Mabi Col
 

Penelope e le Altre

Regalità e trasmissione ereditaria

 

Nell’antichità, non sempre, le donne hanno avuto un ruolo secondario. Le prime tracce controllabili nel racconto, lungo e agitato, della presenza dell’umanità sulla Terra ci dicono che, spesso, ebbero ruoli determinanti di potere. Dopo l’invenzione della scrittura, le tracce rimaste negli archivi di stato sono molteplici ma anche nei miti e nelle leggende, tramandate oralmente, rimangono numerosi riferimenti che né il tempo né gli uomini sono riusciti a cancellare definitivamente. Il libro analizza le personalità delle Grandi Regine fra il 3000 e il 1100 a.C. in tutte quelle situazioni ove n'è rimasta qualche traccia.

 

Eccone un paragrafo.

 

HASHEPSOWE (1535-1484 a.C.)

 

Hshepsowe era donna d’assalto. A 16 anni sposò il fratellastro Tuthmosis (Akhemperenrè-Dhutmose), figlio di suo padre (Akheperkarè-Dhutmose) e di una concubina (vedi bibl.: Nefertiti),  e forte della sua precedente esperienza di coreggenza con il padre, di cui probabilmente era stata anche la sposa, lavorò attivamente al rafforzamento del  partito che la voleva alla guida del regno. I rapporti con il fratellastro Faraone furono burrascosi fin dall’inizio. Hashepsowe aveva avuto due figlie, Nefrurè e Hashepsowe-Merytrè, ma nemmeno un figlio maschio, perciò il titolo di Faraone sarebbe toccato di diritto al figliastro Menkheperrè-Dhutmose, figlio del marito Akhemperenrè e di una regina secondaria o di una concubina di nome Ese (vedi bibl.: Hashepsowe) o addirittura della serva Iset (vedi bibl.: Nefertiti). La Grande Sposa Reale tentò di estromettere il marito dai centri di potere, inventando per se stessa un Sed, cerimonia di giubileo, che fino a quel momento era stata riservata ai maschi, che avessero compiuto trent’anni di regno. Si trattava, in effetti, di un rito di rinnovamento, ma in questo caso rappresentava una conferma per la regina del suo diritto di regnare in prima persona. Per ottenere l’appoggio dei sacerdoti di Amon, durante il giubileo, fece innalzare due obelischi nel tempio Karnak, instaurando così un lungo rapporto di collaborazione con il clero tebano. Tuthmosis II rispose con una cerimonia profetica che designava il figlio maschio come erede alla carica di Faraone. Nel 1505 a.C., il fratello si decise a lasciarla vedova. Con un abile compromesso, appoggiato dal clero, accettò il ragazzo quale coreggente e lo tenne rinchiuso nel tempio di Amon con la qualifica di sacerdote. Da quel momento, cominciò a governare per proprio conto con il titolo di Re, si vestì da uomo con la barba finta e le altre insegne del potere, parlò di sé in tutti i documenti al maschile. Il fatto che si presentasse vestita da uomo e che i sacerdoti di Amon, grazie a qualche elargizione, fossero disponibili a benedire questa sua stranezza, indica come a corte contassero molto di più gli interessi governativi che i pettegolezzi sessuali.  Eccentricità a parte, Hashepsowe regnò per 21 anni da sola, con una saggezza e un acume esemplari. Furono anni si prosperità, di pace, di espansione del commercio e di sviluppo della ricerca geografica e scientifica. La Regina fece costruire un po’ ovunque templi e cappelle, erigendo nel deserto il proprio mausoleo, una delle costruzioni più originali di tutto l’antico Egitto (vedi bibl.: Egitto). Proprio questa sua malattia del mattone e l’affidamento della tutela della figlia Nofrure al suo protetto hanno fatto pensare a una relazione tra lei e l’architetto Senenmut, capo del partito dei suoi sostenitori. Certo è che la regina si guardò bene dal rimaritarsi, allo scopo di evitare il passaggio di consegne del potere a un eventuale consorte.  Morì nel 1484 a.C., dopo una quarantina d’anni di regno complessivo, e si fece mummificare nella posa riservata ai Faraoni (vedi bibl.: Nefertiti). Le succedette il figliastro, ormai trentasettenne, che sposò le sue due sorellastre, figlie di Hashepsowe, e subito provvide a far cancellare tutte le effigi e i cartigli dell’odiata tiranna, che lo aveva segregato per tanto tempo, impacchettando con un’impalcatura i sacri obelischi per toglierli alla vista del popolo. Essendo oggetti sacri non potevano essere demoliti senza le proteste e gli anatemi dei sacerdoti. Menkheperrè riuscì a distruggere temporaneamente la memoria della sua matrigna, ma non poté eliminare il meccanismo del buon governo, da lei instaurato. Egli fu sovrano di grande personalità e si può comprendere la sua lunga tattica attendista e l’applicazione delle vendetta post morte, solo considerando il fatto che la sua designazione a Faraone dipendeva esclusivamente dalla volontà della matrigna, che in un qualunque momento avrebbe potuto recedere l’incarico di coreggenza a lui attribuito, per affidarlo ad altri.

 

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