Mabi Col
 

[scritti]

 

Fiabe

La lingua del serpente

Anch’io ho finito per infilarmi in codesti racconti astrusi ma pieni di metafore che la lingua italiana chiama fiabe. Ogni tanto osservo le persone, i loro rapporti reciproci, gli avvenimenti e mi vengono in mente queste storielle, che poi diventano fiabe per adulti (l’opinione non è mia ma di qualche amico a cui ho propinato le mie nefandezze da leggere). Un amico di addormenta a una riunione e io m’invento il mago Pisolone ; un’amica indaffarata si sbatte qua e là a far beneficenza e nasce Antera, la fata dei diversi; gli uomini si lamentano delle donne e viceversa ed ecco Il re di Montesilvano. Alla fine ecco una raccolta che ho chiamato La lingua del serpente, per via del nickname. Insomma, la lingua del serpente è la mia.

on illudetevi: ne sto preparando un'altra con un nuovo personaggio: la Strega Veneranda.

 

Il mago Pisolone    

C’era una volta in un tempo non tanto lontano un mago un po’ strano. Era una brava persona, che cercava di non dare fastidio a nessuno, anche s’era un gran chiacchierone e raccontava storie inverosimili. Ma la gente, che lo conosceva bene, sapeva ch’era una brava persona e che questa sua mania di raccontare non faceva del male a nessuno, così faceva finta di stare ad ascoltarlo e dopo un po’ si distraeva e pensava a qualcos’altro. D’altra parte, quando c’era bisogno di un po’ di magia, il primo mago ad essere interpellato era proprio lui, perché aveva una grande esperienza, era stato un po’ dappertutto e conosceva un sacco di ricette e di formule magiche. Il buon mago, però, aveva un difetto: ogni tanto mentre stava facendo una magia, si distraeva e si addormentava, lasciando tutti sospesi a metà, congelati fino al suo risveglio. Così la gente dal mago ci andava sempre in compagnia di qualcun altro: l’uno per la magia e l’altro per tenere sveglio il mago. Il mago si chiamava in un altro modo, un nome che nessuno conosceva più da un pezzo, perché per questo suo difetto qualcuno lo aveva soprannominato Pisolone e oramai tutti lo chiamavano così da secoli.

Un giorno s’era presentata una vecchina tutta grinzosa e piena di dolori reumatici a chiedere se per favore avesse potuto ringiovanirla e farle tornare la forza che aveva da ragazza.

- Ma certo! – rispose il mago e si diede un gran daffare fra provette e beute, facendo un gran fumo bianco e pronunciando una serie di parole magiche importantissime. Solo che sul più bello s’addormentò. Così la vecchina, che ancora giovane non era diventata, rimase lì a metà, né vecchia né giovane, né debole né forte, né liscia né ruvida. E le toccò di aspettare 10 anni che il mago si risvegliasse per finire l’incantesimo. Solo che il mago, quando s’era risvegliato, non ricordava più a che punto della formula fosse arrivato e la vecchina rimase per sempre una signora di mezza età. Non era contenta, ma non era nemmeno proprio scontenta, perché per una che ha conosciuto la vecchiaia anche la mezza età può andare bene.

Qualche tempo dopo, si presentò una signora grassa, ma tanto grassa che quasi non riusciva più a camminare. Era disperata perché aveva un mucchio d’impegni e quasi non riusciva più a salire sul tram da tanto che s’era allargata. Il Mago si rese subito conto che solo lui avrebbe potuto fare qualcosa e ci diede dentro fra erbe medicinali, polveri del pirimpim, ambaradan stratosferici e la signora cominciò subito a dimagrire a vista d’occhio. Solo che per certe magie ci vuole un po’ di tempo e bisogna avere un po’ di pazienza e aspettare che si realizzino. Mentre aspettava, il Mago s’addormentò. Così la signora, ch’era dimagrita un bel po’ ma rimasta sempre cicciottella, cominciò ad abituarsi a quella sua taglia. Non era un grissino e nemmeno uno sfilatino, assomigliava piuttosto a una pagnottella, ma era diventata carina e poi stava bene di salute. Si sentiva piena di energia cosicché, quando il Mago si risvegliò dopo un pisolino di un paio d’anni, la signora non volle più che continuasse la magia, perché aveva deciso di rimanere così né grassa né magra.

Un re molto importante che non amava la pioggia si rivolse al Mago Pisolone per avere il bel tempo: – Ti pago quello che vuoi! – gli disse – Io sono ricco e non ho problemi di sorta. Voglio che sia sempre una bella giornata di primavera. Se lo fai, ti darò un tesoro.

-          Ma io non ho bisogno di soldi – rispose il mago – Te lo faccio gratis questo piacere.

E si diede un gran daffare con tutti i suoi attrezzi per regolare le nuvole, la temperatura dell’aria, le formule magiche adatte, il libro degli incantesimi… ma mentre leggeva il libro degli incantesimo si addormentò di botto e ancora nessuno è riuscito a svegliarlo, tanto che il tempo è rimasto lì a metà: un po’ bello e un po’ brutto; un po’ caldo e un po’ freddo; un po’ estate e un po’ inverno. E non c’è niente da fare, perché se non si risveglia da solo, il Mago Pisolene, nessuno può riuscire a svegliarlo.

 

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