Livio Toschi

 

L'Arte della Lotta. La Lotta nell'Arte

L'antichità

 

 

INDICE

 

 

Presentazione di Matteo Pellicone
 

Prefazione dell'Autore

 

Abbreviazioni

 
 

1.

Le origini della lotta

2.

La lotta in Grecia

3.

La lotta in Etruria

4.

La lotta a Roma

5.

La fine delle Olimpiadi antiche

   
   

Note

   
   

Schede:

A.

Ercole e Anteo

B.

Ercole e il leone nemeo

C.

Teseo e Cercione

D.

Atalanta e Peleo

E.

Milone di Crotone

F.

Giacobbe e l'Angelo

   
   
I vincitori della lotta, del pancrazio e del pentathlon nelle Olimpiadi antiche
   
   
Glossario della lotta e del pancrazio
   
   
Bibliografia

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

La lotta è connaturata con l’uomo, che se ne è servito per sopravvivere nei tempi remoti dello struggle for life, poi per allenare il proprio corpo e per imporsi sugli altri uomini, quindi per giocare e per gareggiare. L’Italia ha una buona tradizione agonistica nella lotta e nel maggio scorso, con il Trofeo Milone, la Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali ha celebrato il centenario della sua prima vittoria alle Olimpiadi moderne: quella del lottatore Enrico Porro a Londra nel 1908. E subito dopo abbiamo festeggiato nel modo migliore un secolo di affermazioni in campo internazionale con un’altra medaglia d’oro (la settima in totale) ai Giochi Olimpici di Pechino.

La FIJLKAM, che il 5 maggio 2008 al Centro Olimpico Federale di Ostia ha inaugurato una mostra d’arte intitolata Sport di forza e di combattimento, assieme al catalogo ha contemporaneamente pubblicato un libro che riassume i suoi successi internazionali (101 anni di medaglie) e due volumetti dedicati uno a Milone di Crotone e alla lotta nell’antichità, l’altro a Enrico Porro e alla lotta tra Ottocento e Novecento. Autore di tutte queste iniziative è l’architetto Livio Toschi, da molti anni nostro apprezzato consulente storico e artistico.

Con grande entusiasmo, perciò, la FIJLKAM ha sponsorizzato la sua idea di un libro dedicato alla lotta nell’antichità, vista sia come disciplina agonistica, con le sue regole e i suoi campioni, sia come ispiratrice di letterati e di artisti. Un’opera che facesse conoscere la lotta anche al vasto pubblico dei “non addetti ai lavori”.

L’Autore racconta che fin dai tempi remoti la lotta fu apprezzata da tutti i popoli e ritenuta indispensabile per formare sia il fisico che il carattere. Non ci meravigliamo, pertanto, che le prime opere d’arte a noi note sullo sport raffigurino dei lottatori di 5000 anni fa e che il primo “cronista” di un incontro di lotta fu il grande Omero. Aiace e Ulisse, che il cieco cantore mise di fronte nei giochi funebri in onore di Patroclo, più di chiunque altro – tra gli eroi greci impegnati a Troia – possedevano le caratteristiche tipiche dei lottatori: forza e destrezza, impeto e astuzia. Ed il sommo poeta latino Virgilio immaginò che persino i defunti si dilettassero a «lottare in fulva arena» nell’Elisio.

Il risultato della lunga e appassionata ricerca di Toschi è davvero eccellente: mai si sono viste concentrate in un libro tante opere d’arte, tanti testi di prosa e di poesia sulla lotta. Ogni tecnica conosciuta nel mondo greco-romano è documentata, commentata, confrontata. Ora molti argomenti sono più chiari: il ruolo dell’allenatore e del medico, i compiti dell’arbitro e del giudice, l’entità materiale dei premi e il prestigio morale derivante da una vittoria, le virtù ma anche i vizi dei campioni osannati dalle folle. L’Autore sottolinea, inoltre, la mitica vittoria di Atalanta su Peleo e ricorda che le donne spartane praticavano la lotta nelle palestre e persino contro i maschi. In questo prezioso testo la storia si fonde con il mito e il racconto incalzante degli eventi guida il lettore attraverso i secoli e le genti. Le 180 illustrazioni, commentate da corpose didascalie, potrebbero da sole costituire un raffinato manuale della lotta antica.

Sono, quindi, orgoglioso che, a conclusione di un 2008 così ricco di soddisfazioni per la nostra disciplina, veda la luce questo affascinante libro, scritto da un ottimo studioso e pubblicato da un grande editore. Voglio augurare il più largo successo a L’arte della lotta. La lotta nell’arte, nella speranza che l’Autore estenda la sua eccezionale acribia indagatrice alle epoche successive, fino ai nostri giorni, per offrire ai lettori un’opera completa, colta, ma di agile lettura, su quel meraviglioso sport che è la lotta.

 

MATTEO PELLICONE

Presidente della FIJLKAM

 

 

 

 

PREFAZIONE

 

"La difficoltà della storiografia

consiste più nel trovare delle domande

che nel trovare delle risposte"

PAUL VEYNE, Come si scrive la storia

 

Molto si è scritto sulla lotta, la cui origine si perde nell'alone incantato del mito. Dei, eroi e comuni mortali hanno lottato senza posa tra loro e con animali o con orrendi mostri, lasciando tracce significative nella letteratura e nell'arte.

Ho pensato che fosse giunto il momento di sintetizzare la storia della lotta nell'antichità in un unico racconto, via via confrontando, commentando e integrando i pareri dei vari autori sui molteplici argomenti che la disciplina ci offre. Il testo è arricchito da curiosità, aneddoti e personali considerazioni scaturite sia dalle ricerche condotte nell'ambito del mio incarico di consulente storico e artistico della FIJLKAM, sia da esperienze pratiche negli sport di combattimento.

 

Oltre a consultare gli studi più o meno recenti sull'argomento, ho cercato le informazioni necessarie soprattutto nelle fonti antiche, in buona parte già note agli studiosi. Non dobbiamo comunque dimenticare che "una quantità determinata di documenti è di per se stessa una miniera inesauribile di informazioni, poiché esiste un numero praticamente infinito di domande alle quali, se accortamente interrogati, essi possono rispondere. Spesso la originalità dello storico sta proprio nel trovare una nuova prospettiva che permetta di utilizzare, ai fini di un nuovo problema, un gruppo di documenti che si credevano già esaurientemente analizzati" (H.-I. MARROU, La conoscenza storica).

Capita sovente che due o più autori diano sullo stesso argomento notizie diverse, che possono portare a interpretazioni anche in antitesi tra loro. Molte difficoltà sono derivate al mio lavoro di sintesi proprio dalla discordanza tra i vari testi su date, fatti e personaggi, imponendo estenuanti verifiche, non tutte approdate a conclusioni sicure. Non era ovviamente possibile (né interessante per i lettori) segnalare le innumerevoli discrepanze emerse: nel testo e soprattutto nelle note ne sono indicate solo alcune particolarmente significative. Non certo per amor di critica (chi non è soggetto all'errore?), ma perché hanno consentito di risolvere un problema o di porne uno nuovo, di confutare un giudizio palesemente sbagliato o fuorviante, d'interrompere un già troppo lungo perpetuarsi d'imprecisioni.

Non ho davvero la pretesa di essere stato esaustivo su una materia così vasta e complessa. Anzi, poiché numerose domande sono ancora in attesa di una risposta definitiva, mi auguro che questa ricerca venga intesa come stimolo per nuovi studi, in cui io stesso sarò impegnato.

 

"Una nota - secondo Marc Bloch - serve da freccia indicatrice". Il grande storico francese ammoniva: "Non si ha il diritto di presentare un'affermazione se non a condizione che possa essere verificata" (M. BLOCH, Apologia della storia). Ancor prima di Bloch, Benedetto Croce sostenne che la realtà della storia consisteva nella sua verificabilità. E Arthur Marwick ha sentenziato: "In un libro di storia a carattere scientifico, ogni volta che compare una citazione, ci deve essere anche una nota. Aggiungiamo, anzi, che ogni volta che un particolare punto di vista o una data idea sono stati ricavati da una fonte, questa fonte dovrebbe essere identificata in un'apposita nota" (A. MARWICK, Che cos'è questa storia?). Insomma la nota dovrebbe spiegare ai lettori come fa l'autore a sapere quello che scrive. Così, oltre a dimostrare di essere in buona fede, si consente a chiunque di eseguire verifiche, correggere eventuali sbagli, cercare fonti diverse: facendo di conseguenza progredire rapidamente la conoscenza di tutti.

[...]

 

LIVIO TOSCHI

 

 


 

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