Francesco Ciusa nacque il 2 luglio del 1883 a Nuoro.

Francesco Ciusa Romagna fu l'ultimo dei Munsiù. L'appellativo " Munsiù" fu dato alla sua famiglia perché un loro parente lontano fu mandato in Sardegna, a Nuoro, come comandante di piazza.

In quel periodo, nella Barbagia nuorese, vi erano diversi rioni e tra questi diversi contrasti, come vendette fra famiglie, e pregiudizi di onore.

In quel tempo Nuoro era divisa nei rioni di "Seuna", "Sa Prata", "Santu Predu", "Santu Jubanne", "Lollobeddu", "Massaua" , "Cort'e susu", "Santu Càralu". I nomi di questi quartieri erano nomi di battaglia, cambiando di rione in rione si trovava un carattere diverso per ogni rione.

Se, "malauguratamente", dei ragazzi di rioni diversi si innamoravano, le sere si suonavano " le serenate ", che avvenivano di notte, veniva fatta da un coro composto da quattro voci compreso un tenore e si cantavano versi d'amore rivolti all'innamorata. Bisogna fare due diverse distinzioni di "serenate": abbiamo quella delle quattro voci, cantata solo dai pastori e i contadini, mentre quella con il canto accompagnato da chitarra o dalla fisarmonica era degli artigiani.

Francesco Ciusa R. apparteneva al rione di "Santu Caralu", situato in una cunetta che convergeva per due strade. La facciata era prospiciente alla piazza di San Carlo e di fronte alla chiesa . Le gradinate di questa chiesa erano occupate dai vecchi e i bambini del rione, eccetto per "Ziu Pompoi", che anche se apparteneva al rione di "Cort'e susu", a quel tempo era famoso per la sua fama di poeta estemporaneo.
In quel periodo di scuole ce n'era solamente una, ricavata da un vecchio convento.
Per arrivarci bisognava passare per un campo, nel quale prima e dopo la scuola avvenivano scontri fra rioni.

Quando si aprì la Corte d'Assise fu un grosso avvenimento per Nuoro. Infatti per vedere i giurati, tutti gli abitanti di Nuoro e circondari si recarono alla stazione, come se stessero venendo degli artisti. Fra i principali protagonisti ci sono persone come Ziu Pompoi, che non perdeva mai l'occasione di farsi vedere in pubblico in certe circostanze; fra i diversi processi F.Ciusa ne ricorda alcuni, come la storia del negoziante che andato fuori per un incontro non tornò più a casa sua .

Quando F. Ciusa era bambino, andava molte volte in chiesa, non mancava mai alle grandi cerimonie, sapeva suonare l'organo e fare i canti liturgici.

La sua vena artistica si vide fin da quando era un ragazzino, aveva la passione del disegno e successivamente riportava il disegno con la creazione "dell'opera". Nonostante che F.Ciusa non sia mai uscito dalla città di Nuoro. Il suo aspetto fisico era caratterizzato da lineamenti marcati, con labbra e zigomi sporgenti, era un ragazzo che aveva molta intelligenza, vivacità e prontezza di spirito. Assieme al suo amico "Munsiuzzu" F.Ciusa iniziò a scolpire la creta che lui stesso assieme a Munsiuzu andò a prendere negli anfratti della dura roccia sfaldica, dalla creta ottenne una statuetta che espose nella cittadina, ove ebbe molto successo.

Quando partì a Firenze alla Accademia delle Belle Arti era già grande, e qui si dedicò esclusivamente all'arte superando facilmente l'esame.

Prima che ritornasse a Nuoro fece sosta a Sassari per circa un anno (1903-1904).

F.Ciusa, quando rientrò a Nuoro, lo fece con l'intenzione di realizzare i propri sogni e di dedicarsi seriamente all'arte.

Per F.Ciusa arriva la sua prima delusione di artista, con la scultura che lui chiamò "La madre dell'ucciso", in quanto la sua opera fu confrontata con quella del pittore Antonio Ballero e lo scrittore Sebastiano Satta; infatti la sua opera non fu nemmeno scelta dalla Commissione Internazionale di accettazione all'esposizione di Venezia ( 1907 ).

Quando sembrava che le speranze fossero finite, F.Ciusa non toccò per circa un mese l'opera, finchè un giorno sua cugina Peppina Deledda espresse il desiderio di vedere la sua opera, e sia Peppina che Grazia, la futura "Premio Nobel", quando videro quell'opera rimasero senza fiato talmente era bella nella sua semplicità. Si fece un'altra copia e fu spedita a Venezia; quando si conobbero i nomi degli artisti sardi scelti alla mostra, comparve il nome di Sebastiano Satta con la poesia intitolata "la madre dell'ucciso" e comparve anche il nome di F.Ciusa con la scultura omonima. F. Ciusa partì per Venezia tre giorni prima che si inaugurasse la mostra, incredulo di quello che gli sarebbe accaduto girovagava per piazza San Marco quando vide un suo vecchio amico, che gli disse che la sua opere era una delle favorite alla mostra.

In effetti vinse la mostra di Venezia e successivamente ebbe un'offerta di lavoro da un ricco americano che gli propose di lavorare con lui, inizialmente accettò la proposta e successivamente ci ripensò a causa di una sfida lanciata dal poeta S. Satta e quindi di conseguenza ritornò a Nuoro rimanendo assieme a sua sorella e sua madre e qui morì.

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