Luca Guerrera (circolo "La Locomotiva")

«Com'è vicina la Sicilia... perchè non fare un ponte?»

In periodo d’elezioni, è noto, i proclami e le dichiarazioni d’intenti sono abbastanza frequenti. Qualche tempo fa un sedicente imbonitore (sempre lui) ha per l’ennesima volta tentato di prenderci per il culo disegnando qua e la su una cartina d’Italia strade, ponti, dighe e quant’altro. Ora, in genere le persone assennate seppelliscono con una grassa risata questi teatrini, ma quando ci si rende tanto ridicoli agli occhi di un intero popolo la notizia si crea da sola.

Infatti, dovrebbe essere chiaro che mettere insieme opere già in corso di realizzazione, opere che sarebbe indispensabile fare ma di cui non si conosce la fattibilità e opere che già si sa che non si potranno mai fare, e prospettare il tutto in un piano dei trasporti nazionale non ha alcun senso e non porta avanti assolutamente nulla di concreto.

Chiunque viaggi un po’, sa perfettamente che qui al Sud la rete viaria fa grandiosamente schifo e che siamo carenti (per non dire privi) di infrastrutture necessarie.

Il sud della Sicilia è pressoché totalmente privo di collegamenti, la statale 114 è un assassino a piede libero e a chi parte da Catania e arriva indenne a Siracusa viene quasi naturale ringraziare la sua divinità protettrice.

La Salerno-Reggio è una autentica vergogna, la strozzatura viaria più grossa d’Italia, 400 Km di perenne cantiere, pericolosissima. Ed è l’unica via di collegamento col Sud, importantissima e cruciale nell’insensata e folle politica dei trasporti perseguita dal nostro paese, dove nonostante i proclami, di fatto si continua a decidere che la maggior parte delle merci deve viaggiare su ruota, anziché sui treni, mezzo potenzialmente di gran lunga più veloce, efficiente, sicuro ed ecologico.

Treni…da queste parti il termine giusto è spesso “carri bestiame” visto che ci rifilano mezzi che dovrebbero essere destinati solo ad una decorosa pensione. E d’altra parte, con una ferrovia ottocentesca, a tratti ancora a binario unico, che si può pretendere?

In vaste zone della Sicilia l’acqua arriva ogni tanto e se tutto va bene, e sembra che per questo bisogna pure ringraziare gli amministratori, poverini. In Calabria vi sono 26 dighe e 10 di esse non servono a nulla, non essendo state neanche progettate opere di canalizzazione delle acque.

Il dissesto idrogeologico è sempre nelle preoccupazioni di tutti ma nessuno fa un beneamato cazzo di serio per prevenire possibili disastri. Al contrario, si propone una bella sanatoria (chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto) per ripartire ad ammassare mattoni con rinnovato vigore, ulteriore sfregio rivolto a tutti coloro che tengono davvero a cuore le sorti di queste terra.

Ci sono un quantità di cose da sistemare e da fare per rendere vivibile questa parte d’Italia, per avvicinarci più al Sud Europa piuttosto che al Nord Africa.

E invece?

E invece è il Ponte ad essere prioritario, la panacea di tutti i mali da Roma in giù. Un mostro che divorerà pubbliche risorse (nel ’97 si era preventivato un costo di 7143 miliardi), che deturperà irrimediabilmente uno dei tratti di mare più belli del mondo, che giocoforza (perché le spese si devono pur riprendere!) condizionerà tutte le politiche dei trasporti dei prossimi cinquant’anni.

Oggi, mantenere i collegamenti via mare costa allo stato 354 miliardi l’anno. Un testo ufficiale della società del Ponte sullo Stretto informa che c’è una partenza (traghetti, aliscafi, navi veloci) ogni 4 minuti, notte e giorno. Inoltre, la concorrenza tra le compagnie che offrono i servizi di traghettamento sta progressivamente abbattendo i costi.

Non abbiamo bisogno di un ponte.

La sua costruzione sarebbe solo un colossale spreco di risorse, economiche ed umane, che lascerebbe inevitabilmente indietro i lavori per un assesto complessivo e stabile delle infrastrutture nel Mezzogiorno e che priverebbe le generazioni future di uno degli spettacoli naturali più belli dell’intero pianeta. Con buona pace di Carlo Magno, a cui la tradizione attribuisce la frase del titolo e a cui il ponte potrebbe essere dedicato.

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