di
Piergiorgio
Viti
Uno
dei temi portanti della tua attività artistica mi sembra sia
giocare sull'identità-non identità delle cose. Parlare
per metafore insomma, senza mai "dire", rivelare fino in fondo.
Mi riferisco in modo particolare a quelle foto d'epoca scovate nei mercatini
in cui i tratti fisiognomici delle persone sono stati da te volutamente
deformati...
E
vero, nel mio lavoro uso esclusivamente metafore. Linconscio comunica
con noi tramite immagini che raramente sono dirette. E un modo
delicato per metterci di fronte alle paure più profonde, ai nostri
traumi, alla nostra vita. E il meccanismo del sogno, raccontare
indirettamente dandoci la possibilità di andare a fondo oppure
di rimanere ad un livello superficiale, non capire o come spesso succede
non ricordare affatto. Le metafore che porto in pubblico come opere
sono quelle che la mia testa mi ha proposto. Per decodificarle a volte
impiego mesi se non anni. La cosa che più mi attrae in tutto
ciò è scoprire come ci siano tanti modi diversi di riportare
a galla le mie ossessioni, il mio senso di inadeguatezza,
la paura verso la vita, latroce consapevolezza del nulla.
Spiegami come nasce Escape che hai presentato recentemente
alla Galleria Alidoro di Pesaro
L11 settembre 2001 con il crollo delle Twin Towers ha sconvolto
milioni di persone. Per giorni e mesi la televisione ha mostrato quasi
fosse un loop le torri crollare e la gente scappare inseguita
dalla nuvola di detriti e ogni volta sono rimasto ipnotizzato davanti
a questa scena. Tutti guidati da un istinto sano continuavano a fuggire
mentre io cercavo di capire. Dopo pochi mesi sono andato a New York
e la città ancora trasmetteva una forte sensazione di dolore
che ha condizionato tutta la mia permanenza. Spesso mi ritrovavo su
Broadway e ricostruivo con limmaginazione le scene televisive.
Così ho deciso di realizzare questo ciclo dove soggetto non è
tanto la folla che fugge ma la mia voglia di andare verso il disastro
per capire. Ho cercato di analizzare la sana illusione che
anche la morte possa sottostare a regole prestabilite.
Nella serie "Life", esposta alla galleria Estro, i soggetti
raffigurati erano invece ratti da laboratorio. Di nuovo una metafora.
Il topo diventa simbolo della condizione umana... luomo di oggi,
delletà post-moderna o neo-medievale per dirla alla
Eco, è ingabbiato dalla sua stessa dis-umanità proprio
come un topo lo è nei laboratori scientifici
Non è in fondo una metafora luso delle
cavie nei laboratori scientifici? Soprattutto studiando nuovi medicinali
o tecniche operatorie il ratto è un alter ego delluomo.
Life ci mostra come i ratti vivano la loro quotidianità nell'inconsapevolezza
della malattia (nel caso specifico il cancro) che li condanna. E
questo per me un espediente per parlare dellincognita morte attraverso
il filtro della diversità apparente che cè fra luomo
e lanimale.
Come mai la scelta di vivere e di operare non a Parigi, Londra o
New York, capitali artistiche per eccellenza, ma a Praga...
In realtà vivo fra Praga e Roma. Vivere a Praga non è
stata una vera scelta, è successo per motivi personali e ne sono
contento. Credo che lincontro con Praga, per la mia formazione
artistica, sia stato fondamentale. Se conosci Praga capisci anche alcune
delle mie scelte iconografiche. Inoltre Praga è il cuore geografico
dEuropa, dove lest incontra lovest, dove un abitante
su dieci è straniero, dove a cena fra amici si parlano quattro
o cinque lingue diverse. Ho comunque la fortuna di viaggiare spesso
e di frequentare tutte le grandi capitali dellarte contemporanea.
Cosa sarebbe successo se avessi scelto New York piuttosto che Londra
o Berlino? Non lo so, queste sono altre vite, non la mia e ad oggi non
mi appartengono.
Da poco ti sei avvicinato, con "Landscape", al tema del
paesaggio. Perché questa svolta? Come intendi affrontare questo
tema?
Il paesaggio rappresenta lo stereotipo iconografico del bello e
del rasserenante. E una finestra che sfonda le pareti donando
spazio virtuale alla claustrofobia domestica. E il mito della
natura vista da lontano, idealizzata, materna, sana, giusta. In quanto
tale diviene illusione, illusione di perfezione, illusione di idillio
che come Arcadia, dietro una bugia nasconde una verità. Analizzando
questa bugia nascono i miei landscapes, paesaggi rarefatti, forse irreali
ma pur sempre paesaggi. Immagini raccolte lungo le strade, ai bordi
di piccoli paesi o in aperta campagna, la strada sempre inquadrata,
come filo conduttore, unisce diversi luoghi. Ma protagonista del mio
lavoro non è lo spazio, non è la natura e nemmeno la strada,
ma un piccolo segno presente in ogni scatto, una piccola traccia umana
che riporta losservatore attento alla realtà. Un segno
che annulla lillusione che ci strappa dal torpore del sogno, uno
schiaffo che ci parla dei nostri limiti, della nostra impotenza. Si
tratta dei mazzi di fiori, croci o quantaltro indichi che in quel
luogo sia avvenuto un incidente mortale.
Quale opera presenterai alla mostra "Signs of light" ?
Con quale criterio scegli, di volta in volta, le opere da esporre?
Direi che ogni mostra è un caso a sé. Tanti i fattori
che intervengono, alcuni anche banali, dordine pratico. In ogni
caso punto sulla coerenza del mio lavoro prima di ogni altra cosa.
Per questa mostra presenterò fotografia, pittura e video. Mi
hanno scelto anche perché amo usare differenti mezzi espressivi
nellambito della mia ricerca. Protagonista del lavoro ancora una
volta è il ratto. I lavori sono in bianco e nero (con una forte
predominanza del nero). La stanza dove sono collocati i lavori sarà
oscurata ottenendo un buio rotto soltanto dal bianco degli
animali.
29 febbraio 2004
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Eugenio Percossi è nato nel 1974 ad Avezzano (Aq), vive
e lavora a Roma e a Praga.
Mostre personali
2003 The end, Ashford Gallery della Royal Hibernian Academy, a cura
di Mark St. John Ellis Sisters 01, Galleria Sisters, Roma, a
cura di Emanuela Nobile Mino 2002 Life, Galleria Estro, Padova,
a cura di Angela Madesani 2001 The end, Galleria Radost
fx, Praga 2000 Composita solvantur, Galleria Approdi, Roma, a
cura di Francesca Pietracci e Andrea Bellini Composita solvantur,
Palazzo della Cultura, Pontinia, a cura di Andrea Bellini 1999 Ecce
Homo, Galleria Approdi, Roma, a cura di Francesca Pietracci Air,
Caffè dellAngelo, Roma, a cura di Romina Romano e Marco
Moreggia 1988 Marmi, Malà Cajovna, Praga 1997 Venere
a barre, Galleria Comunale dArte Moderna, Avezzano (Aq), a cura
di Gianluca Marziani
Mostre collettive
2003 Nel Corpo dellimmagine, XXXVI Premio Vasto, Musei Civici
di Palazzo dAvalos, Vasto (Ch), a cura di Lorenzo Canova
Perspective, Videogalleria El Alefh, Roma, a cura di Maria cristina
Bastante e Paola Capata 2002 Blessed Lemon, Complesso di SantAgostino,
Mondolfo (Pu) Biennale di Porto Ercole, Forte Stella, Porto ercole
(Gr), a cura di Simona Cresci Welcome 02, Roof Garden Palazzo
delle Esposizioni, Roma, a cura di Francesca Pietracci Sulla
pittura, Galleria Estro, Padova 2001 La mia prima volta, Futuro,
Roma, a cura di Noemi Gambini 7 Cantori Oscuri, Casa Sassu, Time
in Jazz (festival internazionale XIV edizione), Berchidda, a cura di
Ivo Serafino Fenu Artisti emergenti della Roma del 2000, Galleria
Gabriela Mistral, Santiago del Cile, a cura di Antonio Arevalo
Foto Pittura Fotopittura, Studio S Arte Contemporanea, Roma, a cura
di Carmine Siniscalco 2000 Shoah, Galleria Approdi, Roma, a cura
di George de Canino e Francesca Pietracci 1999 Frog, Festival
Romano delle Opere Giovanili, Roma Dalla città ideale
alla città virtuale, Museo dellArte e dellArcheologia,
San Buono (Ch), a cura di Francesca Pietracci Città ideale
/città virtuale, Centro Imarmitaliani, Praga, a cura di Francesca
Pietracci, in collaborazione con lIstituto di Cultura Italiana
a Praga Monocromie, Galleria Comunale dArte Moderna, Avezzano
(Aq) a cura di Ilaria Schiaffini Gioielli poveri, Spazio Gellai,
Pisa, a cura di Delio Gellai Giudizio universale, Le Bureau des
Esprits, Milano, a cura di Francesca Pietracci 1998 S.O.S. spostamenti
orizzonti salvezze, Galleria Romberg House, Latina, a cura di Gianluca
Marziani IV Premio Massenzio per lArte, Festival di Massenzio,
Roma (vincitore ex-aequo) Estate farasabinese, Castello di Fara
Sabina (Rm), Associazione Massenzio per lArte Uomo ambiente
territorio, Museo dellArte e dellArcheologia, San Buono
(Ch), a cura di Francesca Pietracci Eurofestivalgiovani, Concorso
per opere su carta, Ferentino (Fr) Al Caffè La Scala,Caffè
La Scala, Roma, Associazione Massenzio per lArte, intervento di
Vito Apuleo 1997 III Premio Massenzio per lArte, Festival
di Massenzio, Roma Altri Lavori in Corso/ Pentagramma visivo,
Galleria Rossi Lecce, Roma, a cura di Gianluca Marziani.
Pubblicazioni
2003 Dizionario della giovane arte italiana 1, con testo critico
di Angela Madesani, Giancarlo Politi Editore
2000 Guida degli artisti contemporanei Roma, con testo critico
di Emanuela Nobile Mino, edizioni Nuova Anterem