mail

home
"White PUMA", 2002"Blue SKULL", 2002

 

di Luca Panaro


Un lupo, un orso, un coniglio, un teschio, un pappagallo, uno struzzo... una sorta d'inventario "animale" sterminato, questa è la tua opera, fatta di oggetti impreziositi con strass o ricostruiti con carte da gioco patinate. Perchè questa scelta iconografica e questo gusto per i materiali nobili?
Tutto parte dalla mia passione per il collezionismo, prima di essere artista ero già collezionista, e in questa mia possione per la ricerca ho sviluppato tutte le tematiche tuttora presenti nei miei lavori. Una sorta di ricostruzione parallela della realtà, in cui l'oggetto "perchè sempre di oggetto si parla" acquista la valenza di un compendio naturale al vivere quotidiano.
Il simbolo che rappresentano questi oggetti è contemporaneamente metafora e metamorfosi, coinvolgendo sempre elementi perfettamente riconoscibili al fruitore. Una sorta di "Mirabilia - Naturalia" ossia elementi naturali che vengono artificializzati mediante l'uso di materiali inusuali. La scelta iconografica non fa altro che raccogliere un'eredità antica, che quotidianamente si presenta davanti ai nostri occhi.
Non parlerei di materiali nobili perchè qualunque materiale deve essere funzionale a quello che l'artista vuole comunicare. In questo caso l'uso di un materiale come i cristalli Swarovski serve a estremizzare l'idea dell'effimero e in qualche modo dell'inutilità che a volte risiede nell'opera dell'artista, una radicalizzazione del nulla!

Le tue opere più conosciute, lo abbiamo detto prima, sono i tuoi oggetti-animali tempestati di Swarovski. Ultimamente però hai incominciato ad utilizzare le carte da gioco. Da un materiale prezioso siamo passati ad uno più ludico, perchè?
Da sempre il mio rapporto con i materiali è stato piuttosto vario, utilizzando tutti quei supporti che mi consentivano di raggiungere lo scopo che mi ero prefissato.
Anche se i lavori più conosciuti sono le opere con i cristalli Swarovski, ho sempre pensato che il lavoro di un artista fosse quello di mettersi continuamente in discussione e reinventarsi e quindi la mia ricerca progredisce in continui cambiamenti.
La scelta delle carte da gioco mi ravvicina a quello che è il pensiero dell'effimero già citato precedentemente, la ricostruzione fedele ma artificiosa di una realtà naturale trasposta come i personaggi di un'opera teatrale.

Parlaci della realizzazione dei tuoi oggetti. Sarebbe interessante conoscere tutto il percorso creativo che dal progetto iniziale ti porta alla realizzazione del prodotto finito, passando per i vari grattacapi pratici a cui sicuramente dovrai fare fronte.
I miei progetti nascono prima da un'idea culturale che rispecchia però sempre la mia idea iniziale ossia quella della Wunderkammer. Naturalmente eseguo prima un progetto su carta che però è ben chiaro nella mia mente, in questa fase sò già il materiale che utilizzerò benchè prenda forma nello stesso momento del modello progettuale. Siccome ritengo molto importante non solo la qualità culturale ma anche quella formale, mi avvalgo della collaborazione di artigiani specializzati nella lavorazione del materiale che ho scelto e di alcuni assistenti che coadiuvano il mio lavoro nella realizzazione dell'opera.

Chi è la tua "musa ispiratrice"? La natura, l'arte, la poesia, la scienza...
Non ho muse ispiratrici ma quello che vedo quotidianamente stimola la mia creatività e concretizza la realizzazione dell'opera.

Esiste un racconto nelle tue opere oppure si tratta solo di frammenti?
Il racconto non è altro che il prodotto della mia ricerca culturale. Sono frammenti di un'idea che inizia molto tempo prima della sua concretizzazione. Si può essere artisti senza realizzare un prodotto, poichè quello che conta è l'atteggiamento mentale, ed è il pensiero ciò che deve dominare l'opera. Siamo noi che leggiamo gli elementi esterni, l'apparato appunto, come un'impalcatura che riconosciamo; siamo noi che con il nostro orizzonte di aspettative, decidiamo come accogliere un segno esterno, a volte basta variare questo orizzonte, accorciare e allungare le distanze, perchè ogni cosa appaia in un modo completamente diverso, e la falsità ci sembri evidente.
Le mie installazioni non sono altro che delle manipolazioni, perchè il compito dell'artista è quello di penetrare nel punto focale della creazione, utilizzando la manipolazione. Ogni immagine sconvolge un parametro di riferimento e alla fine il fruitore capisce che le regole sono altre. Se vuole giocare deve essere pronto a cabiare in continuazione i propri riferimenti.

24 dicembre 2002



---------------------------------------------------------
Nicola Bolla è nato a Saluzzo nel 1963
Vive e lavora a Torino
Laureato in Medicina e Chirurgia