di
Luca Panaro
Un
lupo, un orso, un coniglio, un teschio, un pappagallo, uno struzzo...
una sorta d'inventario "animale" sterminato, questa è
la tua opera, fatta di oggetti impreziositi con strass o ricostruiti
con carte da gioco patinate. Perchè questa scelta iconografica
e questo gusto per i materiali nobili?
Tutto parte dalla mia passione per il collezionismo, prima di essere
artista ero già collezionista, e in questa mia possione per la
ricerca ho sviluppato tutte le tematiche tuttora presenti nei miei lavori.
Una sorta di ricostruzione parallela della realtà, in cui l'oggetto
"perchè sempre di oggetto si parla" acquista la valenza
di un compendio naturale al vivere quotidiano.
Il simbolo che rappresentano questi oggetti è contemporaneamente
metafora e metamorfosi, coinvolgendo sempre elementi perfettamente riconoscibili
al fruitore. Una sorta di "Mirabilia - Naturalia" ossia elementi
naturali che vengono artificializzati mediante l'uso di materiali inusuali.
La scelta iconografica non fa altro che raccogliere un'eredità
antica, che quotidianamente si presenta davanti ai nostri occhi.
Non parlerei di materiali nobili perchè qualunque materiale deve
essere funzionale a quello che l'artista vuole comunicare. In questo
caso l'uso di un materiale come i cristalli Swarovski serve a estremizzare
l'idea dell'effimero e in qualche modo dell'inutilità che a volte
risiede nell'opera dell'artista, una radicalizzazione del nulla!
Le tue opere più conosciute, lo abbiamo detto prima, sono i tuoi
oggetti-animali tempestati di Swarovski. Ultimamente però hai
incominciato ad utilizzare le carte da gioco. Da un materiale prezioso
siamo passati ad uno più ludico, perchè?
Da sempre il mio rapporto con i materiali è stato piuttosto
vario, utilizzando tutti quei supporti che mi consentivano di raggiungere
lo scopo che mi ero prefissato.
Anche se i lavori più conosciuti sono le opere con i cristalli
Swarovski, ho sempre pensato che il lavoro di un artista fosse quello
di mettersi continuamente in discussione e reinventarsi e quindi la
mia ricerca progredisce in continui cambiamenti.
La scelta delle carte da gioco mi ravvicina a quello che è il
pensiero dell'effimero già citato precedentemente, la ricostruzione
fedele ma artificiosa di una realtà naturale trasposta come i
personaggi di un'opera teatrale.
Parlaci della realizzazione dei tuoi oggetti. Sarebbe interessante conoscere
tutto il percorso creativo che dal progetto iniziale ti porta alla realizzazione
del prodotto finito, passando per i vari grattacapi pratici a cui sicuramente
dovrai fare fronte.
I miei progetti nascono prima da un'idea culturale che rispecchia
però sempre la mia idea iniziale ossia quella della Wunderkammer.
Naturalmente eseguo prima un progetto su carta che però è
ben chiaro nella mia mente, in questa fase sò già il materiale
che utilizzerò benchè prenda forma nello stesso momento
del modello progettuale. Siccome ritengo molto importante non solo la
qualità culturale ma anche quella formale, mi avvalgo della collaborazione
di artigiani specializzati nella lavorazione del materiale che ho scelto
e di alcuni assistenti che coadiuvano il mio lavoro nella realizzazione
dell'opera.
Chi è la tua "musa ispiratrice"? La natura, l'arte,
la poesia, la scienza...
Non ho muse ispiratrici ma quello che vedo quotidianamente stimola
la mia creatività e concretizza la realizzazione dell'opera.
Esiste un racconto nelle tue opere oppure si tratta solo di frammenti?
Il racconto non è altro che il prodotto della mia ricerca
culturale. Sono frammenti di un'idea che inizia molto tempo prima della
sua concretizzazione. Si può essere artisti senza realizzare
un prodotto, poichè quello che conta è l'atteggiamento
mentale, ed è il pensiero ciò che deve dominare l'opera.
Siamo noi che leggiamo gli elementi esterni, l'apparato appunto, come
un'impalcatura che riconosciamo; siamo noi che con il nostro orizzonte
di aspettative, decidiamo come accogliere un segno esterno, a volte
basta variare questo orizzonte, accorciare e allungare le distanze,
perchè ogni cosa appaia in un modo completamente diverso, e la
falsità ci sembri evidente.
Le mie installazioni non sono altro che delle manipolazioni, perchè
il compito dell'artista è quello di penetrare nel punto focale
della creazione, utilizzando la manipolazione. Ogni immagine sconvolge
un parametro di riferimento e alla fine il fruitore capisce che le regole
sono altre. Se vuole giocare deve essere pronto a cabiare in continuazione
i propri riferimenti.
24 dicembre 2002
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Nicola Bolla è nato a Saluzzo nel 1963
Vive e lavora a Torino
Laureato in Medicina e Chirurgia