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Artificial Intelligence (Dittico: parte dx), 2002
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Artificial Intelligence (dittico: parte sx), 2002 Spirit of the land, 2002
Kronos, 1997

 

di Luca Panaro


Nei tuoi quadri sembri fare "zapping" nel mondo della moda, del cinema, della televisione, della pubblicità, della musica, della religione e della scienza, impossessandoti della storia e degli usi e costumi dell'umanità?
Il mio lavoro viene associato generalmente a quella che oggi molti chiamano "pittura d'immagine", questo aldilà delle definizioni non è del tutto esatto; in quanto andrebbe più correttamente considerato un lavoro concettuale a tutti gli effetti, dove la pittura rappresenta soltanto una (forse la principale) delle tante tecniche da me utilizzate. La differenza sostanziale ad esempio tra l'orinatoio di Duchamp e il mio lavoro è che anzichè prendere direttamente l'oggetto "orinatoio" per ricontestualizzarlo in ambito artistico, io compio la stessa azione impossessandomi della "immagine mediatica" dell'orinatoio stesso. Questo perchè oramai viviamo in un mondo in cui l'immagine si è gradualmente sostituita alla realtà; viviamo immersi nel variegato mondo della comunicazione, le nostre finestre sono sempre più sostituite da schermi di Tv e computers, i modelli estetici imposti da campagne pubblicitarie ci impongono di riconsiderare il rapporto con il nostro corpo, internet ha dato una forte accelerazione alla realizzazione del cosidetto "villaggio globale", mentre (forse per reazione) in tutto il mondo rifioriscono i fantasmi di un nazionalismo che si credeva legato a tempi ormai lontani. In altre parole le nostre conoscenze ed i nostri attuali valori si fondano essenzialmente su osservazioni e contaminazioni virtuali piuttosto che dall'esperienza della vita reale, e siccome un artista è comunque un testimone diretto della propria epoca e della propria cultura, credo che oggi più che mai il suo lavoro non possa prescindere da queste considerazioni indipendentemente dal fatto che le condivida o meno. In questo contesto ognuno in base alla propria sensibilità, esperienza e preparazione culturale può assumere la posizione che ritiene più opportuna, può ad esempio assumere una posizione di resistenza, oppure sfruttare in termini creativi l'immenso universo di possibilità offerto dai mezzi di comunicazione e diffusione di informazione visiva e non. Per quello che mi riguarda personalmente mi piace scorrazzare in lungo e in largo in questo oceano di stimoli plasmando di volta in volta quello che mi colpisce o mi emoziona alle mie esigenze, ai miei interessi generali o a quelli del momento, tenendo comunque presente che il fulcro della mia ricerca è comunque l'uomo, le sue origini, la sua storia e il suo destino. Se si considera poi che la mia formazione culturale è di tipo prevalentemente scientifico e tecnologico, che lavoro anche nel campo della pubblicità e del design, che lavoro sempre con la TV o lo stereo accesi, che mi servo di computer e mi appassionano tutte le diavolerie elettroniche, ed inoltre che uno dei miei interessi principali è il cinema (tanto che la mia massima aspirazione è la regia) e che inoltre credo alla commistione tra tutte le varie esperienze creative, è facilmente intuibile da dove e come nascono i miei lavori.

Qualche tempo fa nei tuoi lavori compariva una sorta di marchio di fabbrica indicato con l'avverbio inglese "where" cosa significava?
I miei primi lavori ai quali ti riferisci in effetti risalgono ai primi anni novanta. Quello era un periodo socialmente molto particolare che risentiva ancora del crollo del muro di Berlino, e con esso del fallimento di intere ideologie, molti paesi erano in ebollizione (alcuni in verità anche oggi) la guerra del golfo e quella dei balcani riempivano le cronache dei mezzi di informazione, rivoluzionando la percezione che noi abbiamo sempre avuto nei confronti di questi fatti vivendoli per la prima volta in diretta, in italia in particolare una intera classe politica che era rimasta in sella per 50 anni veniva trovata con le mani nella marmellata e quindi annientata dalla magistratura... erano in altre parole anni di grande fermento e cambiamento dove avveniva un passaggio epocale da situazioni e valori certi ad una situazione di totale incertezza (un pò come quando un bambino entra nell'età adolescenziale). La parola "where" (dove) non a caso in inglese la lingua internazionale, e usata graficamente come fosse un marchio aziendale esprimeva questa perdita di direzioni certe per altre incerte, e nell'ottica del mio linguaggio estetico-concettuale legata ad immagini che ne rafforzavano il senso, rappresentava un mezzo efficace per raccogliere insieme immagini e concetti apparentemente diversi.

L'uomo e il suo ambiente sembrano essere il fulcro della tua ricerca artistica. Pensi che il compito dell'arte sia quello di risolvere i problemi dell'umanità?
Assolutamente no! Non è compito dell'arte e tantomeno dell'artista risolvere i problemi dell'umanità, questo compete all'umanità stessa di cui però anche un'artista fa parte, e come tale credo non abbia senso oggi pi che mai un'artista che viva isolato in una soffitta. Personalmente credo che l'arte debba suscitare delle emozioni e sensazioni, se poi queste aiutano a trovare spunti di riflessione per problematiche che ci riguardano tutti non è certo un difetto, compete per solo al singolo individuo la personale riflessione al riguardo e credo che un artista debba limitarsi a questo (che non è certo poco) senza pretendere di indirizzare opinioni o prese di posizione, come fanno molti artisti che operano ad esempio nel campo della musica piuttosto che nel cinema.

Quali artisti hanno contribuito alla maturazione del tuo pensiero artistico?
Credo molto nella sratificazione della memoria in tutti i campi, vale a dire ogni esperienza presente è possibile solo in virtù di ciò che stato fatto fino all'attimo prima, questo è evidente nella ricerca scientifica ma lo è anche nell'arte; è naturale quindi che la formazione di un'artista poggi su basi composte da una serie di strati di esperienze comunemente chiamata "storia dell'arte". Ma oggi in particolare la velocità di trsmissione e quindi di assimilazione di esperienze, unite ad una sempre crescente permeabilità e conseguente fusione tra diversi campi creativi ha portato ad una maggiore possibilità di contaminazione e influenza nella ricerca di un artista contemporaneo. Per quello che mi riguarda sono debitore a tutta l'arte classica per quanto concerne la pulizia del lavoro, mi sento molto legato alla lezione di Leonardo specie per quello che riguarda il rapporto con la scienza e per l'ideologia copernichiana dell'uomo al centro dell'universo, adoro i volumi e i contrasti di luce della pittura di Caravaggio e delle opere di Michelangelo, ma più recentemente è la lezione di Duchamp e di molti suoi epigoni hanno influenzato il mio lavoro unitamente a gran parte della pop art americana da Wharol in poi; non ho mai amato particolarmente invece ne l'arte povera ne la transavanguardia mentre mi ritrovo maggiormente nel lavoro di artisti americani contemporanei quali J. Koons, R. longo, B. krugher, M.Barney, D. loeb... Ma nel mio lavoro c'è anche molto altro, il taglio di molte immagini è chiaramente di derivazione fotografica, mentre la luce, i montaggi e gli accostamenti sono di chiara derivazione cinematografica, credo ad esempio che S. Spilberg o R. Scott (tra tanti) non abbiano influenzato il mio lavoro in misura inferiore a Leonardo o Duchamp, come molti dei miei video risentono del ritmo e delle atmosfere di gruppi quali Pink Floyd, U2, Radiohead... Credo infine che anche concetti e teorie di A. Einstein, piuttosto che di C.G.Jung abbiano avuto un ruolo nello sviluppo del mio lavoro.


19 Maggio 2002

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Giorgio Lupattelli è nato e vive a Magione (Perugia) e si occupa anche di grafica pubblicitaria, web designer, scenografia, design...
............tutto questo e ............molto di più su: http://digilander.iol.it/giorgiolupattelli