l Museo di Manfredonia venne istituito nel 1968 dopo che lo Stato ebbe in dono dal Comune quel Castello che Manfredi, nel 1200 circa, ebbe appena il tempo di ideare, avviandone la costruzione. Il Museo ospita tutta la collezione archeologica della zona e narra, attraverso i suoi reperti, la ricca storia dell'antica laguna Sipontina.
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Il Museo espone reperti rinvenuti presso l'antico fiume Candelaro, dimostrazione della presenza umana nella zona sin dall'età neolitica. Di particolare interesse è la raccolta delle stele daunie, rappresentazione schematica della figura umana, provenienti in gran parte dalla zona della laguna. |
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Altre fonti inesauribili di ritrovamenti sono gli Ipogei della zona di Trinitapoli, dove troviamo materiale risalente all'età del bronzo.
Nel basso Tavoliere, vi è testimonianza di una popolazione indigena che nel 1700 a.C. costruì numerosi Ipogei, edifici sotterranei adibiti a luoghi di culto. |
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Ipogeo in contrada Terra di Corte
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La natura del sottosuolo favoriva la realizzazione di queste strutture: la roccia calcarea era particolarmente tenera e quindi con l'aiuto di qualche rudimentale attrezzo era possibile effettuare gli scavi.
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Pisside decorata ad intaglio
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A volte gli ipogei venivano utilizzati come tombe, vi è traccia di una colossale sepoltura di circa 200 persone. |
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La vera attrazione del Museo di Manfredonia sono le famose stele daunie. Esse rappresentano una delle più alte testimonianze della cultura protostorica italica.
La loro "scoperta" risale agli anni 60 e, non essendoci decorazioni nella parte inferiore delle lastre, si pensa che esse venissero infisse nel terreno e che fungessero da segnacolo funerario.
Si suppone che le stele, fatte di pietra calcarea ricavata dalle vicine cave garganiche, venissero lavorate localmente.
Di più difficile interpretazione, invece è l'origine delle immagini e i contenuti espressi.
Le stele sono di forma rettangolare, ricche di decorazioni geometriche e raffigurazioni di vita quotidiana, completate da una testa scolpita nella stessa pietra. |
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