Rosina
(Historiae di Roma)

Rosina dammela, dammela, dammela, dammela,
Rosina dammela, dammela, dammela per favor!
E no, e no, e no, e no che non te la do.
No, no, no, non te la do perché non ce l’ho.
Dai, dai dai, lo vedi come sei,
Agli altri la dai sempre, a me non la dai mai!

Ci narrano le storie che Romolo Quirino
dopo fondata Roma ci aprisse un bel casino;
poiché le bolognesi non erano vicine
dovette accontentarsi di vergini sabine.
Ma tutto questo avvenne in tempo assai lontano;
Adesso, in quei locali, ci han fatto il Vaticano.
E come disse Enea al iglioletto Iulo:
"Anche questa volta ce l’hanno messo in culo!"

Rosina dammela...

Il prode Muzio Scevola, brandendo il suo pugnale,
trafisse nelle chiappe, per sbaglio, un generale;
allora re Porsenna, per dargli una lezione,
gli fece abbrustolire la fava sul carbone;
ma il re, distrattamente essendosi voltato,
si prese nel didietro quel cazzo arroventato!
Il prode Muzio Scevola guardando sul catino
Le seghe d’ora in poi le spara col mancino.

Rosina dammela...

I tre fratelli Orazi, recandosi a duello,
invece delle spade affilavano l’uccello;
le spese di quell’atto le fecero i Curiazi,
che furono squarciati nel culo da quei cazzi.
Richiesero a Cornelia se avesse dei gioielli,
ed essa mostrò i Gracchi, ragazzi molto bello,
però non eran quelli i beni più adorati:
di negri avea un serraglio dai cazzi esercitati.

Rosina dammela...

Il prode Attilio Regolo, rinchiuso in una botte,
a furia di girare ne avea le palle rotte;
ma a forza di cazzate si fece un’apertura,
e con la fava fuoi frenava l’andatura.
Sebben frenata alquanto, la botte rotolava,
e al povero romano gli si sbucciò la fava;
così che quando giunse al fondo della valle
al prode Attilio regolo restavan sol le palle!

Rosina dammela...

Venne in Italia Annibale, sconfisse tutti quanti,
finché non lo incularono assieme ai suoi elefanti;
mentre lo combatteva il console Marcello,
un dardo gli si infisse diritto nell’uccello;
e Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore,
pagava una marchetta godendo per tre ore!
Dicono ancor ch’Enea, in grotta con Didone,
poiché era inibito si fece un gran raspone.

Rosina dammela...

Il console Camillo, urlando come un pazzo,
gettò sulla bilancia le palle con il cazzo;
gridò, rivolto a Brenno, stravolto e quasi in coma:
"Col cazzo e non coll’oro noi difendiamo Roma!"
Lo dice la leggenda, la storia non rinnega,
che Roma fu salvata per mezzo di una sega.
Si dice che Virgilio, poeta mantovano,
scrisse le Bucoliche tenendo il cazzo in mano.

Rosina dammela...

E Caio Giulio Cesare, varcando il Rubicone,
per non bagnasi il cazzo si fece un centurione;
il povero ufficiale che se lo prese in culo
per non bagnarsi il proprio dovette farsi un mulo!
E ancora il centurione, sentendosi inculato,
gridava ad alta voce: "Il nemico ci ha attaccato!".
Si dice che Caligola, imperatore pazzo,
pisciasse per il culo e cagasse per il cazzo.

Rosina dammela...

Cleopatra lussuruiosa, regina degli Egizi,
giocava fin da piccola con cazzi e missirizzi:
quando venne Cesare, il condottier romano,
accondiscese subito a prenderglielo in mano,
poi quando venne Antonio, dal cazzo prepotente,
lo prese ancor più rapida e più voracemente.
Infine, un giorno nero, moriron tutti quanti:
non le bastavan, misera, i cazzi d’elefanti;
allor la sventurata, nel fare un masticone,
sbagliò per una fava la testa di un pitone!

Rosina dammela...

Suo nonno Tutankamen, il re dei Faraoni,
si startra le piramidi ne avea pieni i coglioni;
fu allora che decise, in men che non si dica,
di andare per il mondo in cerca di una fica.
E quando infine, provvida, il re l’ebbe trovata,
pagò duemila talleri un’umile chiavata.
Gli venne in mente allora di quando era ragazzo,
chiavava come un riccio e non pagava un cazzo.
Il prode Tutankamen, il Re dei Faraoni,
tornò nella sua tomba a rompersi i coglioni.

Rosina dammela...

Diceva Cicerone al figlio Aristodemo:
"Con tutte queste seghe tu mi diventi scemo."
Rispose Aristodemo al padre Cicerone:
"Se faccio mille seghe divento senatore!"
Diceva Senofonte al figlio Leocofonto:
"Non farti troppe seghe sennò diventi tonto"
Rispose Leocofonto al padre Senofonte:
"Se non mi dai una figa io vendo il culo al monte!"

Rosina dammela...

Gridava Messalina, dall’alto dei palazzi:
"E’ meglioun dito indice che centomila cazzi!"
Le ripondea Nerone dal fondo del giardino:
"Ma scendi dal palazzo e fammi un bel pompino!"
Gridava poi distesa sul suo letto imperiale:
"Presto, ancelle, accorrete! Portatemi un ditale!"
Nerone le obiettava, con gusto sopraffino:
"Non preferire al cazzo il vile ditalino!"

Rosina dammela...

Gridava Messalina, fremente nelle nari:
"Tu, quante seghe al giorno, dì, quante te ne spari?"
Le rispondea Nerone, mangiando lepre al forno:
"Io me ne faccio venti od anche trenta al giorno!"
Gridava Messalina frenando la gettata:
"Portatemi una pezza, o muoio dissanguata!"
Le rispondea Nerone, seduto sul poggiòlo:
"A te non una pezza ci vuole, ma un lenzuolo!"

Rosina dammela...

Si dice che Nerone, dall’alto di una nave,
con contomila seghe sbiancasse tutto il mare.
Gridava Messalina dall’alto dei palazzi:
"Io voglio nella fica trecentomila cazzi!"
Le rispondea Nerone, dal fondo delle grotte:
"E’ meglio un culo, che cento fiche rotte!"
A loro poi obiettavano i nobili Romani:
"E’ meglio un bel figone che cento culi sani!"

Rosina dammela...

Si dice che Petronio, l’esteta decadente,
si nichelasse il bischero per renderlo attraente.
Nel latte delle asine Poppea, l’imperatrice,
faceva sempre il bagno, per quanto ci si dice:
ma una mattina tragica, la storia ci raconta,
sbagliò Poppea le asine coi ciuchi dela monta.
Così l’imperatrice, agendo in cotal modo,
si ritrovò, da improvvida, a nuoto nello sbrodo.

Rosina dammela...

Si dice che Camilla, la vergine romana,
per mantener la madre facesse la puttana.
Pisciavano i romani dall’alto delle arcate,
facendo con l’orina sublimi trogolate;
allora Vespasiano ebbe un’idea grandiosa:
riempì tutto l’impero d’orinatori a iosa.
Ma questo fatto ebbe delle ripercussioni,
perché i finocchi invasero codeste costruzioni...

Rosina dammela...

Si dice che Giuseppe, il santo falegname,
per risparmiar la colla, sborrasse sul legname.
E incazzato Gesù Cristo gridava:"Porco zio,
se la Madonna è Vergine, di chi son figlio io?"
Risponde la Madonna, alzando la sottana:
"Figlio mio, non sono vergine, sei figlio di puttana"
Queste son le historiae di Roma del passato:
tra Papa e Parlamento poi ci hanno inculato...

Rosina dammela...

 

Torna a IL GOLIARDA