La Peteide
poemetto di autore ignoto

Molti scrittori inneggiano
al gusto del cacare,
io credo sia più nobile
il peto encomiare.

Perché son molti e varii
i modi di tal bene:
è la natura provvida
da cui quel ben s'ottiene.

Dal ventre ch'è aggravato,
ne togli il triste flato,
e senza sbottonarti,
il peto puoi scacciar!

Del peto, or che ne fò?
L'esame ne farò:
vè il peto affievolito
che dicesi vestito,

v'è il peto ch'esce solo
e nasce dal fagiolo,
che a lungo il suono avanza
l'acuta sua fragranza!
V'è il peto brontolone
che vien dal peperone,

v'è il peto che spessissimo
sen va alla chetichella,
e figlio è, semplicissimo,
di gialla farinella.

E allora lo precedono,
e quasi avvien di sera,
le due sorelle eccentriche:
la loffa e la lumera.

Ma il peto salutifero
secondo me, e non sbaglio,
è quello che si genera
nell'olio cotto all'aglio.

Amici, dunque, unitevi
meco, e gridate lieti:
abbiano lode e vivano
gli svariati peti!!

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