di Luca
Panaro
Le
tue esigenze rappresentative trovano nel linguaggio tecnologico moderno
un solido supporto. Ma, pur utilizzando i più sofisticati sistemi
di elaborazione digitale, la tua ricerca sembra anacronisticamente rifiutare
l'assenza di manualità offerta dalla logica contemporanea. Per
quale motivo senti ancora la necessità di "sporcarti le
mani" col colore, anzichè affidare al computer tutto il
processo produttivo?
Io nasco come pittore puro, anche se ho sempre cercato - in modalità
di volta in volta differenti, inventando strategie e sperimentando contaminazioni
possibili tra pittura e tecnologia - di giungere ad un risultato diverso
da quello puramente artigianale. Orientarmi su tale percorso non è
stata una scelta di carattere ideologico, ma una necessità espressiva,
scaturita, credo, da un confronto in parte volontario ma anche direi
obbligato, con la produzione immensa d'immagini della nostra epoca e
con i mezzi che producono e propagano tali immagini. Se quindi da un
lato la mia pittura - e l'operazione che sto costruendo attorno ad essa
- ha i suoi referenti nella tradizione storica italiana, d'altra parte
il cinema e la fotografia ricoprono un ruolo molto importante, soprattutto
per quanto riguarda la qualità dell'immagine. La mia posizione
si situa ad un punto d'incontro tra manualità e tecnologia, un
punto d'equilibrio che non si può definire in una formula e che
per me fa parte di una sensibilità pittorica contemporanea, che
mi fa sentire lontana sia la pittura accademica interamente manuale,
sia l'impersonalità della stampa digitale. L'intervento pittorico
su una stampa di questo tipo è un procedimento abbastanza diffuso.
Ciò che contraddistingue il mio lavoro, dal punto di vista tecnico,
è il grado di fusione tra procedimenti tecnologici ed interventi
manuali. Devono essere fattori strettamente connessi, perchè
si tratta di un problema di visione mentale.
I tuoi quadri sono quindi il risultato di una contaminazione mediatica
che necessita di competenze scenografiche, fotografiche, digitali, dove,
soltanto al termine di questo lungo e ragionato processo, interviene
l'elemento strettamente pittorico. Le tue opere sono vere e proprie
pitture, pur non sembrando tali per il vasto intervento tecnologico
che le ha imparentate maggiormente al mondo artificiale. Ci puoi descrivere
passo per passo il processo creativo che porta alla realizzazione del
quadro finito?
Nel mio modo di concepire la pittura è fondamentale l'idea che
dipingere è un fatto mentale prima di tutto, quindi non è
corretto parlare di un intervento pittorico finale su un lavoro sostanzialmente
tecnologico. La pittura comincia molto prima, viene prima di tutto,
ed è proprio questo che produce quel senso di depistamento di
fronte ad un mio lavoro. In ogni fase - che come dici giustamente è
un lungo e ragionato processo - il pittore è coinvolto, è
all'opera. Dalla scelta dei modelli, alla realizzazione dei costumi,
fino alla costruzione dei set dove vengono collocati i personaggi, tutto
converge verso un senso pittorico che in me è una tensione naturale.
A volte intervengo pittoricamente anche nei set tridimensionali che
realizzo, poi c'è il passaggio fotografico e infine l'elaborazione
al computer che è un altro modo di fare pittura. Alla fine -
quando le idee arrivano a definirsi in poche e calibrate immagini, che
elaboro e seleziono lungamente nel corso dei vari progetti - passo alla
relizzazione su tela, con un intervento in parte digitale ed in parte
manuale.
Parlaci della realizzazione del tuo ultimo lavoro intitolato "Naufragio".
Ho realizzato il naufrago pensando di raccontare un gioco che diventa
deriva, una posizione in bilico tra dramma e ironia. La finzione e gli
stratagemmi della scena, alimentano una sospensione ed un'ambiguità
intorno al personaggio nel gommone: il naufrago, che è adulto
e bambino, divertito e perduto. Il mare è una costruzione in
plastica dipinta, il gommone è un giocattolo gonfiabile sul quale
sono intervenuto ad olio; questi sono gli elementi semplici che ho utilizzato
per la costruzione di questo mini-set, fotografato in studio e rielaborato
al computer. Lo stesso vale per il modello nel gommone, indossa un costume
e lavora con me entrando da attore nel progetto dell'opera. La scelta
dei modelli e la loro preparazione è fondamentale nel mio lavoro,
fatto di tanti steps, finalizzati a costruire l'opera intorno all'idea
iniziale. Lavoro sempre su un'idea precisa, che si arricchisce di sperimentazioni
sui materiali più vari. Nel set possono entrare gli oggetti più
disparati, ma sempre rielaborati, ridipinti e alterati in modo da perdere
la connotazione iniziale. Avrai capito che, prima di passare alla realizzazione
su tela, ci sono molti passaggi e differenti fasi che si concludono
nella pittura tradizionale miscelata alla stampa digitale.
Perchè scegli come protagonisti dei tuoi lavori immagini mitologiche,
bibliche, letterarie? La santità di molti tuoi personaggi sembra
essere in realtà carente dei requisiti religiosi necessari. Vuoi
riflettere su qualcosa di meno evidente, che vada oltre la simbologia
più spiccia?
Io non amo la citazione tout court, la trovo noiosa ed inutile.
Potrebbe apparire un paradosso ma ogni eventuale riferimento iconografico
nel mio lavoro ha una voluta ambiguità. Mi piace lavorare su
personaggi o situazioni ambivalenti, suggerire letture divergenti, allontanarmi
da una storia per poi riprenderla da una prospettiva complementare.
Sono affascinato dalle storie dei santi - in questo mi sento italiano
- perché in esse l'umanità si esprime nella tensione a
superarsi compiendo gesti e azioni che, decontestualizzati dal senso
favolistico, hanno tutt'altra valenza. Si passa così dalla santità
all'erotismo, dalla storia all'attualità, dalla tela al privato,
fino a giungere alla propria esperienza, in modo scivoloso e inavvertito.
Così lavoro attorno ai personaggi ed ai loro racconti, cercando
quei particolari in cui l'ambiguità diventa più evidente.
Cupra Marittima, 12 settembre 2002
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Paolo Consorti è nato a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1964.
Vive e lavora a Roma.
Principali mostre personali:
2002
Galleria Marella arte contemporanea, Milano
2001
Cartiere Vannucci, Milano
Galleria Nuova Artesegno,Udine
SMAU, Milano
2000
Studio Ercolani, Bologna
Galleria Il Ponte, Roma
1999
Galleria Romberg, Latina
MAC Gallery, Minneapolis, USA
1998
Galleria L'Ariete, Bologna
Landrostei Pinneberg, Hamburg, Germania
Kunstverein Friedrichstadt, Berlin, Germania
Altermatt Gallery, Springfield, USA
1999 - 1997
Spazio J.F.K., New York, USA
1996
Southwest University, Marshall, USA
1995
Museo Laboratorio d'Arte Contemporanea, Universitˆ La Sapienza, Roma
1993
Università Cattolica, Milano
Dai Ichi Gallery, Tokyo, Giappone
1992
Palazzo Ducale, Urbino
Principali mostre collettive:
2001
Artisti Suonati, Trevi Flash Art Museum, Trevi. Trends, Salara, Bologna
Dalla Mini al mini, Palazzo delle Esposizioni, Roma
Godart, Museo Laboratorio, Cittˆ SantÕAngelo, (CH)
Nuovo Quadro Contemporaneo, Palazzo Cedir, Reggio Calabria
2000
Dalla Mini al mini, Cartiere Vannucci, Milano
1999
Dalla città ideale alla città virtuale, Istituto Italiano
di Cultura, Praga
Architettare il contemporaneo, Ex cotonificio S. Marta, Facoltà
di Architettura, Venezia
Finché c'è morte c'è speranza, Trevi Flash Art
Museum, Trevi
1998
Lady D, Trevi Flash Art Museum, Trevi
24 artisti per Umbria Jazz, Rocca Paolina, Perugia
1997
Gli Archetipi Immaginali nell'Arte Contemporanea, Premio Michetti, Francavilla
al Mare
ARTEfacto, Palazzo delle Esposizioni, Roma
I colori del suono, Museo Barracco, Roma
1996
Ultime Generazioni, XII Quadriennale Nazionale d'Arte, Palazzo delle
Esposizioni, Roma
Memorie del futuro, XXIX Premio Vasto, Vasto