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Frazione di tempo n°3, 2003
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"Memorie come vento", 2000"Contenitori di lacrime" Archivio dei messaggi indecifrati, 2001

di Antonella Tricoli


Come è nato questo progetto per la Festa dell’Unità?
"Frammento di tempo n°3" è un’installazione realizzata con una porta su cui vi è uno spioncino. Fa parte di un progetto che sto sviluppando: è la terza tappa di una riflessione sull'idea “dell’attesa” che fa di uno spazio un luogo solitario, di passaggio che diventa spazio chiuso. Penso al luogo che si crea tra la porta di casa mia e quella del vicino di fronte, penso a quello spazio che si chiude guardando attraverso lo spioncino, luogo/cabina, fittizio spazio vuoto, luogo dell'attesa. Penso allo spazio del silenzio che si crea intorno a chi guarda, all'attesa che si posa addosso come un cappotto.
Con questo progetto cerco di ricreare lo spazio che l'attesa riesce a ritagliarsi intorno. Lo spazio di passaggio (il pianerottolo) diventa spazio fermo, chiuso, congelato, claustrofobico, mentre lo spazio chiuso (l'interno della casa da cui si guarda fuori) diventa spazio aperto, di passaggio, lo spazio della mostra, spazio condiviso.
La porta, che suggerisce di “entrare”, si rivela essere un “dentro”; solo avvicinandosi, guardando dallo spioncino, si può capire. Chi guarda diventa parte di un dentro,si trova all’interno della casa, impegnato a guardar "fuori";
è così che, "spiando fuori", ci si ritaglia addosso l'intimità di una casa, semioscura, silenziosa, assorta nell'attesa di chi sta per arrivare.

Quanto ha influito la tua esperienza di vita quotidiana?
La mia vita quotidiana è lo spazio in cui mi muovo. E' un luogo dove posso raccogliere suggestioni. Dalla vita quotidiana non posso prescindere, in un certo senso è la “materia prima”.

Progetti futuri?
Intendo sviluppare il concetto di "frammento di tempo" e, per il momento, continuare con la riflessione-ossessione dei luoghi, o meglio degli spazi dell'attesa.
Vorrei analizzare il tempo dell'attesa evocando differenti sentimenti. Penso ad un luogo privato, solitario, in cui questa sensazione di sospensione si ritaglia il suo perimetro, "isolandoci". Vorrei anche lavorare sul concetto dell'ambiguità del confine che esiste tra spazio intimo e spazio condiviso.

3 luglio 2003

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Cristina Mirandola è nata nel 1974 a Bologna. Vive e lavora a Formigine (Mo).