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Ho cambiato idea, 2003
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di Luca Panaro

Penso di interpretare la curiosità di molti nel chiederti che cosa significano quelle frasi ambigue in stampatello che intercalano la successione orizzontale di questo tuo ultimo lavoro...
Le frasi sono elemento fondante della dimensione narrativa del lavoro. Possono essere frasi pronunciate dall'altra stanza o ricordate da conversazioni del giorno prima, oppure idee che risuonano nella mente di qualcuno che riflette sulla propria condizione. L'ambiguità crea tensione, suscita la sensazione che ci sia qualcosa di incombente sull'equilibrio precario che caratterizza le immagini. L'accostamento delle frasi ambigue alle scene in cui sembra non accada niente, richiama l'idea dell'implosione oppure della premeditazione di un cambiamento radicale. Non viene narrata una storia precisa, esistono più chiavi di lettura, si possono costruire diversi racconti. Le frasi introducono poi l'elemento sonoro. Risuonano in testa e permettono di sentire anche il fruscio delle lenzuola, le pagine dei libri, il suono sordo dell'anta del frigo oppure lo scarico del lavandino, invitano ad entrare nella situazione.

Mi dicevi, che prima di iniziare a dipingere queste tavole sei entrata in contatto con la coppia di amici che hai poi ritratto. Ma la cosa che più mi interessa in questa fase propedeutica riguarda l'utilizzo della fotografia. A cosa ti serve la macchina fotografica?
Viene utilizzato un mix di linguaggi, si crea un'intersezione tra la narrazione cinematografica, che ci ha abituati al fatto che quando non succede niente dobbiamo preoccuparci, la fotografia e la pittura. La fotografia serve per procurare la materia prima su cui lavorare, preleva frammenti reali. Serve per relazionarsi con gli spazi e gli oggetti intimi di altre persone, consente in sostanza di frugare tra le loro cose private. Nello stesso tempo permette di creare delle "messe in scena", fa sì che i modelli possano recitare all'interno di situazioni che si adattano ad un mio progetto. Il risultato è un intreccio tra realtà e finzione. Questo aspetto si lega alla sensazione che l'individuo contemporaneo ha di vedersi vivere, di sentirsi protagonista di un episodio cinematografico. La forza del mezzo fotografico è in questo caso la sua capacità di creare le condizioni per cui i soggetti recitino se stessi davanti all'obiettivo. Il passaggio dalla fotografia alla pittura aggiunge un surplus simbolico alle immagini. I mezzi della pittura per loro natura permettono di creare un contatto intimo con le situazione precedentemente fotografate, di approfondire l'indagine sulla realtà, soprattutto la dimensione intuitiva di questa indagine.

Cosa ti ha lasciato questa full immersion visiva (ma non solo), anche un pò voyeristica, nella quotidianeità della vita di coppia?
Se mi fosse totalmente chiaro cosa questa immersione mi ha lasciato, allora smetterei di lavorare. L'unica precisazione che posso fornire a proposito è che mi interessa indagare la realtà, individuare la radice degli aspetti allucinanti che la caratterizzano, tra cui l'individualismo. Uno degli aspetti principali della società contemporanea è la sua liquidità e la conseguente incertezza che costringe l'individuo ad adattarsi a cambiamenti continui, a reinventarsi in modo elastico. Questo aspetto si riflette sulle caratteristiche delle relazioni interpersonali che rischiano di durare "fino a nuovo avviso" e di portare alla solitudine e all'impossibilità di condivisione autentica.

27 agosto 2003

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Chiara Tagliazucchi è nata nel 1972 a Modena dove vive e lavora.