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Potemkin

28 Febbraio 2002

C’è un film comico italiano, appartenente alla saga di Fantozzi (per la precisione il secondo in ordine temporale), che in un episodio mostra i poveri ragionieri e geometri ,sfruttati dal capo-ufficio, inveire contro il capolavoro di Sergej M. Eisenstein, ‘La corazzata Potemkin’. Fu così che la drammatica pellicola del cineasta russo divenne famosa tra noi soprattutto per la storica opinione urlata da Fantozzi , umiliato per l’ennesima volta, di fronte ai colleghi stupiti e meravigliati. Quel ‘La Corazzata Potemkin’ è una cagata pazzesca’ ,con relativo boato d’approvazione sottolineato dalla voce fuori campo di Villaggio, è stata spesso citato da molti di noi sui titoli di coda di home video o  pellicole cinematografiche particolarmente lunghe e noiose. Ma ‘La Corazzata Potemkin’ oltre a non essere affatto una ‘cagata pazzesca’ non è nemmeno una pellicola lunga e noiosa, in parole povere non è un ‘mattone’ come si suole dire. Dura solamente ottanta minuti, movimentati e talmente pieni di spunti di riflessione e contenuti da poterne realizzare un colossal cinematografico a puntate. Alla fine di questa avventura cinematografica m’è venuto spontaneo sorridere, anche se proprio nulla c’è nel capolavoro di Eisenstein di comico, pensando che comunque quella citazione aveva in me creato un sentimento di curiosità fuori dal comune. Il sorriso era solo il concretizzarsi di un sentimento che nasce dalla speranza che ciò possa accadere anche per altri che in adolescenza avevano riso di fronte alla scena fantozziana. Sicuramente il famoso ragioniere ripeterebbe ancor oggi quella sua opinione, se torturato dai suoi superiori, ma sono altrettanto certo che il colto cinefilo Villaggio, già co-autore di due testi bellissimi con e di De Andrè, sia legato a quel film in maniera particolare e l’abbia voluto in quel modo non deridere o disapprovare ,ma tutt’al più omaggiare a suo modo. Tant’è che Fantozzi e i suoi colleghi subito dopo quell’applauso si scagliano contro il capo-ufficio e danno vita ad una sorta di rivoluzione proprio come quella del capolavoro di Eisenstein, film che è indubbiamente il perfetto e già definitivo sunto di tutte le rivoluzioni che siano mai scoppiate sulla faccia della Terra: il malcontento popolare, la prima timida reazione, l’appoggio della gente oppressa ed affamata, il tentativo di repressione da parte dei tiranni, il coraggio dei rivoltosi che mai si piegano di fronte ad una fine che sembra certa, la vittoria finale (in questo caso, ma non sempre purtroppo, senza colpo ferire) e la conquista della libertà. E se poi la libertà che deriva dalla rivoluzione è solo un’illusione come la storia contemporanea , maestra di vita , ci insegna dalla presa della Bastiglia in poi, giungendo fino alle splendide pagine della ‘Animal Farm’ orwelliana , beh questa è un’altra storia. A me preme solo far notare come il ventisettenne Eisenstein sia riuscito a creare il più attuale dei film sulla celebrazione della conquista della libertà nel lontano 1925, servendosi di mezzi antiquati e attori di strada , migliaia di splendide comparse, con una sequenza di fotogrammi ,di numero mastodontico, montati a ritmo serrato ed incessante senza pausa alcuna. Anzi, una pausa a dire il vero la si trova , ma talmente toccante , cruda e piena di significato che meglio non poteva starci; parlo del ripetitivo soffermarsi della cinepresa sul pezzo di carta poggiato sul cadavere del capo dei rivoltosi che reca la scritta ‘Per un piatto di minestra’.Potrei anche non fermarmi qui ma continuare a raccontarvi di altri splendidi segreti, stavolta tecnici, che si nascondono in questo capolavoro drammatico (anche in senso etimologico, anzi soprattutto). Ne citerò uno soltanto: riguarda la celeberrima scena della scalinata di Odessa, in cui il maestro gioca col viso di una signora nascosto da un ombrello bianco (come le divise cosacche) dal puntale nero (che ricorda le baionette) ; quel viso dicevamo, nascosto proprio come i cosacchi che iniziano ad imperversare sulla gente che acclama i marinai della corazzata e che il maestro decide di riprendere solo dopo alcuni secondi, quando già la folla fugge in preda al panico. E infine voglio citare l’occhio straziato, sanguinante della vecchia che diviene poi il cannone della Potemkin puntato sui cosacchi al servizio dei tiranni. Tutto ciò ,e molto di più ancora, in un’ora e venti scarse. E aggiungo che chi quella sera era con me ha per prima cosa sottolineato che non poteva credere che fosse già trascorso tutto quel tempo. Ennesima prova del tommasiano ‘se non vedo, non credo’ , del saggio consiglio del ‘prima vedere , poi giudicare’. Per gli amanti dei voti…ovviamente…10/10.

Luca