E428 FS

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Tecnica

 

Premessa

Viste oggi, le E.428 appaiono tecnicamente semplici e, ovviamente, superate, ma la moltitudine delle soluzioni legate a questo gruppo di locomotive testimonia quanto sia stato difficile negli anni ‘30 raggiungere e mantenere in esercizio regolare velocità massime elevate in testa ai nostri treni viaggiatori. Bianchi, Negri, D’Arbela, Greco, Fanelli; probabilmente pochi altri rotabili FS possono vantare un pool così nutrito di progettisti illustri.Vediamo ora nel dettaglio la situazione relativa all’aspetto tecnico d’origine per le varie serie di E.428.Tutte le modifiche e gli esperimenti che hanno caratterizzato l’esistenza di questo gruppo, verranno trattati organicamente in futuro.

La Cassa

Le prime 122 unità hanno una cassa centrale corredata da due avancorpi, ad essa collegati mediante un mantice e       solidali ognuno al proprio semicarro. La struttura è realizzata per mezzo di una travata rigida alla quale sono fissate le lamiere di rivestimento mediante chiodature, data in quegli anni la non completa esperienza ed affidabilità nel settore  delle elettrosaldature; i serbatoi dell’aria compressa costituiscono parte integrante della struttura resistente, consentendo nel contempo un risparmio di peso, seppur modesto. L’avancorpo anteriore contiene le batterie di accumulatori e gli shunt di campo, quello posteriore i gruppi motocompressori. Le due cabine di guida sono tra loro collegate da un corridoio laterale posto sul lato sinistro della locomotiva, dal quale si accede alla cabina alta tensione per mezzo di una porta apribile solo dopo alcuni giri prudenziali di chiavi e leveraggi che mettono a terra il circuito AT della locomotiva ed inibiscono l’alzamento dei pantografi. All’interno della cabina AT trovano posto il reostato, i gruppi motoventilatori-dinamo, i contattori, il combinatore-escluditore dei motori, l’invertitore di marcia. Anche i portelli degli avancorpi si possono aprire solo dopo aver messo in sicurezza la locomotiva, data la presenza di apparecchiature del circuito di forza (shunt di campo) ed ausiliarie (motocompressori) interessate dai 3000 volt. Sul lato destro (lato cabina AT) esiste un portellone in corrispondenza del combinatore motori; le prese d’aria ad orecchia per il raffreddamento e la ventilazione della cab. AT sono 24 per lato a gruppi di 6 con 3 prese d’aria orientate in senso opposto alle altre 3 di ogni gruppo; il portellone laterale comprende il 2° gruppo di prese d’aria. Sulle unità 045-069 e 097-122 invece, le prese d’aria sono solo 12 per lato, ubicate più in alto e tutte in un senso per ogni lato, ovviamente con quelle del lato destro contrarie a quelle del lato sinistro. Qui sono comprese nel portellone la 3^ e la 4^ presa d’aria. Tale situazione, a seguito di necessità contingenti del dopoguerra e ricostruzioni, non risulta più coerente su tutte le unità, che talvolta hanno avuto le casse scambiate rispetto ai lotti originari di provenienza (E.428.009, 014, 040, 077, 087, 091, 109 e forse altre).La disposizione delle prese d’aria della 2^ serie viene ripresa dalle unità 123-242, con l’aggiunta di due prese d’aria per lato. Qui compaiono altri 2 portelloni per lato, contenenti a loro volta altre 2 prese d’aria ad orecchia: i 2 più grandi, ubicati verso la cabina B permettono lo smontaggio dei motocompressori, che sono ora in cabina AT, assieme alle altre apparecchiature che sulle precedenti unità erano negli avancorpi, mentre i due portelli più piccoli, ubicati verso la cabina A, permettono di estrarre gli accumulatori.Le prime 8 unità consegnate da Breda presentano inoltre una particolarità: i finestrini laterali delle cabine sono ubicati più in basso rispetto a quelli delle unità successive. Esteticamente, le unità 123-203 di terza serie hanno le cabine squadrate e spigolose, mentre le successive 204-242 di 4^ serie dispongono di cabine assai arrotondate, frutto, come già detto, degli esperimenti effettuati nel periodo 1938/39 nella vasca idrodinamica di Guidonia. All’interno delle cabine di guida è diversa, seppur leggermente, la disposizione delle apparecchiature: nella 3^ serie infatti gli strumenti di misura sono raggruppati   in un quadro disposto verticalmente, come nella 1^ e 2^ serie, tra i due finestrini frontali, mentre la 4^ serie monta gli strumenti raggruppati in un quadro con il lato più lungo in orizzontale, al pari delle coeve E.636 di prima serie. Ancora all’esterno, una lieve differenza si riscontra sulle unità semiaerodinamiche di 3^ serie tra le unità costruite da Breda e Ansaldo e quelle costruite da Reggiane-Marelli e TIBB: le ultime infatti sono dotate di un piccolo coprigiunto che cinge le cabine di guida, all’altezza del pavimento, in aggiunta alle chiodature. Scambi di casse anche qui avvenuti nella ricostruzione del dopoguerra o durante consistenti riparazioni cicliche hanno in parte mutato la situazione originaria; ad esempio le E.428.123, 125, 141, 146 e 199 Breda ed Ansaldo hanno chiuso la loro carriera con cassa dotata di coprigiunto, mentre le 157, 161, 174, 181 e 184 Reggiane-Marelli e Tibb ne erano sprovviste. La 123 inoltre, ne era correttamente sprovvista nel dopoguerra, ma dotata di coprigiunto negli anni ‘70/’80, chiaro scambio di cassa avvenuto dopo una riparazione ciclica!Per quanto concerne la 4^ serie invece, le unità TIBB (204-224), si differenziano all’origine dalle Ansaldo (225-242) per la presenza sulle prime di due file verticali di chiodi sul frontale, mentre sulle seconde queste chiodature sono assenti; anche in questo caso si sono manifestati negli anni scambi di casse tra le varie unità (E.428.225, 229, 231...) rendendo meno netta tale differenza tra i due lotti.La cassa delle E.428 con avancorpi di 1^ e 2^ serie appoggia sui due semitelai per mezzo di due ralle sferiche di estremità e 4 molle a balestra laterali, aventi la funzione di sostegno elastico della cassa..  Le ralle di appoggio sono previste in modo da poter realizzare una diversa ripartizione del peso sugli assi, e sono in posizione leggermente arretrata rispetto al perno di rotazione del carrello portante sottostante, ricevendo il carico per mezzo di un rullo di scorrimento. Una delle due ralle sferiche ha la possibilità di traslare longitudinalmente per compensare la diminuzione di distanza tra le ralle quando, in curva, gli assi dei semitelai non risultano allineati. Sulle unità di 3^ e 4^ serie invece, le ralle di appoggio della cassa sono coassiali alle ralle di appoggio dei semitelai sui relativi carrelli portanti. Le molle laterali ricevono il carico a mezzo delle ralle portate da pattini anzichè da rulli; ralla e pattino sono rinchiusi in una scatola contenente olio.

Telaio e Rodiggio

 

I due semitelai sono realizzati con longheroni in lamiera di acciaio da 80 mm di spessore collegati da traverse in acciaio fuso che servono anche per il sostegno ed il fissaggio delle carcasse dei motori di trazione, smontabili sia dall’alto che dal basso, costituenti esse stesse un rinforzo ed una utile controventatura della struttura.Verso le testate, in corrispondenza degli appoggi sui carrelli portanti, esistono, oltre alle fiancate del telaio principale, altre due fiancate più sottili, da 30 mm di spessore, collegate tra loro da una trave trasversale in acciaio fuso che porta la ralla di appoggio della cabina ed il perno del carrello. Lo snodo tra i due semitelai è di tipo sferico e per ridurre i moti di serpeggio nei tratti  rettilinei sono inseriti due smorzatori ad attrito. Le unità dalla 097 in poi sono state equipaggiate sin dall’origine con una coppia di smorzatori idraulici, provati su 5 unità di prima serie, funzionanti ad olio ed aria compressa, onde limitare ulteriormente i moti parassiti (anche le rimanenti unità di 1^ serie verranno adeguate in tal senso). Le unità di prima serie hanno i semitelai poggianti sul proprio carrello portante a mezzo di pattini laterali, sferici superiormente e piani nella loro parte inferiore; la ralla di appoggio della cassa è arretrata, come già accennato, rispetto al perno del carrello su cui poggia il semitelaio. Il perno di rotazione del carrello agisce su una coppia di leve a forbice, collegate mediante tiranti a due molle a bovolo, effettuanti uno sforzo di richiamo crescente con l’entità della rotazione del carrello stesso. Sulle unità di 2^ serie i semitelai appoggiano sui propri carrelli non più su pattini, ma tramite una ralla centrale, per una ripartizione del peso isostatica, mantenendo il dispositivo di richiamo del carrello, qui adeguatamente modificato; nelle unità di 3^ e 4^ serie la ralla di appoggio della cassa e quella del carrello sottostante divengono coassiali.Non dimentichiamo infine la forma rastremata dei panconi portarespingenti sulle unità di 4^ serie, dovuta alla maggior lunghezza della cassa aerodinamica, alla quale i panconi dovevano adattarsi per seguirne il profilo più sporgente di queste unità. Di conseguenza i respingenti di queste locomotive erano all’origine con base di appoggio inclinata. I carrelli portanti, uguali a quelli delle E.326, sono costituiti da due longheroni di lamiera, sempre collegati da traverse in acciaio fuso, con passo di 2200 mm e sale da 1100 mm di diametro; tutte le sospensioni sono realizzate mediante molle a balestra, quelle delle sale motrici sono collegate tra loro per mezzo di bilanceri; le boccole sono a strisciamento

La Trasmissione del Moto

La trasmissione è del tipo ad assi cavi, sostenuti dalle carcasse dei motori per mezzo di cuscinetti a strisciamento lubrificati da apposita pompa e da tamponi di lana in olio; tale tipo di trasmissione permette di contenere le masse non sospese, ridotte in pratica alle sale, alle boccole e alle sospensioni della locomotiva, requisito peculiare per mezzi dalla velocità sostenuta, che devono recare il meno possibile sollecitazioni dinamiche alla via.

L’albero cavo, sul quale è montata la corona, prende il moto dai pignoni calettati sui due alberi del motore doppio che lo aziona; all’interno dell’albero cavo vi è l’asse della sala, indipendente rispetto all’albero cavo. Appositi bracci solidali con l’asse cavo si collegano alle ruote mediante opportuni organi elastici che qui di seguito vediamo.Sulle unità di 1^, 2^ e 3^ serie (001-203) la trasmissione è del tipo ideato da Giuseppe Bianchi e di seguito perfezionata dopo opportune sperimentazioni sulle E.326, detta “a foglie bloccate”, basata sull’impiego di 6 fasci di molle lamellari per ruota, detti “pacchi molle”, realizzati con 17 foglie di acciaio spesse 4 mm ognuna, larghe 70 e lunghe 490 mm. Ciascun pacco molla è tenuto da 2 mezze staffe chiuse da 6 chiavarde e fissato ad esse per mezzo di una spina di sicurezza cilindrica. Le staffe sono fissate a loro volta all’asse cavo per mezzo di due perni coassiali che permettono la rotazione in piani radiali passanti per l’asse. L’altro estremo dei pacchi molle scorre entro i rulli sferoidali portati da un bilancere fissato su una staffa doppia applicata tra due razze contigue della ruota. Il bilancere è libero di ruotare quel tanto che basta a mantenerlo perpendicolare al pacco molla durante la sua flessione.Tale complesso consente la libera oscillazione, ovviamente entro i dovuti limiti, della sala rispetto all’asse cavo per effetto del cedimento della sospensione dovuto alle irregolarità di marcia.Sulle unità di 4^ serie invece (204-242) venne montata la trasmissione “a foglie libere” tipo Negri.La trasmissione Bianchi infatti, denotava il consumo dei rulli e una grande sollecitazione a fatica dei pacchi molla, che talvolta potevano portare alla rottura degli stessi, anche se ciò non era frequentissimo, inconvenienti peraltro compensati dal buon funzionamento complessivo dell’assieme (la trasmissione Bianchi verrà comunque modificata nel dopoguerra); in tutti i casi il cavalier Ferdinando Negri, Disegnatore Capo dell’Ufficio Studi Locomotive di Firenze studiò tra il 1938 ed il 1939 due tipi di trasmissioni: il primo tipo era con molle ad elica; sui raggi delle ruote erano presenti 2 perni sui quali erano imperniate delle leve che premevano attraverso un appoggio snodato su un bicchiere contenente la molla compressa tra il bicchiere citato ed un alloggiamento posto sul mozzo. Sul lato più lungo di ogni leva agiva un rullo fissato all’asse cavo; ogni ruota portava 6 gruppi di questo tipo e lo sforzo veniva trasmesso da un rullo (a seconda del senso di rotazione) alla corrispondente leva, agendo contemporaneamente sulla molla ad elica. Tale sistema, complesso e bisognoso di una capillare lubrificazione, venne provato su qualche sala di E.428 per essere abbandonato quasi subito, a favore della trasmissione a foglie libere (o Negri di 2° tipo).Questa, provata su una unità di 2^ serie e applicata a tutta la 4^ serie, risulta più semplice del tipo Bianchi: ogni pacco di molle lamellari è appoggiato su due alveoli portati dal mozzo e dalla corona della ruota motrice, i quali sono liberi di ruotare in modo da lasciar flettere le molle sotto lo sforzo trasmesso da due rulli portati dall’asse cavo.L’intercambiabilità delle sale con trasmissione “tipo Bianchi” con quelle con trasmissione “tipo Negri” fece sì che nel corso di revisioni qualche unità montasse sale con tipi diversi di trasmissione elastica, senza peraltro che si verificassero inconvenienti di sorta

                    La Parte pneumatica e il freno

Il circuito pneumatico ha inizio dai 2 compressori Westinghouse tipo C38, aventi portata di 1075 l/min., i quali alimentano, attraverso il separatore dell’olio, i due serbatoi principali aventi una capacità totale di 2000 litri. Uno dei 2 serbatoi alimenta le apparecchiature elettriche, mentre l’altro alimenta il freno, e sono tra loro collegati tramite una valvola di ritenuta che impedisce il ritorno dell’aria dal serbatoio del freno a quello per le apparecchiature.La pneumatica è altresì alimentata da un compressore meccanico avente portata di 1150 l/min. a 80 km/h, mosso da bielle e accoppiato al 1° asse motore, sul lato sinistro della locomotiva.Vengono alimentate pneumaticamente le eletrovalvole dei contattori elettropneumatici di linea, del reostato e, solo sulle unità di 1^ serie, anche degli shunt, l’invertitore, il combinatore motori, i pantografi, i fischi, i tergicristalli e le sabbiere.Il freno è Westinghouse, con rubinetto di comando del freno continuo tipo 4, detto anche a 5 posizioni, per le prime 96 unità, volantino del freno diretto o moderabile per la sola locomotiva e valvola tripla ad azione ordinaria.La timoneria del freno è esterna al rodiggio ed è comandata da 4 cilindri a freno da 330 mm per le sale motrici, mentre i 4 cilindri a freno dei carrelli portanti sono da 203 mm. Così realizzato il complesso del  freno realizzava una percentuale di frenatura pari al 72%, rivelatosi insufficente per le velocità più elevate, così, per le unità successive, dalla 097 in poi, vennero adottati già in sede costruttiva cilindri a freno da 381 mm in luogo di quelli da 330 mm; la timoneria diviene interna al rodiggio (tanto odiata dai macchinisti più bassi perchè di intralcio al rabbocco dell’olio di lubrificazione dei cuscinetti degli assi cavi da eseguire in fossa in occasione delle famigerate “visite normali”, durante le quali alcuni macchinisti riuscirono a rovesciarsi anche l’olio addosso...) e la percentuale di frenatura passò all’ 81%. Il rubinetto del freno adottato per queste locomotive fu l’ FS tipo L a 7 posizioni, più adatto per la condotta di treni dalla lunga composizione, che si andavano affermando in quegli anni, in quanto permetteva un azionamento più immediato dei distributori ed il compenso delle perdite in condotta generale; anche il distributore a scarico diretto (la valvola tripla) applicato a queste unità subì degli aggiornamenti costruttivi, pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche di funzionamento.Una particolarità riguarda l’apparato frenante dei carrelli portanti: un rubinetto di isolamento, comandato dalla leva di alimentazione/intercettazione dei rubinetti del freno continuo e moderabile, isolava il carrello portante anteriore senso marcia dall’azione frenante, allo scopo di conferirgli la sola funzione di guida durante la corsa.Tanto il rubinetto del freno continuo che quello del moderabile alimentano le rispettive condotte, che si estendono sino ai panconi frontali per l’accoppiamento, tramite i relativi rubinetti di testata ed accoppiatori flessibili, ai rotabili contigui

        Dispositivo per l'aumento della massa aderente

Le E.428 di 4^ serie vennero dotate di un dispositivo atto ad aumentare transitoriamente la massa aderente, dopo che le esperienze con le precedenti 203 unità avevano manifestato problemi allo spunto nelle tratte più acclivi e/o con condizioni climatiche avverse, nonostante l’uso delle sabbiere; ciò era da imputare alla scarsa massa aderente, pari al solo 58% di quella totale.Due cilindri ad aria da 12 pollici, del tipo usato per il freno, sono applicati alla cassa in prossimità dello snodo centrale del telaio; il gambo di questi cilindri, quando questi sono messi in pressione, preme su una slitta applicata ai semitelai sottostanti, aumentando il carico sugli assi motori e sgravando di uguale entità il carico sui carrelli portanti. L’aumento di massa aderente ottenibile è pari a 2,8 tonn., che si ripartiscono equamente su tutti gli assi motori grazie ai bilanceri che collegano le molle di sospensione.  Poichè tale aumento  è ammissibile solo alle basse velocità, quando sono minime le azioni dinamiche sommantesi al peso, è stata limitata la possibilità di azionamento di tale dispositivo alla sola combinazione dei motori in serie, con l’elettrovalvola di alimentazione dei cilindri ad aria collegata in parallelo alle lampade spia della combinazione di serie ed eccitabile tramite un pulsante posto su ciascun banco di manovra.

            Pompa Friedmann per la lubrificazione

Per la lubrificazione dei punti più difficilmente accessibili al personale di condotta e di manutenzione, quali cuscinetti degli assi cavi, perni dei carrelli di guida e snodi dell’articolazione tra i semitelai, è stata impiegata una pompa Friedmann ad azionamento meccanico, con presa di moto da una sala. 

                            La Parte Elettrica

                                Motori di Trazione

Sono di tipo doppio 42-200, tetrapolari, con eccitazione serie. Hanno carcasse fuse in un solo pezzo, con indotti intercambiabili con quelli delle E.626 unificate. Il peso di un motore doppio senza pignoni è di 7670 kg, l’isolamento è in classe A.La ventilazione è assicurata da due gruppi motoventilatori da 110 l/min.La potenza oraria e continuativa è di 350 e 315 kW, con correnti assorbite di 233 e 210 A a 715 e 735 giri/min. rispettivamente.Ogni coppia di motori ingrana i propri pignoni sulla corona della sala corrispondente, per un totale di 4 motori doppi, cioè 8 singoli.Nelle locomotive di 2^, 3^ e 4^ serie lo shuntaggio del campo induttore è di tipo induttivo e ripartito in 2 gradini pari al 30 e 45%, possibili in serie e serie-parallelo; per la combinazione superiore è previsto un solo grado di indebolimento del 30%, per un totale di 8 velocità economiche. Nelle unità di prima serie è inizialmente previsto un solo grado di shuntaggio, che verrà portato a due nel dopoguerra, al pari delle serie successive. A seconda della combinazione, i motori singoli funzionano a 375, 750 e 1500 volt, con le seguenti configurazioni: serie da 8 motori, serie-parallelo costituita da due rami in parallelo di 4 motori in serie l’uno, parallelo costituita da quattro rami in parallelo di 2 motori in serie l’uno.

                             Circuito di Trazione

Inizia dai pantografi, che sono 2 del tipo 32 FS, usati anche sulle E.626 ed E.326; il loro comando è pneumatico. Si passa attraverso i coltelli sezionatori dei pantografi per arrivare alle spire del relè di massima corrente generale, tarato a 1400 A; da questo si giunge a tre terne di contattori di linea, gli A1,2,3 e i C1,2,3 che servono rispettivamente per l’inserzione ed il parallelo dei tre rami del reostato con i motori in serie-parallelo e parallelo, con i B1,2,3 che fungono da riserva in caso di guasto di una delle due terne di contattori A o C. Supponendo che il circuito di trazione sia predisposto per la serie, si percorrono i tre rami del reostato in serie e si giunge al primo ramo motorico attraverso il contattore 17. Si incontra il relè di gruppo del primo ramo tarato a 450 A e le armature dei motori 1-5. Anche gli altri tre rami hanno il loro relè di protezione, tarato però a 350 A. Si trovano poi i campi con i contatti per l’inversione e lo shunt con i suoi contattori. Proseguendo per gli altri rami tramite i contattori di combinazione si trovano i rami motori 2-6, 3-7 e 4-8, quindi si va a terra. In caso di guasto i motori di trazione si possono escludere a coppie sino ad un massimo di 4 motori singoli (2 coppie) tramite l’apposito escluditore ubicato in cabina AT. Possono essere escluse solo coppie di motori agenti sullo stesso asse.I contattori degli shunt sono elettropneumatici sulle prime 96 unità ed elettromagnetici sulle successive; sono del tipo 42/400, con potere di interruzione di 400 A i 14 contattori di linea A1,2,3 , B1,2,3 , C1,2,3 , e di combinazione 17, 17a, 18, 19 e 19a, mentre i 15 contattori di esclusione delle sezioni del reostato sono del tipo 52/200 con potere di interruzione di 200 A. I 13 contattori di combinazione comandati dal combinatore sono del tipo a camme anzichè ad aria, simili ai 52/200.Il reostato, costituito da griglie in ghisa, ha un valore complessivo di 28,2 ohm.La protezione dell’intero circuito di trazione è affidata all’apertura dei contattori di linea per intervento del relè di massima corrente.Per le unità dalla 123 in poi il comando dei pantografi diviene elettropneumatico tramite apposito controller, mentre viene leggermente variato il valore delle sezioni del reostato.Con la 3ª serie si introduce una novità, legata alla necessità di proteggere più efficacemente il circuito di trazione in caso di guasto: è l’interruttore rapido, installato sulle E.428.123-155 di tipo CGE e sulle unità 169-186 di tipo Brown Boveri; le unità dotate di IR sono ovviamente sprovviste di relè di massima corrente generale, qui superfluo , mentre le rimanenti unità, comprese quelle già in servizio e in costruzione, vengono equipaggiate con il separatore D’Arbela, costituito da una valvola fusibile in parallelo ad un contattore elettropneumatico.  Se quest’ultimo si apre, per intervento del relè di massima corrente, l’intera corrente si riversa sulla valvola, che fonde interrompendo il circuito. Si può proseguire il servizio riassettando il separatore dopo aver sostituito la valvola fusa. Tale apparecchiatura venne introdotta sul finire del 1938, con le E.428 in piena costruzione.Nella 4ª serie, assieme al separatore, compaiono anche le valvole a scarico rapido, applicate alle terne di contattori di linea allo scopo di garantire meglio la contemporaneità di intervento dei tre contattori, comandati a tre a tre da un’unica elettrovalvola.

Circuito di Comando e blocco

E’ alimentato a 24V dalle batterie, caricate dalle dinamo, e presiede alla corretta inserzione e disinserzione della locomotiva, garantendo l’utilizzo corretto del rotabile.Comprende i banchi di manovra (manuali con maniglione a tacche, leva di inversione e pulsanti per gli shunt di campo), le elettrovalvole dei contattori elettropneumatici alimentati dal settore di rame e dalle spazzoline del banco di manovra utilizzato per la guida, le bobine dei contattori elettromagnetici e quella dell’IR ove esiste, la parte in bassa tensione dell’invertitore e quella dell’escluditore, il combinatore motori con le sue tre elettrovalvole, ecc...Per le E.428 dalla 123 in poi il circuito di comando è stato modificato introducendo due tacche nel maniglione di inserzione (12 bis e 20 bis) al fine di rendere più graduali le due transizioni da S a SP e da SP a P, inserendo una parte del reostato ed eliminando gli shunt prima di completare la transizione.

 Servizi Ausiliari

Simili a quelli delle E.626 unificate, comprendono i 2 motori dei motocompressori e i 2 dei motoventilatori-dinamo, tutti da 10 kW, alimentati tramite contattori doppi elettromagnetici e protetti da una resistenza zavorra da 200 ohm e da una valvola fusibile da 6,3 A. In origine la protezione dei S.A. era affidata, sulle locomotive con separatore, ad un relè di massima tarato a 120 A che provocava, in caso di guasto, l’intervento del separatore stesso.I ventilatori prelevano l’aria da una griglia munita di filtri, ubicata sul pavimento della cabina AT. Il riscaldamento è a scaldiglie, suddivise in due rami in serie e protette da una valvola fusibile da 3,15 A.Tra i circuiti delle E.428.001-122 e 123-242 si riscontrano varianti marginali; merita citare le unità costruite con l’IR, le quali avevano all’inizio la derivazione per l’alimentazione dei servizi ausiliari a valle dell’IR stesso; nel 1948 però, tale derivazione venne spostata a monte, in quanto si erano verificate difficoltose chiusure dell’IR in fase di prima abilitazione della locomotiva, quando cioè l’aria compressa scarseggia, anche se i serbatoi della pneumatica venivano intercettati a fine servizio da due rubinetti; l’IR doveva essere chiuso in questi casi con l’aria di riserva contenuta in una apposita bombola, a volte insufficente allo scopo, creando fastidiosi contrattempi. Solo dopo diversi anni verrà installato al posto della bombola il compressorino a 24 volt per il primo alzamento pantografi, rendendo nuovamente possibile la protezione dell’IR anche per i servizi ausiliari, effettuata contestualmente all’applicazione dell’IR tipo JR29.