The wounded city
prof.ssa Grazia Elia

 

 

 

LETTERA APERTA...
per la nonviolenza e la civiltà

di Eugenio Scardaccione

 Fiumi di parole, appelli di tutti i tipi,  una mole di legittime opinioni,  paure le più disparate,  orrori,  una “cinica” assuefazione bellica alla radio,  TV,  giornali,  un brutale terrorismo,  ingiustificabile,  un voto parlamentare“buio” ed amaro come quello del 7.11.2001.Mi verrebbe la voglia di chiudermi in me stesso, dichiararmi impotente,  costruirmi una “nicchia” insieme a coloro che la pensano come me (pochissimi o forse tanti,  non lo so!),  non riesco da giorni ad alzarmi la mattina ed immaginarmi qualcosa di diverso. Come continuare a fare  il dirigente scolastico, in un contesto educativo dove ogni giorno ci si appassiona  a far crescere le nuove generazioni. Mi piacerebbe continuare ad impegnarmi con il“Gruppo Educhiamoci alla Pace”,  girare per le scuole, associazioni,  comunità ecclesiali e gridare a squarciagola il mio incondizionato SI alla pace,  alla nonviolenza attiva,  alla civiltà solidale,  al creato pulito,  alla ridistribuzione delle ricchezze,  ad una tenerezza planetaria,  ad una quotidianità impegnata e sorridente. O forse è meglio rintanarsi a casa con  moglie e figli e godersi la tranquilla serenità familiare? 

Provo a scrivere questa LETTERA APERTA,  nella speranza che inizi una riflessione.

 Carissimi interlocutori,  al momento senza “voce” e “volto”!
La VIOLENZA,  senza aggettivi,  è protagonista insidiosa,  viscida ma presente nelle strade,  nelle relazioni,  nelle città, nelle case ed è capace di sfociare come un fiume in piena,  devasta,  travolge,  appanna il buon senso,  la ragione. Tutte le GUERRE,  anch’esse senza aggettivi,  dall’antica Roma,  ai sanguinosi e duraturi conflitti  bellici medioevali,  rinascimentali, moderni,  attraversando le decine di guerre contemporanee (Ruanda,  Sudan,  Cecenia,  Kurdistan,  Armenia, Timor-Est, Iran, Iraq, India, Pakistan, Bosnia,
Kosovo, Afghanistan,  El Salvador, Guatemala ecc)purtroppo ed inesorabilmente hanno nefasti e macabri comuni denominatori: morti, feriti, distruzioni, disperazioni,  inquinamenti, macerie, sconquassi irreparabili. Di fronte a ciò cosa  suggerisce la mia coscienza? E  quella degli altri?  Cosa bisogna fare per evitare dovunque le tragedie,  le violenze di ogni genere? Non si può che partire dalla propria realtà ma non si può far finta di niente,  è doveroso eticamente “indignarsi” e vedere oltre il proprio dito!

Non sono in grado, lo ammetto,  di elencare e proclamare certezze, non ce la faccio, forse argomentare discorsi ed avviare spunti di riflessioni sì, Ma può bastare?

      Probabilmente con un pizzico di semplicismo ,  è più facile sapere quello che non bisogna fare, in modo tale da evidenziare i tragici punti di debolezze delle Guerre.
 Ma come si fa a dare un’importanza  ed  un “peso” diverso ai morti? Chi può sentenziare e pontificare proclamando che un “caduto”irakeno , inglese, afghano, americano, mozambicano, messicano o australiano sono  diversi?
 
Ma non si afferma dappertutto e con tutte le “salse” che oggi non esistono più superiorità e purezze culturali, religiose, sociali?

Non è facile addentrarsi nel labirinto delle legittime opinioni tra chi si schiera a favore di un pacifismo istituzionale -Bobbio docet- mediante anche una gandhiana nonviolenza attiva e chi invece per mostrare i muscoli azzittisce il “nemico”una volta per tutte; c’è anche  chi è perplesso sull’uso delle armi,  però ritiene necessario e doloroso un intervento militare e dare una bella “lezione violenta” da impartire ai violenti.
Mi domando,  perchè queste tre posizioni non hanno lo stesso diritto di cittadinanza?

Perché non hanno  una paritaria considerazione?  Come mai i politici, i credenti,  i giornalisti,  i personaggi autorevoli,  gli intellettuali, i cittadini semplici, i “potenti” si affannano a privilegiarne qualcuna  a danno di altre? Allora decido, sommessamente , senza anacronistiche pretese , di fare alcune riflessioni apertamente, consegnandole con sobrietà e pacatezza a chi vuole prenderle in considerazione.

Spiragli di luce si possono costruire, anche faticosamente , forse senza vedere subito i risultati. Chissà camminare e pensare controcorrente può anche essere giusto, dubitando fortemente che una presunta maggioranza numerica schiacciante  oggi  a favore di questa guerra in Afghanistan  abbracci sempre e comunque la VERITA’. Io credo che si possa  e si debba ancora sperare in un mondo migliore, più sano, più giusto, colmo di gesti nonviolenti, sobri,  dolci, significativi. 

 Allora, desidero vivere con la convinzione di una specie di “incoronazione” della FORZA della RAGIONE e del CUORE che ce la può fare a  mettere in seria difficoltà la RAGIONE della FORZA e del CINISMO. 

 E per finire, voglio chiudere con le fresche, innocenti(che non fanno male)  dichiarazioni di quegli alunni di IV elementare di Francavilla Fontana(Br) quando scrivono: << NON DISTRUGGETE CON LA GUERRA I NOSTRI SOGNI!!>>

  Cordiali saluti a tutti,  nel frattempo qualche voce comincio a sentirla, qualche volto a scorgerlo!

*Eugenio Scardaccione, amico della nonviolenza, già obiettore di coscienza*

e-mail: mareug@libero.it

Bari, 9.11.2001 (oggi la mia splendida figlia Elisa compie 15 anni!)

N.B. Intanto, invio un messaggio di solidarietà e convinta vicinanza ai parlamentari che il 7.11.2001 hanno votato”NO” all’intervento militare dell’Italia.

 

 

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