INTRODUZIONE

 

La musica sarda e i canti folkloristici mi hanno sempre affascinato fin da bambina. Erano gli anni cinquanta quando i miei genitori avevano acquistato a Nuoro (dal signor Piero Madau) una bellissima radio in radica di ciliegio con il giradischi.Tutto il vicinato puntualmente si riuniva a casa mia per conoscere le notizie di cronaca “Bianca e Nera”. Spesso i vicini ritornavano di pomeriggio per l’ascolto di musica sarda.
Le mie sorelle ballavano con le loro amiche e volentieri insegnavano i passi di danza anche a me.
Quelle note musicali riempivano l’aria di gioia e di pace.
Tante volte, durante il gioco, i bambini ballavano nella strada.Ballavano persino le mie bambole di pezza e di granoturco che tenevo strette nel mio grembo nella piazza di “tziu Papassìnu” e nel cortile di “tziu Pretòre”.
Quelle note melodiose non le ho mai dimenticate e sgorgano dal mio cuore con impeto nei momenti d’ispirazione poetica.
Tutti i miei versi, siano essi allegri o tristi, sono stati composti seguendo il ritmo delle più svariate musiche sarde.
In questo libro viene presentata una parte del mio lavoro iniziato circa vent’anni fa e suddiviso in cinque sezioni di tipologie diverse:
- Storia e leggenda del paese di Ollolai. Ricordi e giochi d’infanzia.
- Affetti.
- Canti di buonumore e di allegria. (I nominativi presenti sono di pura fantasia, senza alcuna relazione con eventuali omonimi).
- Mali del mondo.
- Canti di fede e di devozione.
- Poesie in campidanese.

La lingua prevalentemente usata è quella centrale-logudorese, tranne alcuni versi scritti in campidanese.
Ho voluto affiancare una semplice traduzione letterale in lingua italiana per dare un aiuto al lettore che non ha dimestichezza con la lingua sarda e, per alcune poesie, anche la traduzione letterale (della quale si è occupata mia figlia Monica), in lingua spagnola, francese e inglese per un eventuale confronto con altre lingue.
Per quanto concerne la grammatica mi sono attenuta, in linea generale, alla Sintesi delle Norme di base “LIMBA SARDA UNIFICADA”, pur tuttavia ricorrendo in alcuni punti a certe espressioni tipiche barbaricine, e concedendomi licenza poetica in alcuni casi.


Maddalena Frau

 

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