastori con le loro passioni elementari. Ad un mondo «pressochè
vergine e ignoto, il mondo del meridione e delle isole, delle plebi contadine e
artigiane, chiuse nella loro opaca renitenza alle forme e agli statuti della
civiltà moderna, affioranti per cosè dire dal buio di una civiltà
arcaica, stranamente sopravvissuta dietro le barriere di una secolare solitudine».
Questa fu infine la vocazione del verismo italiano, e nel ritrarre la vita dei
contadini e delle plebi il verismo ottenne i suoi migliori risultati. Non a caso
gli scrittori più rappresentativi della corrente, da Verga a Capuana, da De
Roberto alla Deledda, furono meridionali o isolani.