di
Luca Panaro
Abitazioni
deserte, dove lassenza delluomo crea una sensazione di inquietante
abbandono. Pochi oggetti, ma sempre ben ordinati, vivono
nelle tue fotografie. Cosa vuoi esprimere con questo tuo ultimo silente
progetto?
Le
fotografie di questo progetto, sono state scattate tra il 1997 e il
2001, anni personalmente molto importanti che hanno sottolineato un
percorso di ricerca interiore, stimolate da un bisogno di pulizia e
rigore e cullate da un costante calore. Per me queste immagini
non sono inquietanti, semplicemente ripropongono la forza delle cose,
esaltano le cose importanti della vita di ogni individuo e indicano
la presenza discreta delluomo in un suo luogo di quotidiano vissuto.
Anche i contesti segnati da un frettoloso passaggio umano possono colorarsi
di una identità silenziosa attraverso qualcosa di personale capace
di rendere un luogo comune, proprio per quellattimo
che lo vivi.
Gli oggetti e i luoghi che documenti sembrano raccontarci
la vita. E così?
Come dicevo prima, raccontano frammenti della mia vita e di chi
mi sta vicino. Nei miei lavori cè sempre qualcosa di autobiografico
e cè sempre un modo di essere; lappartenenza a un
mondo che in realtà sono i miei ricordi. Queste immagini sono
larchivio della mia memoria, semplici documenti di una atmosfera,
che mi ha avvolto ed emozionato, mai di un luogo.
Cosa ti spinge a prendere la macchina fotografica e scaricare lintero
rullino su di un soggetto?
Da quando ho cominciato a fare fotografie, cioè dal 1990,
mi sono chiesto più volte cosa cercavo nelle mie immagini; e
la risposta lho trovata solo poco tempo fa. In questa nostra epoca
di frettolosa noncuranza, dalla quale anche io nel quotidiano spesso
vengo travolto a scapito della mia vera natura un po sognatrice,
flemmatica ed idealista, la fotografia è diventata il mio modo
privilegiato di vivere la realtà esterna aiutandomi a scoprire
cose che normalmente si fatica a cogliere. E un momento intimo
che a stento riesco a condividere con altre persone, è un mezzo
per scoprire piccole storie, curiose personalità, luoghi incantati,
sentimenti e paure: lenergia vitale. Forse è solo un modo
per vedere quello che non cè.
Parlaci del lavoro che ti ha dato maggiori soddisfazioni e che ritieni
il tuo biglietto da visita
La mia professione è la fotografia, intesa come strumento
di comunicazione; è difficile e riduttivo parlare solo di un
lavoro, bisognerebbe analizzare tutto il percorso che ho fatto in questi
anni per tracciare la mia identità fotografica, ma
se devo pensare alle soddisfazioni, la prima è senzaltro
lessere stato invitato a Toulouse (Francia) per una mostra la
Photographie Italienne Contemporaine , è stato per me un
riconoscimento molto importante e a cui tengo molto.
24 agosto 2003
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Vanni Borghi è nato a Carpi, svolge la professione di fotografo
dal 1990, alternandola da sempre alla ricerca personale, che trae spunto
dal territorio in cui vive.