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Giardino Zen2003.Installazione250 x 180 x 20 cmSabbia , teschio, cervo volante ,pianta secca, legno,Galleria marconi ,Cupramarittima (AP)
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Mezzogiorno mezzanotte2002Orologio, scatola di piombo, specchio, legno60 X 60  X 30 cm Pianissimo Arte Contemporanea,MilanoGiardino Zen2003.Installazione250 x 180 x 20 cmSabbia , teschio, cervo volante ,pianta secca, legno,Galleria marconi ,Cupramarittima (AP) BONSAI1999Misure variabiliVetroresinaInstallazione nella Fontana di Piazza De Ferrari,GenovaForesta celesteInstallazione 1998-1999Tela, ferro, inchiostro, ghiaia, ecc.550 x 370 x 370 cmMuseo d’Arte Contemporanea (Villa Croce) Genova

 

di Luca Panaro


I tuoi lavori sono caratterizzati dalla ricerca di punti d'equilibrio, sempre in bilico fra opposti elementi che si confrontano e si scontrano. E' questo il filo conduttore che unisce le tue opere?
Si apparentemente è così ma intorno a questo vivono tante altre domande, tante altre esperienze e interessi che poi si sintetizzano intorno a due punti d’equilibrio, opposti o simili come nelle opere BOLLA, MEZZOGIORNO-MEZZANOTTE.

Per quale motivo hai scelto l'installazione come strumento d'espressione artistica?
Questo metodo mi permette prima di tutto di lavorare con maggior libertà proprio per il fatto che posso usare svariati materiali e accostarli tra loro. Soprattutto penso che questo modo di lavorare è più vicino alla realtà perché si relaziona con lo spazio tridimensionale e accorcia le distanze tra opera d’arte e spettatore.

Nel tuo ultimo lavoro - presentato presso la Galleria Marconi di Cupra Marittima - quale messaggio hai voluto comunicare?
Non c’è proprio un messaggio che voglio comunicare ma più una mia riflessione, una mia idea sulle cose che ci circondano, sulle esperienze che viviamo, sulla situazione che ci coinvolge, quella politica, religiosa, sociale. In particolare l’installazione “ Giardino Zen ” è una metafora, una riflessione sulla continua lotta, sulla competizione, sulla continua sopraffazione, alla fine, tutto questo rende un'immagine un po’ grottesca, la ricercata serenità diventa morte, un “giardino di morte”. Nel lavoro “Mezzogiorno – mezzanotte” un orologio è posto a parete, incastonato in un box di piombo. Solo che le ore scorrono al contrario, quasi a farsi raccogliere. Uno specchio diffonde l’immagine di un orologio che cammina al contrario, ma intanto, cioè nel tempo in cui il tempo non illude, prosegue e basta. Solo la sua direzione è convenzionale, perché il tempo non scorre, il tempo “è” e basta. Il tempo è senza tempo.

La simbologia cinese che a volte compare nelle tue opere rappresenta il forte legame con le tue origini?
La simbologia che a volte compare nelle mie opere, anche se non di frequente, è comunque, spontanea e naturale, è una influenza delle due esperienze culturali che mi appartengono ed io non rifiuto né una né l’altra, anzi con loro devo relazionarmi.

Quali sono le sostanziali differenze (se ce ne sono) fra il mondo dell'arte occidentale, di cui oggi fai parte, ed il mondo dell'arte orientale, da cui provieni?
Sai oggi si beve caffè in Cina e tè in Occidente, questo per dire che le distanze sono sempre più relative e le influenze sempre più costanti; posso dire che l’arte occidentale si inclina sull’ “analisi e l’espressione” , e l’arte orientale si inclina sulla “sintesi e riflessione” .

13 febbraio 2003


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Qikai Zhang è nato a Pechino (Cina) nel 1967.