Giorgio Seveso:
C'è qualcosa di arcaico nel modo d'organizzarsi delle immagini di
Manzotti; qualcosa di antichissimo, di primordiale. Come ispirate dalle
pareti di grotte preistoriche, da Lascaux, da Altamira, esse si
concentrano infatti intorno al potere magico ed inquietante della sintesi
estrema, alla capacità evocante della forma "pura": una forma
decantata, rarefatta all'interno d'una visione che diviene limpida,
immediata ai nostri occhi (…)
Il solco di una tale poetica, viene da lontano ed ha, certo, precedenti
illustri nella pittura di questo secolo, da KIee a Mirò, in un certo modo
anche Chagall. Manzotti tuttavia non si è limitato a riguardare o
"risentire" quelle esperienze per tradurle nella sua personale
visione. Egli le ha interiorizzate allo stesso modo dei dati eterogenei di
tutta una cultura diversa e composita: come ogni vero artista autonomo ha
assimilato i materiali più ricchi e fruttuosi che ha incontrato, seguendo
soltanto lo stimolo della sensibilità, dando ascolto solo ai propri
bisogni espressivi.
Ne è emerso questo linguaggio di straordinaria freschezza e fecondità
lirica, in cui le immagini sono spesso come cancellate, attenuate,
consumate dalle acque della memoria e dei sensi. Ne sono nati questi fogli
preziosi e teneri, dipinti a fiato leggero quasi che l'artista lavori con
gli occhi della mente tenuti socchiusi... Sandro Morichelli:
Per Manzotti la ragione del dipingere è la necessità interiore di
trasmettere un messaggio di amore e di comunicazione; non a caso la
critica milanese ha definito le sue opere un "dialogo per
Immagini".
Egli si serve di simboli: l'anfora, il fiore, i pesci, la cui antica
significazione arricchisce ogni quadro di sottile magia.
Giuseppe
Di Bernardo:
(…) A volte provi la sensazione, magica e lirica ad un tempo, di
trovarti davanti a sopravvivenze arcane di antiche comunità cristiane,
una sorta di vita pulita e rarefatta dall'amore, dentro le catacombe,
l'emblema di un tempio, la testimonianza di un rito. |
Vittoria
Palazzo:
La pittura di Manzotti è tanto evidente quanto misteriosa. I
simboli di cui egli si avvale sono intesi come espressione di valori di
vita che hanno il preciso compito di indurci a pensare, di richiamare alla
gioia, alla comunicazione, all'amore. Tecnica antica in chiave nuovissima,
come antico e sempre nuovo è il destino dell'uomo (…)
Manzotti non vuole descrivere nulla bensì, servendosi di segni accettati
e quindi immediatamente leggibili, vuole provocare una reazione, una
precisa attenzione in chi guarda le sue opere. Li scrive per noi sulla
tela, usando una tecnica affresco, mezzo antico per un dire nuovo, li
propone attraverso i suoi segni significanti: pesci, anfore, figure,
fiori, simbolo di fede, libertà e amore, curiosi bisonti, profilo su
profilo, simbolo di forza combattiva per giungere alla salvezza (…)
Egli giunge a raccontarci qualcosa che trova un'eco dentro di noi e per
questo assume precisi significati. Possiamo decisamente affermare che la
pittura di Manzotti è "significante", attrae ed inquieta,
consola e commuove.
Si sono inoltre occupati del suo lavoro
in diverse occasioni:
Ibrahim Kodra / Remo Brindisi /Trento Longaretti /Peter Russel / Mario
Monteverdi / Paola Bonetti / Carlo Tognoli / Valentina Cortese / Luciana
Peverelli / C.Facchinetti / Severino Di Candia / Marino
Fioramonti / Ugo Moretti / Lino Lazzari / Fausto Libori / Letizia Mangione / M.Morandi /
Giuseppe Martucci / Pascal / Franco Sapi / Angela Martini Tessitore /
M.Protospatario / Buda / G.Pagani Paolino
Sei Milano e Telenova (Milano)
|
Manzotti con Camilo Guevara alla mostra delle fotografie
del "Che" a Milano nel 2003
Loredana
Mazzacurati:
(...) Manzotti è il pittore dei
sogni e delle fantasie, della realtà interpretata, della vita che nelle
sue tele sempre si allontana dal grigiore quotidiano per assumere le
ricche sfumature del mutare delle stagioni e dei sentimenti, vissuti con
intensità a volte rabbiosa. Sfumature, colori delicati e poi, a mostrare
tutta la carnalità dell'artista che non si accontenta di vivere solamente
in una dimensione spirituale, ecco che l'insieme dei colori e delle
immagini da interpretare diventa qualcosa di deciso senza essere stridente
o troppo delineato. Il sogno è ancora e sempre presente...
Lucio
Barbera:
(…) Ma soprattutto un arcaismo che sembra liberato dal tempo, sì che
non è facile distinguere se si tratti di un passato resuscitato o di un
futuro inventato, di qualcosa che emerga dalla cancellatura del tempo, o
di qualcosa che ora si sta scoprendo.
La figurazione, prima popolata di simboli (il pesce, il bisonte) e
fortemente simbolica, si è andata sempre più rarefacendo, così che
sulla godibilissima tela, resa materica dalla presenza di fondi sabbiosi,
che sanno di affresco, adesso si libera sempre più la forma pura, forma
che non è solo segno, quanto anche colore, in questa guisa utilizzato.
bibliografia principale:
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