Le quote ed il sistema di voto ponderato.

Computo della quota
Sistema di voto
Unanimità, maggioranze semplici, maggioranze qualificate
Nazionalità dei componenti dello staff

Come già anticipato, il potere di voto e l’accesso alle fonti di finanziamento di ogni membro del Fmi è strettamente interconnesso con l’ammontare della sottoscrizione che il singolo paese effettua nelle riserve del fondo. Tale sottoscrizione, denominata "Quota", viene misurata in Dsp e costituisce l’elemento fondamentale delle relazioni finanziarie ed organizzative intercorrenti fra il paese membro ed il fondo. Secondo le attuali disposizioni del fondo, ogni membro è tenuto a versare il 25% della sua quota in Dsp o in valute di altri membri del fondo (previo loro consenso), ed il restante 75% nella propria valuta (rispetto all’accordo di Bretton Woods è quindi sparita la quota in oro).

 

Computo della quota. La questione più delicata riguarda senz’altro il calcolo della quota di ogni singolo membro. Un membro infatti non può autonomamente stabilire l’ammontare della propria quota, ma è tenuto a rispettare la quota che gli viene attribuita dal fondo. La procedura che viene seguita per effettuare i calcoli per valutare le quote dei membri è stata soggetta a diverse revisioni :

fino al 1963 si usava la formula stabilita a Bretton Woods, che includeva alcune variabili di base come i flussi medi annuali di importazioni ed esportazioni, le riserve detenute in oro e in dollari, la variabilità dei flussi di esportazioni ed il reddito nazionale;

dal 1963 sono state introdotte tutta una serie di nuove formule, complessivamente utilizzate come linee guida per determinare i valori delle quote. Oltre agli indicatori precedenti venivano così tenuti in considerazione anche i valori delle partite correnti e del bilancio di cassa e la variabilità delle esportazioni, mentre le variazioni di bilancia corrente prendevano il posto dei valori delle importazioni e delle esportazioni;

a partire dagli anni ’80 il Fmi si è impegnato a semplificare le procedure di calcolo e ad uniformare la qualità e le tecniche di calcolo dei dati economici usati nelle formule. Il PIL ha così sostituito il reddito nazionale, è stata utilizzata una misura più ampia delle riserve ufficiali, e tecniche più generalmente accettate di valutazione degli indicatori di bilancia corrente e bilancia dei pagamenti hanno rimpiazzato i dati corrispondenti per il commercio estero "visibile".

Le quote così stabilite sono soggette ad una revisione da parte del Consiglio dei Governatori ogni 5 anni. Mentre la 9a Revisione Generale ha determinato un aumento globale delle quote, la 10a Revisione ha dato luogo solo ad una redistribuzione delle quote fra i membri. Al 1° agosto 1996 membri del Fmi erano 181 paesi, per un totale di quote depositate pari a 145,3mlrd di Dsp.

 

Sistema di voto. In ordine al potere di voto, il peso di ogni partecipante è commisurato alla "quota", nella misura di un voto ogni 100.000 Dsp. Ai voti così computati vanno aggiunti 250 voti iniziali distribuiti a tutti i membri indipendentemente dalla quota. I 250 voti iniziali sono stati ideati, originariamente, per permettere una redistribuzione parziale dei voti fra paesi ricchi e paesi meno ricchi, in modo da non discriminare eccessivamente questi ultimi. Se il calcolo dei 250 voti, tuttavia, aveva un certo valore al momento della firma dell’Accordo di Bretton Woods, le successive reintegrazioni delle quote dei membri non hanno minimamente preso in considerazione le quote fisse, sicché queste sono passate ad avere un valore quasi esclusivamente simbolico. Il loro peso relativo è difatti passato dal 12,5% del 1947 al 3% nel 1993. Per chiarire il concetto, al fine di mantenere immutato il ruolo per esse stabilito nell’accordo di fondazione, le quote base dovrebbero oggi essere costituite in 5.000 voti…

 

Unanimità, maggioranze semplici e qualificate. Mentre il sistema del voto ponderato perde di importanza per quelle decisioni che richiedono l’unanimità, esso assume una considerevole importanza per le decisioni che vanno assunte a maggioranza. In base all’attuale distribuzione delle quote, le economie industrializzate appartenenti all’OCSE detengono la maggioranza assoluta dei voti (come è possibile desumere dal grafico allegato).

Ma ancor più rilevante risulta, in questo ambito, il fatto che le decisioni importanti del fondo richiedono una maggioranza qualificata superiore alla maggioranza assoluta. Ebbene, nel corso delle successive revisioni ed emendamenti del Fmi, allorché diminuivano le quote relative spettanti alle economie più avanzate, veniva aumentata la quota di tale maggioranza qualificata che si è oggi attestata all’85% attribuendo, di fatto, agli Stati Uniti (che detengono una quota pari al 17,72%) ed ai paesi dell’Unione Europea (con il loro 28,74% computato complessivamente) un potere di veto su tutte le decisioni maggiormente importanti.

 

Nazionalità dei componenti degli organi decisionali e dello staff. Ridurre l’influenza che le economie avanzate hanno all’interno delle due istituzioni di Bretton Woods al solo aspetto delle quote di voto sarebbe tuttavia riduttivo. Difatti i processi decisionali in cui le quote assumono una rilevanza chiave costituiscono solo un aspetto discontinuo ed occasionale rispetto al lavoro ordinario che viene condotto quotidianamente nell’ambito delle competenze specifiche del fondo. Da questo punto di vista assume invece un rilievo determinante l’origine e la nazionalità dei componenti degli organi esecutivi e dello staff del fondo. Si può affermare, a tal proposito, che il fondo abbia adottato un’interpretazione molto particolare del principio, vigente nelle organizzazioni internazionali di governo mondiale (tipo N.U. per intenderci) dell’equa distribuzione geografica dei ruoli. Secondo uno studio del 1968, ad es., su 54 funzionari di alto rango ben 23 provenivano dall’Unione Europea, ed un totale di 44 funzionari provenivano dalle maggiori economie industrializzate, mentre solo 10 provenivano dai Paesi in via di sviluppo. Benché tali proporzioni siano andate mutando con il passare del tempo, la rappresentanza dei PVS è sempre rimasta di gran lunga inferiore al peso effettivo delle quote di voto spettanti agli stessi.

Non va dimenticato, infine, il fatto che molto spesso le decisioni più importanti che sono state assunte dal Fondo, sono state preventivamente discusse e concertate dai paesi industrializzati in forum esterni rispetto al Fmi, dal cui ambito le economie del Terzo Mondo sono state totalmente escluse.