di Luca Panaro
Qual è la prima domanda?
Il "raccoglitore" di fototessere degli anni '70 si riconosce
come il precursore della Mail-Art di oggi ?
Sì..., c'è un libro, forse il primo sulla Mail-Art...
soprattutto sui "timbri d'artista", degli anni '70, dove la mia presenza
è ben documentata. Poi ho fatto altre cose con la Mail-Art, per
esempio ho fatto Azione a distanza ; si trattava di invitare persone
a documentare lo spostamento di un oggetto. Era molto interessante immaginare
che nel mondo - parecchie di queste lettere sono infatti andate in Cecoslovacchia,
nel Nord- Europa, in Sud-America, in Uruguay, Paraguay... - in seguito
all'arrivo del mio invito, ci fossero degli oggetti che si muovessero,
venissero spostati; come se la materia si dematerializzasse ed acquistasse
una mobilità ed una leggerezza inaspettata. Proprio in questi
giorni ho letto che c'è attenzione per questo tipo di operazioni.
L'Azione a distanza maggiormente conosciuta tramite cataloghi
e articoli a lei dedicati, documenta lo spostamento di una macchina
da scrivere dal suo luogo abituale - il tavolo di uno studio - ad un
luogo abbastanza insolito, il water...
...è stato un austriaco... Peter Weibel che poi è diventato
direttore di alcune edizioni del padiglione austriaco della Biennale.
Ma l'opera che oggi è considerata rappresentativa di Franco
Vaccari è sicuramente Lascia su queste pareti ...
...una traccia fotografica del tuo passaggio. Sì..., è
forse quella che riassume in modo più emblematico il senso delle
Esposizioni in tempo reale, dove il meccanismo di queste ultime
è più evidente e precisamente applicato...
...la cosa interessante è che tutto è lasciato al caso;
la cabina photomaton della Biennale del '72 - che ha riscontrato
l'adesione di molti - poteva benissimo non essere utilizzata da nessuno.
Vero ?
Sì..., la possibilità che il progetto fallisse dava a
questo una dimensione di rischio. E siccome in quegli anni ero in polemica
con il mondo dell'arte, mi sembrava giusto dimostrare che le previsioni,
le anticipazioni che le gallerie diffondevano - funzionando come luoghi
della rassicurazione - in realtà non erano altro che uno scollamento
fra il mondo dell'arte e la realtà; quest'ultima infatti è
imprevedibile. Facendo delle operazioni che avevano un margine notevole
di rischio, introducevo quell'elemento che faceva sì che l'opera
si imparentasse con la vita e in questo modo avesse un aspetto più
reale. Il rischio era il prezzo da pagare per far passare l'evento artistico
dalla virtualità alla realtà.
Lo spettatore-attore che decideva di immortalarsi in una strip
doveva pagare oppure...
Doveva pagare. Anche il pagamento era un'altra delle strategie utilizzate
per rendere più reale il fatto; solo se esiste uno scambio effettivo
il rapporto diventa reale.
E' emersa una grande creatività dalle immagini prodotte dagli
ignoti protagonisti del suo lavoro. Chi ha giocato col proprio volto
come un bambino davanti allo specchio e chi si è lasciato andare
a primordiali voglie di nudità. Tutto però con un certo
gusto artistico, riprendendo o introducendo gesti, posture e tematiche
già viste nel mondo dell'arte o che proprio in questo campo verranno
utilizzate in futuro. Un ulteriore dimostrazione della continuità
tra arte e vita ?
E' chiaro, ci sono dei gesti che ricordano in maniera precisa espressioni
compiute da artisti, per esempio di Bruce Nauman sono stati ripetuti
i vari modi di atteggiare il viso; poi ci sono dei gesti più
profondi che appartengono al nostro inconscio, per esempio i vari atti
di esibizionismo. Ma la cosa più interessante è notare
come le prime fotografie esposte siano state quelle dai comportamenti
più inamidati, poi, man mano che uno dei partecipanti introduceva
un elemento di comportamento nuovo, questo diventava stimolo per azioni
più libere. La mostra nel suo complesso era come un organismo
vivente in cui ogni tanto apparivano delle mutazioni; queste diventavano
un tutt'uno con l'organismo tanto da essere ritrasmesse. Quello che
comunque a me interessava maggiormente era intervenire sul rituale espositivo;
il rituale classico prevede la presenza di un'autore e delle sue opere
presentate al meglio, mentre in questo caso l'opera era inizialmente
allo stato potenziale, era caricata di tutti i rischi possibili, e soprattutto
l'autore non era presente, era praticamente scomparso lasciando un meccanismo
in funzione che lo sostituiva. Quindi quelle che erano le regole fondamentali
del momento espositivo venivano intaccate alla base. Quest'opera, apparentemente
semplice, in realtà ha una struttura molto complessa perché
interviene sia a livello iconico - si sono ottenute immagini che mai
si sarebbero prodotte se dietro alla macchina ci fosse stato un fotografo
a dirigere la posa - sia per quanto riguarda la smitizzazione dell'autore.
L'ambiente oltretutto era completamente vuoto. Alle dieci di mattina
del giorno dell'inaugurazione io mi sono limitato a fare la prima strip,
poi non sono più intervenuto; ho solo documentato fotograficamente,
confuso fra gli spettatori, la crescita d'interesse che la mia operazione
suscitava. Un altro elemento di assoluta novità per i tempi era
l'effetto feedback (controreazione) cioè gli elementi
che si presentavano innovativi modificavano le fasi successive di crescita.
Questo elemento di innovazione, di mutazione, che agisce sulla stessa
crescita dell'oggetto, è qualcosa che non era neanche vagamente
contemplato in quelle che allora erano le opere d'arte più libere,
gli happening . Questi ultimi infatti hanno un canovaccio abbastanza
preciso e la loro struttura è lineare, la loro apertura al caso
è molto più debole di quella delle Esposizioni in tempo
reale.
Dalla posta, alla posta elettronica. Anche lei ha fatto il grande
passo con Atelier d'artista (in rete dal 21-06-'96 al 21-01-'97,
poi alla casa del Giorgione a Castelfranco Veneto, nonché in
un elegante CD-Rom), portando le Esposizioni in tempo reale
su Internet. Anche in questo caso, come nel '72, lo spettatore-attore
doveva dimostrare la sua volontà di partecipazione col denaro
?
Questa Esposizione in tempo reale ha avuto una pagina di pubblicità
su "Art forum". In seguito all'uscita di questa pagina c'è stato
un picco d'attenzione nell'accesso al sito. Nella pubblicità
però, non era precisato che il materiale, spedito per e-mail,
sarebbe stato inserito gratuitamente. La cosa è al di fuori della
mentalità degli americani che probabilmente avranno pensato ad
un luogo d'accesso a pagamento (per l'inserimento del materiale , non
per la visione); molte adesioni si sono perse in questo modo...
...l'invito era però indirizzato soprattutto ad una cerchia
ristretta di persone... difficile pensare che un'artista si fermi davanti
ad un simile ostacolo.
Comunque è stato un grosso filtro, perché Internet implica
un'azione molto veloce, e quando questa non c'è non ci si avventura
in ricerche che a priori possono sembrare faticose.
Riversando Atelier d'artista su CD-Rom ha dato memoria
al web, che memoria non ha. Ma ha anche tolto freschezza all'opera,
sottraendosi al "gioco" di Internet.
Ma veramente il "gioco" di Internet non esiste; in realtà Internet
è una rete dove si trovano tutti i giochi possibili. Quindi,
il mio, sarà un "gioco" poco giocato ma certamente un "gioco"
possibile.
Mi parli dei suoi rapporti con la "critica d'arte".
Gli storici dell'arte parlano non in base al valore dell'opera, ma in
base al valore che alcuni artisti sembrano trasmettere per il fatto
che si parli di loro. In Italia c'è una certa esterofilia. Credo
sia il paese più esterofilo d'Europa, e quindi sono in genere
penalizzati gli artisti italiani rispetto a quelli stranieri. Nel mio
caso, credo che un certo tipo di emarginazione sia dovuta al fatto che
io non conduco una vita particolarmente mondana, ma anche perché
alcune cose che io ho fatto non sono state ancora capite.
Soffre del fatto di non essere costantemente presente nel dibattito
storico-artistico ?
Sono dell'opinione che l'eccesso di esposizione consumi; ma è
anche vero che non bisogna poi eccedere in senso opposto (risata). Anche
se non sono sempre stato sotto ai riflettori la mia presenza ha comunque
sempre serpeggiato. Sono andato tre volte alla Biennale di Venezia con
la sala personale, a distanza di un decennio circa l'una dall'altra
(1972,1980,1993) e invitato da tre critici diversi; una persistenza
della mia presenza abbastanza buona.
Il filone artistico di cui lei ha fatto parte non ha riscontrato
- almeno in Italia - la stima ricevuta invece dall'Arte Povera o dalla
Transavanguardia...
...negli anni '70 la situazione italiana veniva identificata all'estero
con l'Arte Povera, e quest'ultima ha ricoperto per tutti gli anni '70
con la propria presenza l'Italia. Alla fine degli anni '70 è
cominciato il fenomeno della Transavanguardia e per tutti gli anni '80
è andato avanti. L'Arte Povera, dopo un periodo di sbandamento,
ha tentato di saldarsi con la Transavanguardia tanto è vero che
molti artisti poveristi si erano rivolti alla pittura (Merz, Kounellis...).
Tutti gli altri fenomeni caratteristici degli anni '70 (Narrative, Body
e Land Art...) sono rimasti in questo modo occultati. Io credo di essere
stato uno dei primi ad adoperare la Narrative Art ; sono stato
presente nelle mostre più importanti fatte in Italia su questa
corrente artistica, però, è stata la corrente stessa a
non avere un'attenzione particolare, pur essendo l'elemento veramente
nuovo che ha permesso il passaggio dall'arte concettuale a fasi più
dolci, sfociate poi in un ritorno alla pittura.
Con quale etichetta cataloga la sua opera ?
Ho inventato due formule: nel campo della fotografia Inconscio tecnologico,
in campo artistico Esposizioni in tempo reale. Quest'ultimo è
un concetto che credo mi debba essere riconosciuto. Adesso si sente
parlare in tanti modi di "tempo reale"; è un termine di moda,
tanto è vero che ha dato il nome anche ad una trasmissione televisiva
di grande successo di pubblico. Però, chi parlava di "tempo reale"
in termini precisi a partire dal 1969 ?
Franco Vaccari.
Esatto.
Lei ha anche pubblicato una rivista, "Potlac"...
...la rivista in realtà non è mai uscita; è stato
raccolto del buon materiale e poi quello che doveva essere l'editore
- come spesso succede soprattutto per le riviste - si è reso
latitante per cui il mio progetto è rimasto allo stato embrionale.
Era troppo controcorrente per quei tempi ?
No, il problema era finanziario. Rendere interessante "Potlac" avrebbe
comportato una spesa superiore alle previsioni.
E della sua esperienza di regista ( La placenta azzurra, I cani lenti
...) cosa mi racconta?
Questa è stata un'esperienza che ha abbracciato un tempo relativamente
breve della mia attività; solo recentemente ho ripreso in mano
questo materiale e devo dire con una certa commozione nel vedere nel
mio lavoro una freschezza conservata nel tempo. I cani lenti è
stato proiettato a Milano, Bologna... con grande successo di pubblico.
Ho anche partecipato ad una delle prime mostre internazionali di Video-Arte
a Graz in occasione di quello che loro chiamano Trigon: una biennale
dove partecipano gli artisti dei paesi confinanti con l'Austria. E'
qui che mi sono accorto che la Video-Arte era spesso un sistema che
consumava tempo (dello spettatore); le prime realizzazioni fatte in
area concettuale erano di una lentezza esasperante. I fenomeni che venivano
evidenziati erano micro-fenomeni, e la durata era sempre inversamente
proporzionale al contenuto (vedi Empire, Sleep, Eat...
di Andy Warhol). Uno degli imperativi per chi voleva realizzare opere
in quella direzione era la lentezza esasperante. Io invece ho voluto
utilizzare il video in modo da eliminare questo elemento di dispersione
temporale. Utilizzavo il video, ma non con lo scopo di ottenere alla
fine una videoregistrazione. Una delle opere che credo siano meglio
riuscite è Il mendicante elettronico del 1973 dove un televisore
con la scritta IL CIECO TORNA SUBITO sostituiva il mendicante in carne
ed ossa; come se chi chiede l'elemosina si potesse permettere il lusso
di un video. Il sottotitolo era - parafrasando McLuhan - IL MEDIUM E'
IL POTERE.
La prima domanda che sorge spontanea nel vedere i cataloghi o le
recensioni in cui lei compare è : quale relazione ha l'opera
di Vaccari , se confrontata con quella di altri fotografi della cosiddetta
"Scuola emiliana di fotografia" ? E' infatti curioso il vedere Viaggio
+ Rito (1971), Lascia su queste pareti una traccia del tuo passaggio
e 700 Km per un'esposizione / Modena-Graz (1972) oppure Viaggio sul
Reno e Omaggio all'Ariosto (1974)... affiancate ad opere di G.Basilico,
G.Guidi o addirittura di F.Fontana (e la sua astrazione anacronistica).
Ma "che c'azzecca", direbbe un noto politico italiano ?
Mi sento legato a questi autori per motivi di vita vissuta, ma non certamente
per affinità culturali; la loro problematica è molto diversa
dalla mia.
Perché allora ci sono autori che insistono nel trovare legami
fra artisti così diversi ?
Questo dimostra come le cose che dovrebbero essere super-evidenti; evidenti
invece non sono.
...ne somiglianza stilistico-iconica, ne tantomeno vicinanza teorica.
Niente, assolutamente niente.
Sicuramente - mi corregga se sbaglio - se le chiedessi quale artista
ha influito maggiormente nella sua carriera artistica, lei mi risponderebbe;
Duchamp. Invece io le chiedo, quale artista della nuova generazione
le piace maggiormente?
Negli anni '70 mi sono sentito in consonanza con Vito Acconci, anche
se le sue opere attuali mi lasciano perplesso.
...oggi...?
Pietroiusti, Vaglieri ...
Per concludere, mi tolga una curiosità; perché così
poche sue opere sono esposte nei musei del mondo ?
C'è qualche cosa alla GAM di Bologna, però non è
esposta, a Livorno, a Graz, al museo di Hannover e a quello di Bonn,
tutto sommato poche opere, forse perché il mio tempo è
stato assorbito dalla progettazione e dalla ricerca e non sono stato
a promuovere più di tanto il mio lavoro.
Molte opere risultano infatti "proprietà dell'artista"...?
Sì, le custodisco gelosamente perché odio i problemi pratici
e quindi voglio evitarmi il fastidio di andare a reperirle per le eventuali
mostre, con i relativi problemi di trasporto. Le poche opere che faccio
assumono le dimensioni del bagagliaio dell'auto che possiedo in quel
momento.
Avrà avuto automobili molto spaziose vista la mole di certe
sue opere ...?
Sì... (risata).
Modena, Mercoledì 24 febbraio 1999
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Franco Vaccari è nato a Modena nel 1936, dove vive e lavora.