INTERVISTA DI ROCKOL AI MASSIVE ATTACK (10 Gen 1999) L'ultimo disco dei Massive Attack, "Mezzanine", si è rivelato una vera e propria incognita:
la stampa lo ha acclamato, ma ha anche raccontato che la registrazione dell'album
è stato un processo difficile e pieno di scontri tra i tre membri del gruppo.
Il suono cupo dei suoi brani è stato perfezionato durante una lunga tournée europea,
con alcune date di grande successo anche in Italia. I ricami, e le delicate atmosfere
sono state sottoposte alla difficile prova del palco. E con loro un nuovo passo
nella evoluzione di questo gruppo nato da un collettivo di Dj nei primi anni ottanta.
Dal successo delle classifiche, dal tour estenuante e lungo, nel 1999 i Massive
Attack ritornano nella piccola e sonnolenta Bristol, ad immergersi nelle visioni
e nella musica che alimentano le loro canzoni. 3D, Mushroom e Daddy G parlano
senza reticenze di queste fertili contraddizioni, di immaginazione e paranoia
creativa. Signori, comincia la lunga gestazione di un altro disco...
3D ha detto che "Mezzanine" è un album nato dalla paranoia. Sembra che ci siano
stati notevoli dissidi tra di voi, durante il lavoro di incisione... Mushroom: In realtà non ci sono stati i conflitti di cui ha parlato la
stampa, ma solo alcune difficoltà legate al fatto che c'era troppa roba su cui
lavorare. Ognuno di noi aveva molti spunti, e così ci siamo trovati a rielaborare
idee forti che non era facile armonizzare. In generale però direi che è proprio
questa mescolanza a rendere le cose interessanti. 3D: Io desideravo fare qualche cosa di diverso, ma appena ci siamo messi
al lavoro mi sono reso conto che non stavamo andando nella direzione che io sentivo
giusta. Di solito noi lavoriamo campionando i suoni che ci piacciono, trasferendo
tutto su computer e poi scrivendo su quelle basi. Questa volta invece si partiva
da suoni e strumenti nuovi, ma io non mi sono trovato a disagio: volevo usare
molte chitarre e mescolare quante più fonti musicali possibili. Questo è stato
solo l'inizio delle difficoltà; a un certo punto abbiamo avuto un momento di crisi,
eravamo stufi, ma bisognava sforzarsi di andare avanti perché avevo la sensazione
che c'era qualcosa di buono in quello che stavamo producendo. Daddy G: Una volta tornati in studio ci siamo accorti che i nostri gusti
musicali si erano molto divaricati, e che partivamo da punti di vista differenti
sulla direzione che l'album doveva prendere. Per evitare di scontrarci abbiamo
deciso di entrare in studio in momenti separati perché ognuno si potesse esprimere
liberamente, e così è nato questo album. ll fatto che sia così oscuro e contraddittorio,
è buono. E' un album sperimentale, e direi che non tutti amiamo tutte le canzoni
allo stesso modo.
Che definizione dareste - se è possibile - della musica di "Mezzanine"? Mushroom: Roba nuova, fresca. Un passo avanti. Noi facciamo musica per
noi stessi, è una attività puramente egoistica, e finché quello che produciamo
suona fresco alle nostre orecchie, tutto va bene.
Avete intenzione di fare dei lavori come solisti? 3D: Io ho remixato "Rabbit in your headlight", per il progetto
Unkle (primo singolo - cantato da Tom Yorke dei Radiohead - tratto da "Psyence
Fiction", l'album composto da James Lavelle e Dj Shadow per l'etichetta Mo Wax.
N.d.r.). Mi annoiavo, questa estate, e quando James mi ha fatto la proposta,
mi è sembrata una cosa divertente. E' veramente liberatorio fare qualche cosa
da solo, senza discussioni, semplicemente ti metti e fai. Credo che tutti noi
ci sentiamo in questo modo. E' anche per questo che abbiamo creato l'etichetta
Melankolic, per avere la tela su cui dipingere cose differenti. Prima di tutto,
abbiamo il lavoro di produttori: ci sono nuovi gruppi di Bristol, proprio ottimi,
che faranno molto bene. Ma poi, se le circostanze lo permetteranno, l'etichetta
ci darà la possibilità di esprimerci individualmente, spero.
E' opinione comune che la vostra musica si presti più di altre ad essere tradotta
in immagini. Che importanza hanno, per voi, i video delle vostre canzoni? Daddy G: Questa è una domanda per 3D. Già il suo nome è sinonimo di visione,
ed è suo lo sforzo di esprimere con le immagine tutto quello che abbiamo fatto
in questi anni. (3D, al secolo Robert Del Naja, nasce come writer e artista
all'interno del Wild Bunch, il collettivo artistico/musicale di Bristol da cui
sono cresciuti i Massive Attack. N.d.r.). Le idee dei video vengono sempre
dai registi, ma noi lavoriamo sempre a stretto contatto con loro, tagliando tutte
le cose che non ci piacciono o che non ci mettono a nostro agio. 3D: Abbiamo sempre detto chiaramente alla casa discografica che avevamo
le nostre idee, sia per quanto riguarda i video, sia per l'artwork delle copertine.
In generale tendiamo ad avere il massimo controllo su quello che facciamo. Non
ha senso passare un sacco di tempo in studio a scegliere in modo maniacale i suoni
dell'album, e lasciare il resto in mano ad altri. Il primo contatto di una persona
con il gruppo può essere la cosa più semplice - un poster o una pubblicità - prima
ancora che la musica. Per questo ci siamo sempre interessati a queste cose, e
curiamo tutto, dalla posta elettronica fino alla più piccola striscia di pubblicità
su un giornale. Ogni dettaglio è importante. Mushroom: Quando l'album è finito, capita che le immagini evocate dalla
nostra musica siano abbastanza forti... 3D: Invece, quando sei in studio, ti preoccupi solo di tirare fuori le
tue idee e di farle funzionare. I video sono ancora una cosa lontana, astratta.
Direi che le immagini possono essere uno spunto per un verso, o per l'embrione
di una canzone che poi prenderà la forma di musica e testi; ma quando scrivi,
nella tua testa si sviluppano solo suoni e musica. Insomma, non scrivi pensando
a delle immagini, ma insegui quello che ti succede nella testa. Daddy G: Abbiamo creato uno standard di qualità con i primi video che abbiamo
fatto. Diciamo che già da allora i registi ci hanno capiti bene, a un livello
molto intimo. Loro sanno cosa va bene per noi, e tirano fuori le idee giuste,
che ci rappresentano bene. Mushroom: Siamo stati molti fortunati a lavorare con persone che capiscono
la nostra musica e ci danno le loro idee, cose come bambini che cantano nell'utero
o condomini trasparenti o case inquietanti (il riferimento è, rispettivamente,
ai video di "Teardrop", "Protection" e "Rising Son; N.d.r.). Perciò direi
che i video sono molto importanti per i Massive Attack.
Ci parlate del vostro ultimo singolo, "Inertia creeps"? Mushroom: E' una canzone nata in modo interessante: durante il vecchio
tour abbiamo passato un po di tempo a Istanbul, in Turchia, e siamo stati
colpiti dalla musica Sufi. A Istanbul ci sono solo negozi di cassette e io ho
passato un po di tempo frugando qua e là finché non ho trovato alcuni nastri
che mi suggerivano delle buone idee. 3D: Così abbiamo trovato le battute, il groove, e la struttura dei cambi
della canzone. il testo in generale parla delle relazioni che non funzionano,
e in particolare di come le nostre relazioni possono disintegrarsi in ogni momento,
con le nostre ragazze lasciate a casa e noi sempre in giro che non siamo mai presenti.
Anche quando sei in studio, la musica ti porta in uno spazio mentale completamente
separato, non reale nè presente, e non sei più in grado di comunicare davvero
con le persone che ti stanno vicino ma non condividono la stessa tensione. In
queste condizioni è molto difficile tenere assieme una relazione in modo onesto.
Per usare una immagine, la canzone descrive il punto in cui moto e stasi si scontrano:
musicalmente volevamo dare l'impressione di qualche cosa di rotola via fuori controllo,
ma si ritrae allo stesso tempo.
Anche in "Risingson" - il singolo che anticipò l'uscita di Mezzanine - si
percepisce una sensazione di disagio che viene espressa molto bene anche nel video... 3D: L'idea per il video di "Rising son" era che noi ci saremmo
trovati, tutti assieme, in uno spazio che sta cadendo a pezzi, ma non necessariamente
in senso reale: forse quello che vedi accade solo nella tua testa, ma nel video
appare reale. Una specie di voyeurismo della immaginazione. Ecco, "Inertia
creeps" trasporta questa stessa idea dentro una relazione, e parla di gelosia
e odio e tutte queste cose.
Tutto il contrario per "Teardrop", un brano che comunica un senso di purezza
incontaminata... 3D: L'idea di un feto che canta già nel grembo materno era così semplice
e bella, che me ne sono innamorato subito. Naturalmente è stata suggerita dal
fatto che Elizabeth Fraser (voce dei Cocteau Twins, che interpreta la canzone
sull'album. N.d.r.) era incinta durante la registrazione. Secondo noi toccava
in primo luogo a lei approvare una idea del genere. Era una cosa molto delicata,
e non spettava a noi giudicare, perché essendo uomini, non possiamo capire che
rapporto c'è tra una madre e il suo bambino. Elizabeth ha accettato di cantare
davanti alla telecamera che avrebbe ripreso i movimenti delle labbra che sarebbero
diventati quelli della bocca del bambino. Molti trovano quel video un po
inquietante. A me piace il fatto che rappresenta l'inizio e la fine allo stesso
tempo: la paura prima di nascere e quella prima di morire sono la stessa cosa,
perché in tutti i due casi ti trovi ad affrontare qualcosa di sconosciuto. E'
la chiusura di un cerchio, come in "2001: Odissea nello spazio". Daddy G: A dir la verità, a me l'idea di un feto che canta - odio la parola
feto - non mi piaceva, all'inizio. Ero preoccupato, temevo che non avrebbe funzionato.
Ma poi - buffo - quando l'ho visto, ho detto: "cazzo, questa è una vera celebrazione
della vita", mentre io avevo pensato che sarebbe stato esattamente il contrario.
Permettete una piccola provocazione? I Massive Attack sono sostanzialmente
due Dj e un Mc con un eccellente gusto musicale. Cosa c'è di tanto speciale? Daddy G: Cazzo, certo che c'è qualcosa di speciale! C'è tutta una profondità
musicale, siamo dei malati di musica da anni. Abbiamo attraversato e assorbito
tutte le sfaccettature del panorama musicale inglese. Abbiamo gusto, ma non voglio
sembrare presuntuoso; è solo che siamo dei fanatici, Sin da quando eravamo con
il Wild Bunch, il nostro scopo era sperimentare in studio quello che ascoltavamo
ed esercitare le nostre idee in modo eclettico. Non credo che esistano altri gruppi
che abbiano complessivamente lo stesso background musicale che abbiamo noi. Mushroom: Secondo me è una serie di cose a rendere speciali i Massive Attack.
Innanzitutto il posto da cui veniamo, Bristol, che è un comunità molto isolata,
quindi non cè molto da fare se non inseguire i tuoi fantasmi musicali. Ecco
perché da lì viene questa musica così spiritata, capita anche a gente come Roni
Size. Poi c'è la nostra storia. Non siamo mai stati un gruppo vero e proprio,
ma un collettivo di Dj. Siamo dei drogati di vinile e abbiamo delle collezioni
di dischi incredibili. I Dj sono dei buoni ascoltatori e hanno orecchio per le
novità perché ne hanno bisogno per la pista da ballo. Daddy G: Poi, ... "due Dj e un Mc" ... in realtà, la tecnologia ci
ha insegnato a usare uno studio di registrazione, ma chiunque ormai può farlo.
Tanti entrano in studio ed escono con della merda perché non hanno immaginazione.
Invece, se tu hai le idee giuste, la giusta visione, e la perseveranza per portare
fino in fondo le tue idee, allora non c'è neanche bisogno di essere un musicista.
Certo, sperimentando ci possono essere dei punti morti o dei passi falsi, ma la
visione rimane. 3D: Sono d'accordo, e credo che questo riguardi tutti i gruppi, sia che
si tratti di quattro persone con gli strumenti in braccio o tre tizi con il computer.
Anche il musicista più bravo al mondo, se non ha idee, è finito, musicalmente
morto. Ogni canzone in cui mi trovo coinvolto deve essere il frutto di un processo
di elaborazione che guarda in avanti, ed è dinamico e frutto di immaginazione.
Se resti chiuso sempre nello stesso recinto, la canzone sarà noiosa. Per cui,
qualsiasi sia la tua opinione sui Massive Attack, chiamaci gruppo o collettivo,
la parola chiave è "immaginazione", e credo che dovrebbe esserlo per tutta la
musica.
Dall'uscita del disco a oggi avete fatto uno dei tour più lunghi della vostra
carriera. In che maniera suonare dal vivo cambia le vostre canzoni, e che importanza
ha per voi portare su un palco il suono costruito in studio? 3D: Il rapporto con l'esibizione dal vivo è molto soggettivo. Abbiamo fatto
bei concerti, abbiamo sempre incontrato bella gente e un pubblico entusiasta,
ma sono cose relative. Per me un concerto è un momento troppo fuggevole. Voglio
dire: sono molto soddisfatto di quello che facciamo dal vivo, sono contento che
siamo riusciti a sviluppare uno spettacolo dai nostri dischi, e mi piace il suono
che abbiano elaborato - mi piace proprio la sensazione fisica di quel suono, il
volume che esce dagli altoparlanti - ma certe volte quando sono sul palco mi accorgo
che tutti si stanno divertendo a parte io e non riesco a capire cosa succede.
Anche se il pubblico applaude, io mi sento completamente infelice e distaccato.
Ho tenuto una specie di diario del tour per esprimere questi sentimenti, ma quello
che ho scritto non sembra avere senso per nessun altro. Sembrano solo degli sbalzi
di umore, ma ognuno ha la sua reazione molto personale. Daddy D: Suonando cinque volte alla settimana è chiaro che dopo un po ci annoiamo, e quindi alla fine le canzoni cambiano abbastanza, dall'inizio alla
fine del tour.
Dopo la sperimentazione di "Mezzanine", e l'evoluzione del tour, in che direzione
andrà la vostra musica? Daddy G: Abbiamo esplorato territori diversi da quelli delle nostre origini.
Gran parte delle suggestioni di questo album, e soprattutto questo ruggito di
chitarre post punk, sono state portate da 3D. Mushroom non era proprio entusiasta
dell'idea di utilizzare tutte quelle chitarre, e io continuo a interessarmi al
reggae. La cosa positiva è che questo album è lontanissimo da tutto quello che
abbiamo fatto sinora. Perciò la prossima volta che torniamo in studio, potremo
fare quel che ci pare. 3D: Non riesco a pensare così avanti. La genesi di una nostra canzone è
troppo sperimentale per poterlo dire. Mentre siamo in tour, continuiamo a sentire
cose; scrivi qualche testo, poi torni in studio e lì comincia una nuova fase di
sperimentazione. Per noi non si tratta di decidere strategicamente in che direzione
deve andare il prossimo album. Daddy G: Le idee non le estraiamo dal cilindro: una concatenazione di idee
c'è. Abbiamo sempre incorporato nella nostra musica quello che ci piace senza
paura. Per quanto mi riguarda ci sono già milioni di idee, ma bisogna vedere quello
che succede quando torniamo a Bristol.
Dovremo aspettare molto anche questa volta? Daddy G: Naturalmente ci sono molte altre cose di cui ci dobbiamo occupare.
C'è l'etichetta, c'è la nostra vita privata - abbiamo bisogno di tornare alla
nostra vita normale. Ci accusano di essere pigri, ma ormai non possiamo più permettercelo,
il gioco si è fatto troppo grosso!