Livio Toschi

 

 

La meravigliosa avventura della pesistica italiana

 

Bilancieri azzurri: 1897-2007

 

 

 

 

INDICE

 

 

Presentazione di Giovanni Petrucci, Presidente del CONI

Presentazione di Antonio Urso, Presidente della FIPCF

Presentazione di Matteo Pellicone, Presidente Onorario della FIPCF

 

 

1.

La pesistica dall’antichità al Settecento

2.

I pionieri della pesistica moderna

3.

La Federazione Atletica Italiana

4.

La FAI fino alla Grande Guerra

5.

La pesistica alle Olimpiadi (1920-1936)

6.

Il secondo dopoguerra

7.

Melbourne 1956 e Roma 1960

8.

Da Tokyo 1964 a Monaco 1972

9.

L’oro di Los Angeles 1984

10.

Il Centro Olimpico di Ostia e la nascita della FIPCF

 

 

  La Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica (a cura dell’Ufficio Stampa della  FIPCF)

 

 

Note
   
   
Appendice

 

Presidenti, Segretari generali e sedi della Federazione

 

Grandi competizioni di pesistica disputate in Italia

 

La pesistica italiana alle Olimpiadi

 

Arbitri e giurati italiani alle Olimpiadi

 

Medaglie vinte dai pesisti italiani:

 

1. Olimpiadi

 

2. Campionati mondiali

 

3. Campionati europei

 

Campioni italiani (1897-2006)

 

Campionesse italiane (1989-2006)

 

I migliori pesisti italiani

 

Primati mondiali dei pesisti italiani

 

Campionati italiani a squadre (fino al 1974)

 

Incontri della Nazionale (fino al 1974)

 

Principali eventi della pesistica italiana

 

Main Events in Italian Weightlifting

 

Principali eventi della pesistica internazionale

 

Main Events in International Weightlifting

 

 

Documenti

 

Regolamenti di pesistica della FAI (1909, 1925 e 1933)

 

 

Bibliografia

 

 

  

  

 

Presentazione di GIOVANNI PETRUCCI, Presidente del CONI

 

È per me sempre un grande onore scrivere la prefazione di un libro che parla di sport.

Ho accettato con piacere l’invito del Presidente Antonio Urso a realizzare questo messaggio introduttivo a quella che ritengo una pubblicazione importante ed al tempo stesso significativa per il Sollevamento Pesi italiano.

Forse non tutti sanno che questa Federazione è molto più longeva rispetto all’età dichiarata. Infatti, al di là della nascita nel 2000 allorquando si è distaccata ufficialmente dalla Fijlkam, i pionieri del movimento pesistico italiano risalgono addirittura agli inizi del ventesimo secolo.

Normalmente nello sport se guardi indietro rischi di essere considerato fuori dal tempo o, peggio ancora, sorpassato, superato. Invece, penso che questo libro, così abilmente curato da uno storico di valore quale l’architetto Livio Toschi, già autore di numerosi scritti sui Pesi, sia la testimonianza vera di un’epoca dello sport italiano, scandita da fatti, cronaca, aneddoti, raccontati con grande dovizia di particolari.

Ho già letto e sfogliato alcune di queste pagine e Vi posso garantire che si tratta di un libro dove sono miscelate con cura gli aspetti agonistici a quelli della vita federale, i risultati tecnici come quelli politici, tra i quali voglio ricordarne due emblematici: la divisione, come accennato prima, dalla Fijlkam e la nascita del Centro Olimpico di Ostia, un gioiello unico nel suo genere, teatro non solo di grandi manifestazioni italiane ma anche di importanti appuntamenti internazionali.

La storia dei Pesi italiani ha radici profonde oltre che gloriose. Basti pensare che nel 1924 l’Italia conquistò tre medaglie d’oro ai Giochi di Parigi stabilendo altrettanti record del mondo. Oggi la Federazione sta lavorando sul settore giovanile per tornare ad essere presente ai Giochi Olimpici sin dall’edizione di Pechino. La strada intrapresa è quella giusta. Sono convinto che i risultati non tarderanno ad arrivare.

Per questo, a nome del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e mio personale, esprimo la più profonda gratitudine per questa mirabile ricostruzione bibliografica che fa onore alla Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica e regala agli appassionati di questa meravigliosa disciplina una preziosa testimonianza da trasmettere perché la memoria è un bene che non si deve cancellare e va tramandato, nello sport come nella vita.

 

 

 

 

Presentazione di ANTONIO URSO, Presidente della FIPCF

 

La storia di ogni sport raccoglie in sé fotogrammi di una società messa a fuoco nello scorrere dei suoi contesti. I protagonisti - atleti, tecnici e dirigenti che si sfidano con regole di uso non comune, quelle sportive - influenzano e a loro volta si lasciano influenzare dal momento storico in cui avviene il confronto sportivo. Basti pensare al moderno rapporto tra sport e comunicazione paragonato al modo di comunicare lo stesso durante il lungo periodo dei regimi in Europa. Lo sport riflette la società e la società è l'esatto riflesso dello sport.

La storia di ogni sport racconta le fatiche, i trionfi, le emozioni, le delusioni, le vittorie e le sconfitte di uomini che decidono di sacrificare una parte importante della propria vita, molto spesso quella degli anni più verdi, per rappresentare attraverso le loro gesta sé stessi, altri uomini, intere comunità, la bandiera di una nazione.

La storia dello sport non racconta, nostro malgrado, soltanto favole a lieto fine. Sono state purtroppo trascritte, ma questo fa parte della controversa esistenza dell'uomo, anche pagine che nulla hanno a che fare con l'etica e la morale dell'essenza più nobile dello sport. Scandali, brogli, illeciti e doping hanno caratterizzato momenti per i quali, a volte, intere comunità hanno gioito o addirittura pianto per una vittoria e una sconfitta risultate poi falsate, assaporando quel gusto amaro che si chiama delusione. Ci si sente traditi.

Ma quando lo sport, con i suoi uomini, riesce nelle proprie imprese, quelle straordinarie che solo pochi eletti sanno compiere, l'emozione è grande al punto di cancellare nefandezze e bassezze umane, proiettando immediatamente certe gesta a futura memoria.

In questo lavoro di ricerca e di compilazione, sono stati riportati alla memoria eroi del passato, con le loro esibizioni e con il loro modo di interpretare tecniche di sollevamento non più in uso, ma che rimangono vive nella memoria collettiva e rappresentano ancora la purezza della forza e l'eleganza stilistica.

È un percorso lungo, quello che ci ha portato alla pesistica moderna, sport che da sempre vanta la sua presenza alle Olimpiadi. Un percorso contrassegnato da uomini e fatti mescolati alle loro caratterialità, all'estrazione sociale e ai luoghi del loro vissuto, che hanno dato spessore al movimento della pesistica italiana, facendo recitare alla nostra nazione una parte da protagonista nelle scelte tecniche e politiche delle Federazioni Internazionali, contrassegnandone addirittura la nascita. Dal Marchese Monticelli Obizzi, il fondatore (1902), a Genny Pagliaro, l'atleta di punta della nazionale italiana in questo momento (2006), c'è un filo conduttore determinante, che ha permesso di scrivere la colorata storia della pesistica italiana. Questo filo passa attraverso un attrezzo denominato bilanciere, che con la sua forma e le sue caratteristiche ha imposto regole matematiche per vincere la forza di gravità.

Al contrario di altri sport, dove il risultato può dipendere dall'incapacità di quel momento dell'avversario, oppure da particolari condizioni geografiche o ambientali (correre o lanciare, ad esempio, col vento a favore, oppure esibirsi in altura), nella pesistica sollevare dei chili significa, a parità di peso personale, mettere sempre e alla stessa maniera l'impegno richiesto per sollevare un carico. E, consumandosi il confronto con l'avversario attraverso l'attrezzo, risulta che - per vincere - un pesista debba sempre obbligatoriamente fornire una prestazione di alto livello, con il medesimo standard qualitativo.

Questo ha esaltato non  poco il generale apprezzamento della prestazione degli esercizi della pesistica, creando addirittura il "mito della forza", specie quando questi, fino al 1972, prevedevano un terzo esercizio, denominato "distensione", eseguito con espressioni di pura forza delle braccia e successivamente escluso dal programma olimpico. Si poteva apprezzare l'uomo forte, dal fisico statuario, con una muscolatura pronunciata: caratteristiche meno evidenti negli atleti moderni, attraverso i quali è però possibile ammirare e apprezzare l'agilità, la destrezza e una fisicità di impareggiabile armonia. Uguale apprezzamento per uomini e donne.

Mi è capitato spesso di vedere spettatori ignari delle regole appassionarsi alle gare di pesistica, restare ammirati dalla semplicità con cui viene sollevato il bilanciere o al contrario dallo sforzo compiuto: l'uomo, la forza e l'esibizione di essa hanno nel proprio intimo la capacità di affascinare e di conquistare.

Lo stesso fascino che è emerso attraverso queste pagine di storia che mi hanno fatto conoscere i risvolti più reconditi di uomini che sin qui conoscevo solo per la loro prestazione, e che ora invece è possibile apprezzare nella loro interezza, capendone meglio il modo di interpretare lo sport e la pesistica in particolare. Lo stesso fascino, in fondo, che scaturendo dal racconto di un'avventura lunga più di un secolo trasmette a tutti noi che amiamo e diffondiamo la cultura dei pesi la consapevolezza di una formidabile responsabilità storica.

I risultati sono la sintesi e la materializzazione di grandi processi, all'interno dei quali si intrecciano complesse dinamiche personali e sociali. Raccontano la fotografia di un momento ben determinato di uno sport, così come lo hanno raccontato della pesistica. La ricostruzione storica ha invece il compito di evidenziare i passaggi in modo cronologico, i retroscena e i contesti dove si sono costruiti i momenti più indelebili: le vittorie e le sconfitte.

Con questo spirito è stato svolto questo lavoro.

 

 

 

 

Presentazione di MATTEO PELLICONE, Presidente Onorario della FIPCF

 

Insieme nella Casa comune

raccontando la grande Storia

 

È molto gratificante per chi, come me, ha trascorso gran parte della sua vita sportiva accanto (se non addirittura “dentro”) al mondo della Pesistica, essere testimone della nascita di un volume dedicato appunto a “La meravigliosa avventura della Pesistica italiana”, opera del brillante ed appassionato ricercatore Livio Toschi.

Si tratta di un entusiasmante lavoro che racconta la storia del sollevamento pesi, dedicando particolare attenzione all’attività svolta in seno alla nostra Federazione sin dai tempi della sua fondazione, quando nel 1902 nacque come FAI per giungere ai giorni nostri ed all’attuale Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica.

Per circa un secolo Lotta e Pesistica hanno vissuto insieme, pietre angolari di quella che fu definita una associazione tra “uomini forti”. Dai tempi pionieristici della FAI di Luigi Monticelli Obizzi si giunge insieme, nel racconto che è fatto di uomini e di cifre, a quelli della FILPJK, che ebbi l’onore di presiedere sino al 1° luglio 2000, giorno in cui la Pesistica raggiunse la sua completa autonomia.

Negli ultimi venti anni della permanenza del settore Pesi in seno alla Federazione, che aveva contribuito a far nascere, fui quindi il Presidente di uno sport che ho amato ed apprezzato, sin dai tempi della mia giovanile militanza come lottatore nella Fortitudo 1903 di Reggio Calabria, fervida fucina anche di praticanti del sollevamento pesi.

Uno sport, dicevo, che ho sempre tenuto in grande considerazione per le sue valenze formative ed educative, per le esaltanti caratteristiche agonistiche e per le sue credenziali storiche.

Scorrendo l’albo d’oro della Pesistica azzurra, brilla su tutti il risultato conseguito ai Giochi Olimpici di Parigi del 1924: le categorie in programma erano cinque e l’Italia ne vinse tre, con Pierino Gabetti, Carlo Galimberti e Giuseppe Tonani, campionissimi che in quella occasione stabilirono anche due primati mondiali e tre record olimpici. Nella classifica per Nazioni, allora ufficiosa, l’Italia occupò il primo posto nel medagliere e gli organi di stampa dedicarono grandi e meritati titoli all’impresa.

Una storia ricca di imprese ad alto livello realizzate da atleti di indimenticabile caratura: elenco, oltre ai già citati, Bottino, Pierini, Pignatti, Pigaiani, Mannironi, Silvino ed Oberburger, con l’oro olimpico conseguito a Los Angeles esattamente 60 anni dopo Parigi.

Se da una parte i Campioni che ho ricordato fornivano ottime credenziali agonistiche, dall’altra la pratica della pesistica si andava sempre più diffondendo, soprattutto per i suoi valori formativi. Non c’è attività sportiva che non faccia ricorso, nella sua programmazione di base per il miglioramento della forza, alla pratica, variamente modulata, dei pesi. Essi sono alla base di ogni miglioramento e ritengo che non esista primato o record, in tutti gli sport, che, alla resa dei conti, non debba render grazie proprio al “valore aggiunto” ottenuto con la pratica della pesistica.

Per fornire qualche probante esempio ricorderò i primati mondiali di Sara Simeoni nel salto in alto e quello di Pietro Mennea sui 200 metri piani (e le loro relative medaglie d’oro olimpiche), tutti sicuramente propiziati da opportuni incrementi della forza muscolare.

Abbiamo assistito quindi ad un progressivo diffondersi di questa fondamentale disciplina e siamo stati testimoni di una vera e costante evoluzione che ha portato uno sport “storico” come quello dei Pesi a diventare sempre più giovane e moderno, elemento base di quella Cultura fisica che in altra maniera viene riconosciuta come Fitness.

Il vero salto di qualità avvenne quando il vecchio e radicato pregiudizio che “i pesi fanno male” fu sostituito dalla certezza che “i pesi fanno benissimo, anzi sono indispensabili per migliorare la forza muscolare, che i fisiologi definiscono come la “vera e propria” qualità fisica di base”.

Si è trattato di una evoluzione che ci ha reso sempre più convinti e consapevoli che la Pesistica avesse non solo il diritto, ma addirittura il dovere, di percorrere autonomamente la sua nuova strada.

Fu una decisione necessaria, ma dolorosa. Ricordo che sulla nostra Rivista federale Athlon, alla vigilia dell’Assemblea straordinaria che avrebbe sancito la nascita della FIPCF, ebbi modo di dire: “Ogni divisione, ogni divorzio è sempre traumatico. Sul piano sentimentale e da un punto di vista personale si tratterà di un passo molto doloroso. La mia lunga militanza sportiva mi ha portato a vivere sempre a contatto con il settore Pesi. Nessuno può essere più dispiaciuto di me nel prendere atto che oramai è maturo il tempo per dividere le nostre strade. Il mondo si è trasformato, ognuno percorre itinerari differenti che si vanno sempre più allontanando”.

Posso sottoscrivere anche ora le stesse considerazioni. Mi conforta però constatare che la FIPCF sta procedendo con passo sicuro sul suo nuovo itinerario, dimostrando volontà e capacità di crescere. Una Federazione “giovane” di cui è doveroso e gratificante conoscere radici e passato: riassunti appunto in questa “meravigliosa avventura della Pesistica italiana”.

Riservo la notazione conclusiva per sottolineare un particolare che ritengo veramente emblematico: questa fondamentale opera storico-letteraria vede la luce in occasione del Simposio indetto dalla FIPCF ed ospitato ad Ostia, sede del Centro di Preparazione Olimpica al Lido di Ostia, che tutti insieme realizzammo. È ancora una nostra Casa comune, nella quale è sempre bello incontrarsi per ricordare il passato e per progettare, in sintonia di volontà e di passione, un positivo futuro.

 

 


 

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