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di
Piergiorgio Viti

Cinema, musica, teatro, arti visive: il tuo curriculum è sterminato ma qual’è il filo conduttore della tua attività? Pensi che esistano ancora dei “campi” artistici o si va inevitabilmente verso la figura dell'artista-performer a trecentosessanta gradi?
Non credo che si vada incontro a questo... per lo meno mi auguro che non accada. In verità per quanto le mie attività siano molteplici ed orientate su vari fronti, non mi considero un eclettico... E' proprio il mio atteggiamento rispetto all’arte stessa che è diverso da quello che hanno gli altri artisti. Io non mi reputo neanche un artista... non nel senso di dover essere vincolato al fare arte e soprattutto a fare una certa arte. Sono lo spirito, l'attitudine, il pensiero ad essere artistici e queste qualità usano la materia a loro più propria nel tentativo di realizzarsi. La materia artistica io la prendo in prestito per dare luogo al mio pensiero artistico. In quanto ad un comune denominatore nella mia ricerca, posso individuarlo in me soltanto. In me soltanto prima e nella scrittura poi. In fine non ho mai mischiato i miei percorsi: ad esempio non mi piace il cinema con la musica, non mi piacciono le performance “teatrali”, e neanche le arti visive che si fanno supportare dal suono. Io dico che l'arte è muta e la musica è cieca.

Quali differenze di pubblico hai notato tra chi assiste ai tuoi concerti e chi visita le tue mostre? Quale pubblico recepisce meglio il tuo messaggio?
Non amo molto avere un pubblico diversificato, perchè per me questo significa che chi fruisce il mio lavoro non vede alcuno spirito comune alle mie imprese... Il pubblico è normalmente costituito da gente ottusa sempre pronta ad ammirarti senza aver capito una virgola del tuo lavoro, senza averlo analizzato, accontentandosi di quel poco e più facile che subito arriva... Il concerto finisce ed io seguito ad essere per loro un perfetto estraneo. E' per questo che la musica fa sempre meno fatica ad avere un pubblico di ammiratori che non siano necessariamente addetti ai lavori. Per la musica posso dire che ho più pubblico, ma non che questo recepisca meglio il messaggio. Per l'arte visiva (e in questa comprendo anche il cinema e il teatro) il discorso è opposto: questo perchè a fruirne è un pubblico inferiore ma di addetti ai lavori... sempre che ci siano addetti ai lavori competenti. In definitiva tutto il mio lavoro è estremamente fruibile perchè è il mio gusto ad essere tutto sommato “popolare” per quanto il popolo così detto sia l'esatto contrario dell'arte.

Nelle tue opere il dato reale è continuamente sondato con un certo distacco. Sembri voler “oggettivare” la realtà, quasi “cronicizzarla”...
E’ un’ottima e giusta osservazione. Se c’è una cosa che mi causa il più grande dei raccapricci, è la finzione, l'artefazione, la mistificazione, l'alterazione e così via. Io trovo che la realtà non possa essere suscettibile di giudizi di valore. La realtà non è né bella né brutta; è così ed è la materia prima su cui lavorare. Purtroppo nell'arte si è giunti ad un livello di aberrazione tale che bisogna riproporre la realtà passando per la finzione... Anche questa è burocrazia e noi non abbiamo che artisti burocrati, contorti, furbi. Io sono dell'idea che i testi vadano compresi, la musica possa essere memorizzata, gli oggetti visti chiaramente, il cinema debba essere totalmente privo di scenografie. Se c'è un mestiere che solo a sentirlo nominare mi causa il volta stomaco, è quello di scenografo... lo scenografo e l'arredatore e il costumista ed il truccatore. Senza poi considerare quelli che alterano le fotografie perchè per “sbaglio” nell'immagine è anche venuto un sassolino che “davvero guasta tutto”. L'arte delle manicure. Solo copertine, solo confezioni.

Spesso nelle tue installazioni sono presenti elementi naturali in contesti che naturali non sono. Come mai questa scelta?
Mi affascinano i soggetti chimeriformi perchè nella loro alchimia è presente l'intero esistenziale umano. Tutto ciò che esiste è naturale. L'uomo invece è l'unico animale che va contro natura, ma anche questo è naturale..

Che rapporto hai con la critica (musicale, cinematografica, artistica)?
La critica parla sempre bene di me, dunque ho un buon rapporto con la critica. Solo una volta mi sono pentito di aver rilasciato un'intervista al “Mucchio Selvaggio” perchè il mio linguaggio ed i miei contenuti sono stati completamente travisati. Ciò che dico ha senso solo se detto come posso dirlo io, altrimenti è davvero come con un grande attore di cui si fa scempio con il doppiaggio (in italiano...). La critica musicale apprezza molto il mio lavoro, ma in definitiva tutta la critica apprezza tutti i miei lavori e questo mi lusinga, ma come ti ho già detto, è perchè non produco lavori impopolari. Per quanto bisogna ammettere che la critica spesso va giù di testa per le cose che non capisce. Questa è un'altra verità.
Ed ora verso quale direzione intendi muoverti? Quali sono i progetti per il futuro?
E' in fase di registrazione il mio quarto lavoro musicale (sarà però solo il secondo in ordine di pubblicazione). Ho dei concerti estivi e da ottobre dovrebbe partirmi una tournèe. Per le mostre ce ne sono in programma alcune più o meno importanti e da settembre inizio una collaborazione biennale con l'istituto Fresnoy di Tourcoing (nord Francia) come regista e musicista. Ma forse volevi conoscere gli sviluppi della mia ricerca: quella si sviluppa ora per ora, dunque faccio fatica a dirti a che punto possa essere arrivata già domani.


26 luglio 2003

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Christian Rainer, italo austriaco, nasce nel 1976. Da anni è attivo, in qualità di autore, in diverse discipline artistiche quali la musica, le arti visive, il cinema ed il teatro.