ALBATROS D III by Oeffag
( testo, foto e modello di Marco Pisani )
CENNI STORICI Durante una visita al Milano Model Expo trovai presso il
mercatino dell’usato, allestito dagli amici dell’IPMS di Milano, una scatola
che attirò subito la mia attenzione : quella di un Albatros DIII della ditta
americana Glencoe Models. La comprai ( ad un prezzo irrisorio ) e la misi nel
mio magazzino in lista di attesa come molti altri modelli. Qualche tempo dopo
aprii la scatola per esaminarla e con desolazione constatai che purtroppo valeva
il prezzo pagato; indeciso se cestinare il tutto iniziai a fare qualche ricerca
su internet e scoprii con meraviglia che la rete era stracolma di notizie, foto,
disegni riguardanti tutti i tipi di Albatros compresi quelli Austro-Ungarici,
oggetto della mia scatola: ciò suscitò in me una crescente voglia di
intraprendere un lavoro che già sapevo sarebbe stato molto complicato.
Scartabellando ancora scoprii che l’ Impero Austro-Ungarico ottenne la licenza
di produzione del caccia tedesco nell’agosto del 1916 a cura della ditta
Oeffag. Questa modificò il DIII germanico con una struttura rinforzata che
evitò agli Austriaci il passaggio dal DIII al DV che i tedeschi furono
costretti invece a fare. Altre modifiche importanti furono l’adozione di un
motore più potente, l’eliminazione della grossa ogiva dell’elica (che
tendeva pericolosamente a staccarsi in decollo) con conseguente nuova linea
della parte anteriore e i comandi degli alettoni passanti nello spessore alare:
tutto ciò permise ai piloti Austro-Ungarici di disporre di un caccia di
primissimo ordine. Cercando ancora trovai notizie dell’asso Austro Ungarico,
tale Capitano Godwin Brumowski, il quale concluse la guerra avendo al proprio
attivo ben 35 abbattimenti più 8 non confermati. Caratterialmente era un tipo
che non si tirava indietro poiché nel corso della sua carriera fu abbattuto
più volte con atterraggi talvolta piuttosto violenti. Ciò mi ha convinto a
realizzare l’esemplare con cui Brumowski ha volato ottenendo le sue ultime
vittorie sul fronte italiano e del quale aereo la scatola aveva fortunatamente
proprio la decals: avevo scelto così anche l’esemplare da costruire. COSTRUZIONE DEL MODELLO Ho
stampato alcuni profili presi su internet ed un magnifico disegno recante tutte
le possibili viste per poi scalarlo in 1/48. Quindi ho separato i pezzi dai
propri telai e li ho puliti scoprendo che la qualità della plastica non era
delle migliori in quanto questa tendeva quasi a "squamarsi" e comunque
troppo morbida. Sovrapposto le parti principali ai disegni ho scoperto che le
dimensioni erano giuste ed ho iniziato così la costruzione vera e propria. Per
prima cosa ho carteggiato le due semifusoliere su una lastra di vetro per
"battere" i piani di unione; quindi ho carteggiato i lati esterni
scoprendo che le due valve erano asimmetriche: ciò ha comportato l’uso di
molto stucco su una di esse e l’asportazione di molto materiale sull’altra.
All’interno ho ricostruito la struttura con dei listelli di plasticard (foto1)
per poi
verniciare il tutto a similitudine del legno (foto2)con vari strati di colori dati a
pennello asciutto; ho aggiunto un pannellino strumenti sul lato sinistro, l’interruttore
dello starter motore e la bussola sul lato destro ed ho unito le semifusoliere
aggiungendo la parte anteriore. Ho messo mano sul motore Mercedes (foto3)arricchendolo
di particolari e ricostruendone il carter, i collettori di alimentazione, i
magneti, la pompa di raffreddamento e quant’altro per poi dipingerlo con
smalti sintetici ed invecchiandolo anch’esso a pennello asciutto. Per l’abitacolo
(foto5)ho ricostruito la pedaliera, il volantino molto particolare e recante due
strumenti, abitacolo e motore nella fusoliera posizionando le due mitragliatrici
Spandau (foto4)ai lati del motore. Il pezzo superiore contenente l’apertura dell’abitacolo
e il cofano del motore ha richiesto notevole opera di adattamento e di
stuccatura nonché l’inserimento di un anello di plastica a simulare il
paracolpi rivestito di pelle che circonda l’entrata dell’abitacolo (foto6). Ho
rivestito i lati della fusoliera con materia plastica preincisa (foto7)poiché ho
pensato che una incisione diretta sarebbe risultata problematica a causa dell’abbondanza
di stucco presente. Ho costruito quattro piccolissime cappie con filo di rame e
le ho inserite in quattro fori da 0.3 mm. due a prua e due adiacenti alla zona
di attacco delle semiali inferiori come passanti futuri dei cavi tiranti; ho
inoltre praticato una serie di piccoli fori cechi sulla prua e intorno al motore
a guisa della chiodatura (metodo Tamiya ?). Lasciata la fusoliera a riposo sono
passato alle ali alle quali ho conferito il tipico andamento ondulato al bordo
di uscita con una limetta tonda, le ho carteggiate ed ho separato i due alettoni
dotandoli di scassi per l’incastro alle cerniere inserite nell’ala, le ho
rivestite con sottilissime striscette di nastro in corrispondenza delle centine
(foto9) (foto10).
Alle due semiali inferiori (foto8)ho altresì inserito due perni d’acciaio da 1 mm.
per facilitarne il successivo montaggio. I piani di coda (foto11)e lo stabilizzatore,
unico pezzo in origine sono stati separati, carteggiati, dotati anch’essi di
striscette adesive sulla centinatura, sono state create le cerniere per il
successivo incastro e ai due pianetti sono stati aggiunti due prolungamenti
triangolari e due perni di acciaio per il corretto montaggio sulla fusoliera .
Arrivato il momento di unire ali e fusoliera, si è proposto il problema del
corretto allineamento tra i vari elementi che ha imposto la costruzione di uno
spartano ma funzionale scaletto (foto12)dove ha preso posto prima la fusoliera, quindi
le semiali inferiori (vedi utilità dei perni) al corretto angolo diedro ed
infine l’ala superiore. Come opera preventiva si è studiato il passaggio dei
cavi tiranti con conseguente foratura (punta da 0,3 mm) dei montanti, quindi l’ala
è stata sostenuta con strisce di gomma e posizionata con stecchini mentre si
incollavano i montanti a V esterni prima sotto poi sopra. In questa fase è
fondamentale controllare il mantenimento del diedro alare inferiore poiché esso
determinerà la posizione dell’ala superiore. La coppia di montanti interni
adiacenti la zona motore è stata montata un pezzo alla volta alternando il lato
e tagliando i montanti a coppie (e ricordando sempre di forare) per mantenere il
più possibile la simmetria (foto13); al termine ho montato le parti inferiore e
superiore del radiatore con le relative tubazioni al motore. Ho montato l’equilibratore
anch’esso dotato di cerniere e spessorato poiché da disegno un millimetro
troppo basso, ed ho applicato le superfici mobili in posizione asimmetrica per
conferire un poco di movimento al modello; sulla parte inferiore ho montato la
pinna dotata di una scasso per accogliere il pattino di vero legno; ho quindi
praticato quattro fori per il futuro passaggio dei cavi comando equilibratore.
In ultimo ho applicato la delicata struttura del carrello sostituendo l’asse
perno delle ruote con uno metallico per maggior robustezza. A questo punto è
arrivata la delicata fase della posa dei cavi tiranti : ho utilizzato del filo
da pesca da 0,06 mm. facendolo passare sui fori e sulle cappie metalliche
secondo uno schema precedentemente studiato e messo su carta. Per simulare le
teste dei tiranti ho creato dei piccoli pallini di colla sui cavi (foto14). Ho mascherato
il motore e l’interno dell’abitacolo ed ho dato la prima mano di grigio come
fondo (foto15) per poi passare alla colorazione in rosso su tutte le superfici usando il
Flat Red XF 7 Tamiya. Quindi ho dato una mano di trasparente lucido Clear TS 13
Tamiya ed ho applicato le decals con molta attenzione ed avendo cura di
ammorbidirle ben bene con Decal Soft Lifecolor soprattutto per fare aderire le
grandi croci sulle centinature alari (foto16) (foto17). Con del filo nero di provenienza
"navale" ho simulato gli elastici preposti alle sospensioni, ho
applicato le ruote verniciate a parte ed ho dato un’altra mano di trasparente
opaco. Con un pennellino ho dipinto i cavi tiranti in metallo brunito mentre le
teste dei tiranti li ho dipinti in acciaio (Humbrol 11), ho installato i cavi
comando dello equilibratore ed ho iniziato una lunga opera di invecchiamento. La
zona anteriore adiacente il motore è stata trattata con pennello molto asciutto
con alluminio per simulare le scrostature, quindi con china nera ho simulato
perdite di olio, e con marrone ho ritoccato i sei tubi di scarico per poi
sfumarli con l’aerografo in nero per simulare il nerofumo. La fusoliera e le
ali le ho trattate con pennello asciutto con una miscela del colore base
leggermente scurita con un andamento crescente da prua a poppa. Quindi con
aerografo ho sporcato con una miscela marrone il carrello e la zona inferiore
dell’aereo insistendo sul pattino posteriore. Con una miscela più scura e
diluita ho esaltato la centinatura e con un rosso scarlatto Vallejo n. 817 ho
schiarito leggermente tra le centine. L’elica è stata dipinta con un marrone
base e poi striata a pennello asciutto con vari toni di marroni, gialli, rossi
per conferirgli un aspetto più vissuto. Dopo l’aggiunta dei due dischi di
bloccaggio metallici avanti e dietro è stata "calettata" nella sua
posizione. E’ stata dipinta la pelle intorno all’ingresso dell’abitacolo,
inserito il piccolo parabrezza ed aggiunto un collimatore fatto con sprue sul
dorso alare. Ho provato molta soddisfazione nella costruzione di questo caccia
quindi ne costruirò altri della WWI magari seguendo il filone degli Assi. Le
fonti utilizzate sono state internet utilizzando il motore Yahoo.com e
ricercando Albatros DIII, e la pubblicazione Osprey Pubblishing Austro-Hungarian Aces of Word War I. Buon lavoro!