Torbellamonaca
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P.D.Z. 22 Torbellamonaca (Roma)

Questo progetto di analisi e rielaborazione di un piano di zona per un tratto del tessuto periferico della città di Roma, é stato affrontato nel corso di Urbanistica 2 con il Prof.re R. Wallach. Il progetto é partito da un'analisi del tesuto urbano e delle sue caratteristiche, per poi approfondire i contenuti degli strumenti urbanistici vigenti per l'area e la loro reale applicazione. Dopo un'analisi dettagliata si é passati alla stesura di proposte per rendere compatibili gli strumenti urbanistici alle reali esigenze dei cittadini.

- origini -

Durante il periodo caratterizzato dalla presenza del sistema monarchico, Roma si estese fino a 5-6 miglia attorno al suo centro, questo territorio è chiamato l’agro romano antico, occupato in epoca romana da tribù rustiche.

Nel 312-337 d.C. inizia la decadenza di Roma: Costantino trasferisce la sede dell’impero a Bisanzio, donando al potere ecclesiastico vasti possedimenti terrieri, ubicati ad est della città. Questo determinò la decadenza fondiaria e agricola dell’agro.

Dopo la caduta dell’impero, la Chiesa romana prese possesso delle proprietà imperiali, ma solo nel Medioevo si poté assistere ad una rinascita dell’attività agricola e conseguentemente dei villaggi sparsi nella campagna. Questa situazione fu favorita dalle fondazioni di Papa Zaccaria (711-752), che incentivò la creazione delle domus cultae o villaggi sparsi.

La Chiesa col passare del tempo inizia a concedere appezzamenti di terreno a famiglie baronali, che diventeranno proprietarie in breve tempo di tutta la campagna. Il territorio in questo periodo diventa teatro di scontri sanguinosi tra faide per affermare il proprio controllo della zona, una conseguenza di questa situazione fu l’abbandono dell’attività agricola, che favorisce l’allargamento delle zone malariche.

Intorno al 1115, sorgono sparse nella campagna le caratteristiche torri, che costituivano dei segni giurisdizionali dei baroni e degli enti ecclesiastici.

La zona che attualmente ricade nell’area di Tor Bella Monaca e Torre Angela, apparteneva alla famiglia Monaci, che nel XIII secolo fece erigere la torre tuttora esistente ed ubicata all’interno della tenuta agricola Vaselli.

Il 7 Maggio 1319, Maria, vedova di Pietro Monaci, cedette il territorio a Landolfo Colonna.

Il toponimo della zona nasce proprio in questo periodo, e si evolve in successive soluzioni dialettiche, condizionate dall’imperfetta traduzione dal latino al volgare, che tendeva a femminalizzare i nomi.

Fu riferito a Paolo Monaco per poi divenire Turris Pauli Monaci, Paolo Monaco, Pala Monaca, Bella Monaca.

Era costume, nella campagna romana, che venduto un bene immobiliare, esso prendesse il nome del vecchio proprietario.

La leggenda legata al passaggio e al pernottamento nella torre da parte di Santa Rita da Cascia, è frutto della fantasia popolare e a tutt’oggi non si hanno riscontri storici su questo avvenimento.

I Colonna, in una data non conosciuta, donarono alla Basilica di Santa Maria Maggiore, la torre e cento ettari di terreno circostante, l’autorità ecclesiale conservò questa proprietà fino all’800.Intorno al XVI secolo, il cardinale Scipione Borghese, acquistò tutti i possedimenti intorno all’area di proprietà della Chiesa, aggiungendoli a quelli già propri di Torre Nova.

La tenuta di Santa Maria Maggiore, rappresentò in questo periodo un’isola nel mezzo di un vasto latifondo, e così rimase fino alla fine del ‘700, quando i Borghese riuscirono ad annettere questa parte di territorio ai loro possedimenti.

Fu Papa Pio VI° che ordinò agli enti ecclesiastici di vendere la sesta parte dei loro beni per far fronte alla crisi finanziaria del Vaticano, che l’invasione da parte dell’esercito francese aveva creato.

Il 1 Gennaio 1798, Giovanni Giacomo Acquaroni, acquistò la tenuta, che il 20 Ottobre dello stesso

anno riconsegnò ai canonici di Santa Maria Maggiore, a saldo di vecchi debiti contratti nel tempo.

Comunque questa breve permanenza a capo della tenuta, gli valse qualche secolo dopo, il riconoscimento dell’intitolazione della via principale della borgata.

Il 23 Marzo 1869, i Borghese ritornarono ad essere proprietari della zona, avendola precedentemente permutata con un’altra, facendo raggiungere alla loro tenuta la massima espansione, fino all’800, quando comincio il declino di questa proprietà.

Nel 1923, una Società anonima, alla quale dopo circa tre mesi si sostituì Romolo Vaselli, acquistò la tenuta di Tor Bella Monaca.

La zona conobbe così un periodo di stabilità fino alla seconda guerra mondiale, e fu proprio in questo periodo che la proprietà si ingrandì ulteriormente con l’acquisto della zona di Torre Angela.

Nel 1937 la Società Ernesto Breda, divenne proprietaria della tenuta adiacente, a sud della via casilina. Nell’area realizzo i propri capannoni che però dovette cedere due anni dopo all’Istituto autonomo fascista delle case popolari, che costruirà in questa zona il "Villaggio Breda", nel quale i primi inquilini si stabilirono a partire dal 1941.

Dopo la guerra iniziarono le vendite e le lottizzazioni, che in seguito diedero vita all’attuale borgata.

Nel ‘46, Romolo Vaselli cedette a Marino Giobbe e Pietro Moro 44 ettari della tenuta.

Il terreno fu frazionato in piccoli lotti, subito acquistati. I piccoli proprietari terrieri erano costituiti da soggetti residenti gia nella zona, ed avevano rapporti con l’azienda. Erano contadini che furono liquidati dal Vaselli con l’elargizione di terreni e case coloniche. Ci furono anche alcune famiglie provenienti dal vicino Villaggio Breda, che furono spinti a comprare altri lotti nella zona per fronteggiare l’allargamento del nucleo famigliare.

Il nuovo insediamento risultava privo di ogni servizio locale, la tipologia edilizia era rappresentata da case ad un piano, appena sufficienti alle esigenze famigliare.

Mancava l’erogazione dell’energia elettrica, l’acqua e la rete fognaria. La zona fu definita in senso dispregiativo dagli abitanti del Villaggio Breda: "la Corea".

Negli anni ‘50, si è assistito ad un’intensificazione della popolazione, proveniente in gran parte dal comprensorio dei castelli romani e dal frosinate, per i quali la via Casilina rappresentava il collegamento ideale con i luoghi d’origine. Vere e proprie colonie presero residenza nella zona, portando con se i loro stili di vita e le loro tradizioni paesane.

Sopraggiungono anche famiglie sfrattate, che ricorrono all’autocostruzione abusiva, impossibilitati a trovare altre soluzioni a basso costo. Successivamente arrivano persone anche da regioni diverse, soprattutto dalle Marche e dall’Abruzzo, giungono nella borgata su indicazione o consiglio di amici o parenti, in buona parte già residenti nella zona. Furono attratti dall’accessibilità dei costi delle aree e dalla facilità dei trasporti con Roma,rappresentati dalla via consolare e dalla ferrovia Roma - Fiuggi.

Negli anni ‘60, con il boom edilizio si è assistito alle prime sopraelevazioni da parte dei proprietari che cambiavano così l’aspetto morfologico dell’intero tessuto urbano. E’ proprio in questo periodo che nascono le prime palazzine.

 

Piano di zona 22 Torbellamonaca

Nella progettazione del modello insediativo, si è inteso realizzare i seguenti obbiettivi prioritari:

a) creare attraverso l’aggregazione delle zone residenziali in nuclei separati ed autosufficienti rispetto ad alcuni servizi primari, una dimensione urbana corrispondente al livello di quartiere (3000 - 8000 ab.), nell’intento di facilitare la vita associativa e di relazione degli abitanti.

b) garantire a tutte le abitazioni condizioni sostanzialmente equivalenti, sia rispetto ai collegamenti con la città, che rispetto alla fruibilità delle attrezzature, e alla godibilità del verde.

c) utilizzare l’edilizia non residenziale, sia a livello di nucleo che a livello dell’intero complesso, in funzione di centri di attività commerciali e terziarie, allo scopo di vitalizzare e migliorare la qualità urbana degli insediamenti.

d) servirsi delle indicazioni planovolumetriche per indirizzare la progettazione verso la scelta di tipologie ripetibili e valide dal punto di vista economico.

Il modello proposto dal piano si articola in cinque nuclei, serviti da un asse centrale di distribuzione, agganciato alla statale Casilina e al Grande Raccordo Anulare.

Dei cinque nuclei previsti, quattro hanno caratteristiche prettamente residenziali, con pesi variabili dai 3000 agli 8000 abitanti, mentre il quinto (1000 abitanti circa), collocato in posizione baricentrica rispetto al sistema, è costituito dalla concentrazione di attrezzature pubbliche e private ad uso oltre che dei nuovi insediamenti anche dell’intero settore urbano. Particolare attenzione è stata posta alla sua ubicazione, per consentire una facile accessibilità e porlo in collegamento diretto con la vicina 2^ Università di Tor Vergata.

Tutti i nuclei, inoltre, progettati singolarmente con caratteristiche di autosufficienza rispetto ad alcuni servizi primari, sono tra loro strettamente collegati tramite le infrastrutture viarie ed il sistema del verde che, diversamente attrezzato, funge da tessuto connettivo dell’intero complesso.

Una scelta progettuale precisa è stata infatti quella di ottenere, pur nella individuazione di alcune concentrazioni di unità residenziali, un tessuto urbano integrato e continuo, all’interno del quale fosse garantita la facilità dei collegamenti a tutti i livelli e la fruizione anche visiva del centro.

L’edilizia residenziale semplice è stata ubicata sempre a diretto contatto col verde libero o attrezzato; essa è differenziata in 13 comparti, all’interno dei quali, l’edificazione e subordinata all’approvazione di semplici progetti planovolumetrici o di piani d’intervento unitari.

L’edilizia mista, pure sottoposta a progettazione planovolumetrica, è invece articolata in 9 comparti, due per ogni nucleo residenziale, e uno per il centro di settore. In essi la parte di cubatura non residenziale è prevista al piano terreno e al 1° piano all’interno di una piastra spesso sporgente dal filo dei sovrastanti edifici residenziali e a volte collegante gli edifici stessi.

Piccoli sub-centri sono stati previsti all’interno dei singoli nuclei lungo gli assi della viabilità secondaria, utilizzando anche la percentuale di cubatura prevista dalle "Norme Tecniche" per i negozi.

Altri due comparti infine, sempre soggetti a planovolumetrico, sono destinati esclusivamente ad edilizia non residenziale. Il primo, ai margini della zona destinata alle attrezzature sportive, a carattere prettamente commerciale; il secondo, all’interno del centro e con maggiore cubatura, destinato ad attività terziarie come uffici, studi professionale, ecc.

Per essi, come per tutto il centro del settore, le indicazioni planovolumetriche, volutamente sommarie, dovranno esser sottoposte ad un particolare approfondimento progettuale in funzione delle specifiche destinazioni d’uso che vi si vorranno realizzare.

Una zona artigianale, di circa 2 ha, servita da un ampio parcheggio, è prevista all’imbocco della viabilità principale con la via Casilina.

 

Considerazioni

 

 

- Aspetti positivi: Si riscontrano ampi spazi aperti verso aree verdi, non sono presenti corti chiuse ed è da evidenziare un certo valore architettonico delle facciate degli edifici che sono ariose, ripetitive ma non stucchevoli, semplici e proporzionate.

 

- Aspetti negativi: Le tecnologie e i materiali usati non sono completamente chiari, non si hanno notizie su chi li ha proposti, accettati e pagati.

Setti portanti in cemento armato costituiscono gran parte delle pareti degli edifici residenziali che arrivano a terra.

Per ragione di coibentazione termica ed acustica, questi setti sono ricoperti dal cosiddetto "cappotto", un pannello sandwich di poliuretano espanso foderato da due strati di cartone cementato con uno spessore di 3 centimetri. Questo "cappotto", è non solo inconsistente e friabile ma addirittura infiammabile.

Un altro aspetto negativo riscontrato è da ricercare nella non attribuzione di spazi aperti e chiusi, nonché nella sottovalutazione degli ampi parcheggi presenti nei vari settori.

L’asse viario principale a veloce scorrimento, rappresenta un vero e proprio pericolo per i pedoni, costretti ad attraversarlo in più punti senza alcuna segnaletica a loro supporto.

La composizione architettonica ed urbanistica del piano non ha permesso uno sviluppo omogeneo dei diversi settori, si nota un generale isolamento dei comparti R1, R2, R3, R4, R5, M2 e M4, dovuto anche ad un insufficiente collegamento con il resto della zona da parte di un carente servizio di trasporto pubblico non all’altezza della domanda di trasporto effettiva.

 

TORBELLAMONACA

 

Torbellamonaca è l’ultimo degli interventi di edilizia pubblica di grandi dimensioni, per una popolazione di circa 20.000 - 30.000 abitanti. La sua realizzazione è stata decisa nel quadro dello stanziamento governativo, piano d’emergenza Andreatta ( Legge n. 25 del 1980), per alloggi che rimarranno di proprietà comunale, da destinare principalmente agli sfrattati. Al Comune di Roma sono stati assegnati, come è noto, 300 miliardi, 125 per acquistare case sul mercato edilizio e 175 per costruirne di nuove.

La decisione, presa nel Febbraio del 1980 dall’Amministrazione, di concentrare la maggior parte di tali fondi per nuove costruzioni, nel P.D.Z. 22 T.B.M., l’unico di grandi dimensioni ad essere fornito di strumento urbanistico attuativo operante, ha fatto scattare un’operazione che ripartisce in modo nuovo i compiti dei vari soggetti responsabili; dal committente, ai progettisti, alle imprese di costruzione, agli organi di controllo.

Il consorzio Torbellamonaca è così composto: ISVEUR 75%, COOPERATIVE COSTRUZIONI 20%, CONSORZIO TRA COOPERATIVE 3.5%, INTEREDIL 4.5%.

La concessione, divenuta operativa con delibera del Luglio ‘81. Il supervisore ai lavori resta il Comune di Roma, che istituisce una commissione di vigilanza presieduta dall’Assessore all’edilizia. I progetti esecutivi vengono approvati nel Gennaio del 1981.

Il centro commerciale è stato concepito per un’utenza di circa 300.000 unità;

-28.000 abitanti del Piano di Zona per negozi di prima necessità.

-dagli abitanti degli insediamenti circostanti per i negozi ed attrezzature a livello superiore, interquartiere.

-dagli abitanti dell’VIII^ Circoscrizione, residenti nella parte esterna al Grande raccordo Anulare, per i negozi e le attrezzature di livello urbano.

 

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