di Luca
Panaro
Il
video sembra il mezzo più utilizzato nei tuoi lavori
Il
linguaggio che ho maggiormente sviluppato è appunto quello del
video realizzando anche installazioni video-sonore con più proiezioni
simultanee, ma in passato ho realizzato anche installazioni oggettuali
e due installazioni interattive in collaborazione con altri artisti.
Ultimamente lavoro molto con video e fotografia, due linguaggi molto
vicini e allo stesso tempo molto differenti tra loro da un punto di
vista comunicativo.
In due lavori di qualche anno fa, Tatatatà (1998) e Good Morning
(1999), c'è un'evidente componente narrativa, anche se le storie
che metti in campo potrebbero proseguire all'infinito, spesso senza
soluzione
Spesso i miei video sono concepiti per restituire una dinamica,
un meccanismo perverso da cui sembra impossibile uscire, non mi interessa
raccontare storie anche se c'è una messa in scena, a volte una
fiction
I protagonisti del video "Tatatata'" sono dei
bambini che si incontrano e si scambiano giocattoli, tra questi c'è
una pistola apparentemente innocua. Ma quando la impugnano uccidono
i passanti che sono sempre degli adulti. Il video non ha audio ma l'unico
suono che si sente è lo sparo di una pistola vera. L'azione ripetuta
dello scambio e dello sparo riportano ad un'infanzia perduta, dove l'adulto
diventa un modello simbolico di castrazione della creatività.
Il concetto sviluppato in "Good Morning" è invece quello
dell'identità sociale e relative convinzioni ad esso annesse.
Ho utilizzato quattro personaggi che rappresentavano quattro ruoli sociali,
quindi quattro ruoli professionali. Nella società contemporanea,
in particolare quella occidentale e capitalistica il ruolo sociale è
identificato con il ruolo professionale. Un professore, un agente di
commercio, un poliziotto e una prostituta, interpretati da due personaggi
maschili e due femminili, si preparano, attraverso il momento della
vestizione, al mondo esterno per rendersi accettabili all'occhio del
sociale e nell'arco di quattro episodi si scambiano i ruoli, fino a
interpretarli tutti. Quindi, oltre allo scambio professionale, c'è
lo scambio del ruolo sessuale. Una specie di boicottaggio nei confronti
delle convenzioni sociali, che si cortocircuitano mettendo in evidenza
il gioco di ruoli della società specialistica.
Nella video installazione "False Time" entri in gioco come
interprete insieme agli altri attori, qual è il tema di questo
lavoro?
E' un lavoro sull'importanza dell'incontro e sulla possibilità
di viverlo all'interno di una realtà urbana sovraccarica di informazioni,
di stimoli
Quindi un lavoro sulla città, come crocevia
di situazioni, eventi, incontri, luogo creatore di rapporti umani e
allo stesso tempo magma superficiale che spazza via o sorvola su ogni
approfondimento.
Il lavoro è costruito su due tempi, quello rallentato in cui
io stessa incontro dei miei amici e lo sfondo velocizzato della città
nella quale noi ci muoviamo. La lentezza dei nostri movimenti da valore
all'incontro, coscienzializzando certi tratti che altrimenti cadrebbero
nell'indistinto traffico informazionale quotidiano, qui reso più
sfuggente dalla velocizzazione temporale dello sfondo urbano.
Parlaci di "Tortures", come nasce questo lavoro?
"Tortures" è un lavoro che ho realizzato nell'ambito
di una residenza per artisti in Florida nel novembre 2001, quindi nel
periodo immediatamente successivo all'11 settembre, e perdipiù
proprio negli Stati Uniti. L'idea di affrontare questo tema l'avevo
già in mente ma senz'altro la situazione del momento ha contribuito
allo sviluppo di questo lavoro. E' stato presentato sia come installazione,
con tre proiezioni simultanee, sia come visione unica, con i tre video
che si susseguono.
E' una riflessione sulla tortura e si manifesta in tre diverse forme.
Nel primo video sono impossibilitata a parlare e a vedere, con relativa
limitazione della libertà in cui una persona viene ridotta a
un essere senza volto, senza identità. Nel secondo video invece
pongo una riflessione sul discorso del territorio disegnando col piede
sulla sabbia un rettangolo dal quale vengo inevitabilmente cacciata.
La caratteristica di questa operazione è quella di una "non
resa", di una resistenza ad affermare se stessi, la propria identità,
a difendere un proprio spazio fisico, mentale, uno spazio di espressività,
nonostante questa situazione di conflittualità.
Questa conflittualità è vissuta come un gioco oppure
esiste una reale sofferenza?
Effettivamente la persona che mi "torturava" lo faceva
veramente, mi chiudeva con forza la bocca e gli occhi. Una dimensione
più ludica è forse quella visibile nel terzo video. In
questo caso mi accingo a costruire casette con delle normali carte da
poker. Anche qui si ripete la tematica del vincitore/perdente e della
resistenza nel non demordere nonostante i continui assalti del "nemico"
che cerca di impedirmi la costruzione.
Dopo questa esperienza americana come procede la tua ricerca?
Il tema del disagio, è l'aspetto della mia ricerca che sempre
più si sta radicalizzando, affievolendo a volte quella componente
ironica presente nei primi lavori, come artista e come donna penso che
oggi ci sia meno spazio per l'ironia. Porto avanti questo discorso anche
attraverso l'autointerpretazione, iniziata col video "False time",
dove l'operazione artistica si fonde con la mia vita. C'è questa
esigenza di rivelare una coscienza dell'artista che si mischia in mezzo
alla gente. Questo è visibile anche nel lavoro fotografico "Uneasy
growth", in cui cammino per strada mischiandomi fra la gente estraendo
dai vestiti uno strascico di fiori appassiti. L'azione crea una situazione
di curiosità fra le persone che assistono alla performance, ma
allo stesso tempo si legge dalle loro espressioni una situazione di
disagio. Questo disagio viene rivelato al mondo grazie alla figura dell'artista
che fa di se stesso un veicolo di trasmissione.
Quindi la tua presenza è uno strumento di comunicazione?
L'artista è un filtro, è un mediatore, un catalizzatore
della realtà. Attraverso il suo lavoro egli rivela possibili
modi di sentire e interpretare il mondo.
Ami rapportarti con il tuo pubblico?
Cerco sempre un'interazione col fruitore, con la consapevolezza
dell'esistenza di vari livelli di fruizione da parte dello spettatore.
Ti senti vicina alla ricerca di qualche artista contemporaneo?
Mi interessa il lavoro di diversi artisti, e non per forza di quelli
che fanno un lavoro vicino al mio. Sono colpita da lavori che riescono
a trasmettermi un'intensità, qualcosa che non riesci a digerire
subito ma ti torna continuamente in mente
Mi piace il lavoro di Sam Taylor-Wood ,Nan Goldin, Annika Larson, Gary
Hill, Marina Abramovic
Anche in "Mending" e in "Accerchiamento" sei
la protagonista della tua operazione artistica...
"Mending" nasce come video e contemporaneamente come lavoro
fotografico.
Il soggetto è l'arancio, un elemento organico come lo era il
fiore in "Uneasy growth". Le arance che ho utilizzato sono
"ferite" e quindi la mia operazione consiste nel ripararle
cucendole. Anche dopo la riparazione queste ferite rimangono evidenti,
rimane il segno di una lacerazione esistenziale, storica, che si rivolge
ad una ferita psicologica, fisica, ecologica... Il fatto di utilizzare
anche la fotografia rende più drammatica l'operazione. Nel video,
essendo ben documentato il gesto della riparazione, la soluzione sembra
più vicina. Nella foto invece, è più visibile il
segno di una ferita perenne che non svanisce con la riparazione, anzi
i punti di sutura sembrano accentuare la drammaticità della scena.
Nel video "Accerchiamento" invece vengo accerchiata da uomini
vestiti di scuro che formano una barriera impedendomi di uscire. Evidenti
sono i richiami con "Tortures". Il lavoro si sviluppa attraverso
l'azione continua di costrizione e resistenza che si crea tra entità
di gruppo e singolo, tra sistema costituito e diverso. Nel video cerco
inutilmente di uscire dall'accerchiamento riflettendo ancora sulle limitazioni
e sulla necessità di salvaguardare il proprio spazio vitale.
Concludiamo con i tuoi ultimi lavori
Nel video "Big" l'azione di costrizione è inferta
da me stessa quasi come atto autopunitivo o coscienziale indossando
un abito sull'altro fino a raggiungere un sovradimensionamento del mio
corpo e la conseguente immobilità.
Il desiderio di accumulo e accrescimento producono l'effetto di limitazione
del proprio campo d'azione; lo spazio che con la propria dimensione
si va ad occupare diventa spazio negato, si restringe man mano che il
soggetto ingrandisce in quanto produce perdita di controllo e capacità
di gestione e riduce l'azione frenetica dell'appropriazione a stasi.
in "Rimozioni
"Rimozioni" è invece un lavoro in cui tento un'azione
liberatoria. L'oggetto è l'abitazione, luogo/rifugio che si apre
all'esterno attraverso il gesto di scardinamento delle porte che io
stessa compio creando un passaggio di libero accesso. L'azione del "rimuovere"
caratterizza questo lavoro, intesa come atto fisico liberatorio del
togliere, oltre che come processo psicologico difensivo, che altresì
libera, ma attraverso una chiusura verso ciò che si suppone inconsciamente
preferibile non ricordare.
Questo gesto che io compio è un tentativo rivolto all'esterno,
una domanda , una proposta, un momento volitivo che crea un'apertura,
un flusso di possibilità tra sé e l'altro da sé.
Particolarmente interessante è il lavoro realizzato a Milano
"La città ink'olta" è un lavoro che nasce
da un progetto ideato da UndoNet in concomitanza con il Salone del Mobile,
in cui mi era stato chiesto un lavoro sul tema della città e
sul concetto di arredo urbano, da svilupparsi come performance.
Ho pensato ad un lavoro che tenesse conto di certi aspetti trascurati
o considerati marginali, sia da un punto di vista architettonico-urbanistico
che da un punto di vista sociale. Ho cercato quindi luoghi di degrado
e situazioni di disagio che possono formarsi in una città.
Il lavoro si è sviluppato in più tempi: un'iniziale ricognizione
del territorio in cui ho scattato fotografie di luoghi e situazioni,
da queste fotografie ho poi realizzato e stampato delle cartoline ed
infine l'azione culminante consisteva nel pormi come venditrice abusiva
nella piazza, luogo scelto per la performance. Le cartoline messe in
vendita erano poste su un telo bianco steso a terra; il pubblico era
quello della gente comune che passava. I luoghi e le situazioni fotografate
parlavano di un'altra città, quella che solitamente non finisce
in cartolina, le persone erano incuriosite e questo ha fatto in modo
che il momento della vendita si è realizzato, naturalmente il
prezzo era basso, proporzionale a quello che avrebbe fatto un abusivo
qualsiasi che vende cd copiati o collanine. La mia performance diventava
così come una di quelle situazioni fotografate e riportate in
cartolina: anche l'artista rivela un disagio nel suo tentativo di relazionarsi
con l'esterno, di avere un riconoscimento all'interno della società
e di poter quindi vivere con il proprio lavoro.
5
maggio 2003
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Sabrina
Muzi è nata a San Benedetto del Tronto nel 1964. Si è
diplomata allAccademia di Belle Arti di Macerata. Attualmente
vive e lavora a Bologna.
Personali
1995 - SS16 - Autoinstallazione/rimozione a cura
di Luciano Marucci, Galleria Marconi, Cupra Marittima (AP)
1997 - da Bologna con amore, a cura di Guido Molinari, Galleria
Marconi, Cupra Marittima (AP)
1998 - personale, a cura di Anteo Radovan, galleria Zone c/o Graffio
Bologna
- Pensieri Indipendenti Incontri, Ascoli Piceno
1999 - Tatatatà a cura di Fabiola Naldi, Zoo Arte
Contemporanea, Bologna
- Good Morning! a cura di Antonio DOrazio, Zoom Laboratorio
delle Arti Contemporanee, Bologna
2001 - False Time presentazione di Roberta Ridolfi, rassegna
a cura di Antonio DOrazio,
Expo Art, Villa Serena, Bologna
2003 - Big a cura di Silvia Grandi, SAV Spazio Arti Visive,
Bologna
Collettive
1994 - Aspettando di vendere (Galleria Neon, Bologna),
San Benedetto del Tronto (AP)
- Page Chiostro S. Francesco , Monsampolo del Tronto (AP),
a cura della Galleria Neon (Bo) e Marca D'Autore
1996 - Cybernauti 3 Arte e vita artificiale, a cura di "Le
Macchine celibi", Futur Show, Bologna
- La Musa Tecnologica , ass. cult. Macroonde, Scuola Bice
Piacentini, Ass. alla Cultura del Comune
di S. Benedetto del Tr. (AP)
- Televisione, puttana? a cura di Patrizio Marozzi, Galleria
Marconi, Cupra Marittima (AP)
1997 - Exit a cura di Roberto Vitali, Sala Silentium, Bologna
- Contatto a cura di Anteo Radovan, Il Graffio, Bologna
- S.P.A. (unevento) a cura di Piero Cattani e Galleria Neon,
Almagià ex-Magazzino dello zolfo, Ravenna
1998 - La donna nellarte contemporanea a cura di Enrica
Loggi, Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tr.
- I linguaggi del video, supporto critico di Claudia Colasanti,
Salara, Bologna
- Premio Marchea cura di Mario Savini, Mole Vanvitelliana,
Ancona
1999 - Silence & Noice , associaz. culturale Sinestesia,
a cura di Fabio Cavallucci, Santa Sofia (Forlì)
- You mustn t go too far, a cura di Antonio DOrazio,
Palazzo Parissi, Monteprandone
2000 - "Atmosfere Metropolitane" a cura di Roberto Pinto,
selezione video a cura di Mario Gorni , Openspace, Milano
- Arte Video TV, Rassegna internazionale di Video Arte,
sezione Video Set a cura
di Antonio dOrazio, Galleria Comunale dArte Contemporanea
di Castel San Pietro Terme
2001 - Il senso e la misura a cura di Roberta Ridolfi, Pescherie,
Pesaro
- INsideOUT, Atlantic Center for the Arts, New Smyrna Beach, Florida
2002 - Future Visioni a cura di Fabiola Naldi, Museo Provinciale
di Potenza, Potenza
- BY-PASS percorso alternativo a cura di Stefano Verri,
Palazzo Parissi, Monteprandone
- Ouverture a cura di Gabi Scardi, Careof, Fabbrica del
Vapore, Milano
- Partecipazione al progetto The Roomdi Mathieu Mercier,
Manifesta 4, Francoforte
- Tracking a cura di Antonella Marino, Galleria Museo Nuova
Era, Bari
- Selected a cura di Antonio DOrazio, testo di Luca
Panaro, Expo Art , Bologna
2003 - Warm up galleria Neon, Bologna
- White Project a cura di Mauro Bianchini, Galleria Marconi,
Cupra Marittima (AP)
Festival e Presentazioni Video
2000 - Istanst Video Rencontres Internationales
de Video de Creation et de Poesie Electronique, Festival di Video Arte
a cura di Marc Mercier, Manosque, Francia
- Presentazione del video Good Morning a cura di Patrizia
Campani, Galleria Fiorile, Bologna
- Brescia Music Art, Festival della contaminazione tra la
musica e le arti, sezione arti visive
a cura di Fabiola Naldi, Palazzo Bonoris, Brescia
- Video Medeja Festival di Video Art, Video Installazioni,
Performances, Novi Sad
2001 - Videonale 9, Festival Video, con Eurovision 2000,
Bonn
2002 - Detroit Video Festival Museum of New Art, Detroit
- Poetics and Fear a cura di Dana Levy, Cinematech Tel Aviv,
Museum for Contemporary Art, Tel Aviv
- proiezione video, a cura di Maria Vinella, Galleria Omphalos, Terlizzi
2003 - The Experimental Show a cura di Elisabeth Hall, Bass
Museum of Art , Miami
Residenze
2001 - Master Artists-In-Residency, Film Residency con Alan
Berliner, Andrea Weiss, John Eacott
Atlantic Center for the Arts, New Smyrna Beach, Florida
Eventi, seminari, programmi videoarte
1998 - Stanza Dinamica (performance video-sonora
realizzata con Angelo Petronella) Isti. Musicale G. Braga, Teramo
2000 - Arttv programma satellitare di Video Arte a cura
di Fabiola Naldi, Match Music TV
- Eurovision, una rete televisiva temporanea nellambito
di Cafe9, Bologna Città Europea della Cultura,
Villa Serena, Bologna
2001 - La dimensione immersiva dellinstallazione artistica,
seminario presso Facoltà di Architettura,
Politecnico di Milano, presentazione di Letizia Caruzzo
- Limmagine video, seminario presso il Conservatorio
Musicale B. Marcello di Venezia,
presentazione di Riccardo Vaglini
2002 - Arttv programma satellitare di Video Arte a cura
di Fabiola Naldi, Match Music TV
- Iconografie della differenza a cura di Maria Vinella,
Seminario Internazionale Entretejendo Saberes , Università
di Siviglia
2003 - Synapser: tessitori di connessione a cura di UndoNet
e Simona Castagna, performance, p.zza XXIV Maggio, Milano