il manifesto 30.5.2002

«Una discriminazione odiosa e ingiustificata»

Parla Livio Pepino, presidente di Magistratura democratica: «Così si lede il principio di uguaglianza»

 

Contrario alle impronte digitali «per tutti», sia per gli italiani che per gli stranieri; contrarissimo alle impronte «solo per gli immigrati» quando chiedono o rinnovano il permesso di soggiorno. Per Livio Pepino, presidente di Magistratura democratica, l'emendamendo alla Bossi-Fini approvato ieri alla Camera è «una discriminazione odiosa e non giustificata». Odiosa, perché lede il principio di uguaglianza. Ingiustificata, perché già ora le autorità di polizia possono, anzi devono, rilevare le impronte digitali di chi - italiano o straniero - non è in grado di dare «contezza di sé».

 

A cosa serve, allora, questo di più di disuguaglianza?

Serve a corroborare la cultura dello straniero come soggetto potenzialmente pericoloso e delinquente, quindi da marcare stretto. Voglio proprio vedere se saranno coerenti. Prenderanno le impronte anche ai cittadini statunitensi, ai preti che da tutto il mondo vengono a studiare in Vaticano, al bambino immigrato compagno di scuola di nostro figlio?

Il diritto duale, per la verità, non è una scoperta della Bossi-Fini.

Purtroppo la legge Turco-Napolitano ha già intaccato il principio di uguaglianza. Se un italiano non esibisce i documenti è punito, ai sensi dell'articolo 651 del codice penale, a un mese di galera. Uno straniero rischia sei mesi. Se un italiano ruba una scatola di biscotti in un supermercato è punito per quel reato; un immigrato rischia, come pena aggiuntiva e quindi differenziata, la revoca del permesso o della carta di soggiorno. I centri di permanenza temporanea hanno reintrodotto, solo per gli immigrati, la dentenzione amministrativa, roba da stato premoderno quando si mettevano in galera gli «oziosi e i vagabondi», anche se non commettevano reati penali. Altra palese disuguaglianza - non imputabile però alla Turco-Napolitano - è la negazione del diritto di voto, persino alle elezione amministrative, agli immigrati che risiedono da anni in Italia, producono ricchezza e pagano le tasse. Il diritto di voto lo si dà, invece, agli italiani residenti all'estero, compresi quelli che non sanno neppure dove sta l'Italia sulla carta geografica. Il diritto del sangue lo estendiamo alla terza o quarta generazione, quello del suolo non lo riconosciamo affatto.

 

Chi critica le lesioni all'universalità dei diritti trova sempre la stessa replica: anche gli altri paesi europei si comportano così con gli immigrati, perché non dovremmo farlo in Italia?

Tutta l'Europa ha nello stesso tempo bisogno e paura degli immigrati. Per questo reagisce con tentativi miopi o dissennati per contenere gli arrivi, fabbrica clandestinità e ricorrenti sanatorie. E' una politica irrazionale. Che vada per la maggiore in Europa non è una buona ragione per condividerla. C'è scarso ascolto per chi, come Md, è convinto che gli immigrati sono la questione democratica del futuro. I numeri e il senso comune nell'immediato sono contro di noi. Non rinunciamo a lavorare per cambiarli nel medio e nel lungo periodo.

 

Il bisogno (delle famiglie italiane) produce mostriciattoli come la sanatoria per le colf e le badanti che lega il loro diritto a restare in Italia alla sopravvivenza dell'anziano da accudire (per questo il permesso di soggiorno dura solo un anno). In mancanza di meglio, accettiamo una bruttura che rasenta il servaggio.

La regolarizzazione della badanti conferma che lo straniero deve restare ospite perpetuo. Il diritto a restare è sottoposto al rischio perenne di revoca. Finché servi puoi rimanere, quando smetto d'aver bisogno di te, devi tornare a casa. Sulla precarietà non si costruisce nulla di buono, tanto meno la sicurezza. La legge Bossi-Fini è crudele e, nello stesso tempo, ipocrita e astratta. Chi l'ha scritta sa benissimo che se il vecchietto nel frattempo defunge, la badante non torna al suo paese. Resta e, se non trova immediatamente un altro lavoro, diventerà irregolare. La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ha sancito il diritto di tutti gli esseri umani di muoversi, di partire per cercare altrove migliori condizioni di vita. Ai migranti neghiamo il diritto d'arrivare. Arrivano lo stesso e, una volta qui, una legge come la Bossi-Fini fa tutto il possibile per farli stare male.

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