Mabi Col
 

Zeus & C.

alla ricerca delle origini

 

Lingua e religione si trasmettono nelle popolazioni esattamente insieme ai geni. Fanno parte di quel patrimonio di cultura che tutte le etnie trascinano con sé attraverso le migrazioni. Seguire la storia di un dio è seguire gli spostamenti del suo popolo, il lento fluire dei cromosomi da una generazione all’altra, fino a risalire alla terna originaria (Munda, Dravidi, Arya), dal cui rimescolamento ebbero origine tutte le civiltà. Il saggio è pubblicato integralmente in www.crofiz.com nella sezione saggistica. Gli editori così commentano l’ingresso nel loro sito: “I nostri complimenti: il tuo lavoro è molto interessante e scritto in modo avvincente, siamo orgogliosi di averlo nel nostro sito.”

Eccone qui di seguito un campione.

 

I TRE FIGLI DI NOÉ        

 

La tradizione ebrea, arrivata fino a noi attraverso il racconto biblico del Diluvio Universale, ci da notizia delle tre componenti etniche, dal cui rimescolamento hanno avuto origine le varie forme di organizzazione sociale, visualizzate nel mito dei tre figli di Noé, che popolarono il mondo dopo il grande cataclisma (vedi bibl.: La Bibbia Concordata). Da codesta semplice esposizione possono essere già dedotti due elementi fondamentali, per altro già ampiamente verificati dalla paleontologia.

  1. l’Homo S. deriva da un unico ceppo africano, che subì modificazioni genetiche indotte dalle condizioni climatiche. Vecchio di almeno 80.000 anni, il progenitore ancestrale (o meglio la progenitrice, secondo la teoria dell’Eva Mitocondriale) disponeva già di una forma di linguaggio ereditata dai suoi predecessori e un metodo di archiviazione mnemonica degli eventi (vedi bibl.: Le Origini dell’Uomo Moderno).

  2. verso il 9.000 a.C., erano già evidenti tre ceppi etnici con caratteri ben differenziati, le cui peculiarità sono facilmente evidenziabili in India, per la regolarità delle tre successive immigrazioni subite dal suo territorio (vedi bibl.: Storia dell’India).

Inoltre, occorre tenere presente che un popolo in migrazione è già una mescolanza di vari elementi etnici e, quando giunge a destinazione, porta con sé le proprie componenti etniche e quelle raccolte durante il viaggio di spostamento (vedi bibl.: Gli Sciti). Sui territori d’insediamento definitivo, le caratteristiche si fondono con quelle delle popolazioni autoctone, dando come risultato solitamente un indistricabile minestrone, nel quale riaffiorano senza una regola precisa qua e là elementi a sorpresa, determinati dagli eventi politici, militari, sociali e climatici in proporzioni differenti nelle varie situazioni territoriali. Facendo riferimento per brevità all’India, dove i movimenti migratori sono più chiaramente distinguibili e hanno lasciato tracce ben evidenti, è possibile sintetizzare l’identità di ciascuna delle tre etnie base, a cui per convenzione ho dato i nomi usati in codesta situazione: Arya, Dravidi, Munda.

 Tutte le civiltà sembrerebbero, dunque, assommare caratteristiche fisiche, linguaggi e tradizioni provenienti da più parti. Certamente le indagini più accurate sono possibili solo attraverso l’analisi di parole e cromosomi, ma è possibile procedere a una ricerca attendibile anche attraverso lo studio comparato di miti e credenze religiose. Occorre ricordare che, nell’antichità, l’acquisizione dei simulacri delle divinità nemiche aveva come significato la conquista dei territori da loro protetti ma anche delle qualità del dio in essi raffigurato, il quale finiva per dipendere dalle offerte del popolo conquistatore per il proprio sostentamento, tanto da essere obbligato ad esaudirne le richieste. In questo modo, ogni religione finì per assimilare nuove personalità provenienti dall’estero, che si mescolavano e sovrapponevano a quelle già precedentemente adorate.

 

TABELLA  N°  22

 

 USI E COSTUMI COMPARATI

 

 

usanza

 

complessi monumentali

case

templi

organizzazione sociale

capo della società

matrimonio

educazione dei giovani

eredità

guerra

tecnologie

abiti femminili

abiti maschili

ornamenti

religione

capo del pantheon

sacerdozio

culto dei morti

cranio

caratteristiche fisiche

occhi

pelo

pelle

Arya

 

foro,acropoli

cortile centrale

colonne esterne

caste

guerriero

acquisto della donna

coatta e solo maschile

patrilineare

di rapina

macchina a vapore

velo

pantaloni

ori, argenti, pietre

divinità astratte

dio del vento

solo maschi

incinerazione

dolicocefalo

alti e longilinei

azzurri e tondi

biondo e liscio

chiara

 

Dravidi

 

monoliti,piramidi,palazzi

stanze con cortile

laghetti e porticati

classi di merito

sacerdote

libertà di divorzio

ereditaria

semimatriarcale

di difesa

metalli, ruota, vetro

seni nudi

tunica o perizoma

oro, pietre, smalti

antropomorfica

sole

maschi e femmine

inumazione

brachicefalo

bassi e tarchiati

neri e allungati

scuro e liscio

scura

Munda

 

materiali deperibili

capanne e palafitte

luoghi nella natura

paritetica

elettivo

coppia aperta

con l’esempio

matrilineare

rituale

pietra, legno, ceramica

nudità, tatuaggi

astuccio penico, tatuaggi

piume, conchiglie, giada

spiritistica

grande spirito

sciamani

scarnificazione

mesodolicocefalo

bassi e magri

neri e tondi

nero e riccio

mora

 

 

 

I Cinesi assommano a una religione di tipo animistico munda una tradizione storica (i Re Leggendari) dravidica e una serie di leggi sociali, restrittive delle libertà femminili, di stampo arya, derivate dalle numerose invasioni di Tartari. I Celti praticavano una religione spiritistica munda, che comprendeva l’uso del boschetto sacro, mescolata al culto del sole e ad una raffinata tecnologia per la lavorazione dei metalli d’origine dravidica, ma possedevano un aspetto arya inconfondibile come l’amore per i cavalli, le abitazioni seminterrate, l’uso dei pantaloni. I Micenei mescolavano il culto di Demetra e del Toro Sacro, l’oro per gli ornamenti funerari, l’architettura palaziale d’origine dravidica al dio del vento e all’aggressività arya. Anche le loro caratteristiche fisiche erano miste: alti e biondi a Sparta; bassi e mori a Micene. Nelle Americhe compaiono rappresentazioni d’individui appartenenti a gruppi etnici diversi: Cholula e Totonaca vengono raffigurati con occhi a mandorla e faccia piatta, come i Cinesi; le teste olmeche somigliano agli Etiopi, pronipoti dei Sabei; i ritratti di La Venta e Montalban mostrano tratti e barbette semite; Viracocha, Kulculclan e Quetzalcoatl vengono tradizionalmente descritti alti, biondi e barbuti, come i Vichinghi di stirpe arya. Codesti miscugli sono, in verità, quasi indistricabili, sebbene l’ipotesi dei tre filoni genetici sembrerebbe venir confermata anche dagli studi linguistici e dalla teoria dei sig. L. Massignon sulle famiglie di pensiero (vedi bibl.: Tao te Ching). Tre sono anche le concezioni del divino: Grande Spirito della Natura; Divinità Astrali; Dio del Vento.

   Vorrei, inoltre, far notare che la maggior parte delle innovazioni tecnologiche, che trasformarono l’umanità in quello che è, vennero messe a punto da Munda e Dravidi, mentre per riconoscere un intervento arya significativo, oltre alla guerra di rapina a cavallo, bisogna giungere al XVIII secolo d.C. con l’invenzione della macchina a vapore. Poiché le popolazioni moderne, dal punto di vista genetico, sono perlopiù riconducibili al filone arya, si finisce inevitabilmente per dedurre che la violenza e la prepotenza vengono, anche nel caso dell’Homo S., favorite dalla selezione naturale.

 

 

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