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Pubblico  volentieri su autorizzazione di Mario Cicala questa nota sulla vicenda dell’uscita di Magistratura Indipendente dalla giunta dellA.N.M.

Con que9ta nota si apre il dibattito sullo sciopero della categoria fissato per il 20 giugno e cioè all’immediata vigilia della consultazione elettorale per il rinnovo del C.S.M.

I punti che sottoppongo all’attenzione dei colleghi sono essenzialmente due:

1)       Occorrerà aderire o meno allo sciopero il 20 giugno?

2)       Occorreva spostare la data di 15 giorni oppure occorreva andare oltre le elezioni o, ancora, rinviare lo sciopero sine die?

 

 

MA PERCHE' PROPRIO ORA?

Nella sua purtroppo breve, ma intensa e costruttiva, presidenza  Antonio
Patrono ha saputo rompere l'isolamento politico in cui si la prolissa e
lamentosa presidenza Gennaro aveva chiuso la magistratura italiana.

La trattativa con il ministro è stata condotta avanti agli occhi attenti di
tutta la giunta con determinata fermezza e con apertura mentale; ed ha via
via conseguito risultati sempre più consistenti, tali da alterare
profondamente la portata del disegno di legge governativo di riforma dell'
ordinamento giudiziario. Mentre interventi pubblici puntuali ed efficaci
rendevano comprensibili, "leggibili" alla opinione pubblica le istanze, e le
doglianze dei magistrati.

Durante la presidenza Patrono la ANM è apparsa un soggetto "forte" e
dinamico, risoluto nella difesa dei propri ideali, ed allo stesso tempo non
preconcettamente schierato in uno dei due poli che si contendono la
dirigenza politica del Paese. Dunque un soggetto cui era opportuno offrire
concessioni sostanziali, nella prospettiva di istaurare un rapporto
costruttivo.

La presidenza Patrono si è così presentata al CDC del 25 maggio con una
pacchetto consistente di risultati e con la richiesta di dar atto di questi
risultati attraverso una sospensione, un congelamento della giornata di
sciopero, che avrebbe rafforzato il rapporto fra ANM e Capo dello Stato,
dimostrato che la ANM non è preconcettamente ostile al Governo, lasciata
intatta ed anzi accresciuta l'efficacia dirompente di uno sciopero unitario
dei magistrati, che si fosse reso in qualunque momento necessario.

L'unanime apprezzamento per le modalità con cui Antonio Patrono a gestito la
sua presidenza,e per i risultati conseguiti, non si è però tradotto in un
coerente atteggiamento politico della maggioranza del CDC.

Ha prevalso in MD e nel Verdi la esigenza di "schieramento" la necessità di
ribadire la propria appartenenza ad un'area  globalmente ostile al
"Cavaliere del male" ed al suo Governo. In Unicost (mai come il 25 maggio
unanime) il timori di una "concorrenza preelettorale" con MD ed i Verdi, ed
una visione minutamente corporativa volta a sottolineare e sovente ad
esaltare  i molteplici profili non condivisibili, e anche inaccettabili del
disegno di legge governativo.

Né è derivata una condotta complessiva della ANM incoerente ed
incomprensibile, che ha indotto il presidente Patrono a più che giustificate
dimissioni.

Se come viene affermato nel documento della maggioranza le ragioni dello
sciopero sono l'attuale  clima politico di ostilità verso la magistratura,
la presentazione di disegni di legge che riducono l'efficienza del sistema
penale, il disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario in
pressoché ogni suo aspetto, allora era logico e coerente andare il 20 aprile
allo sciopero immediato senza alcun intermedio confronto con il governo.
Nessun confronto, nessuna "trattativa" (uso il termine in senso improprio)
avrebbe mai potuto produrre un risultato che ci inducesse a sospendere lo
sciopero.

Siamo invece andati tutti insieme e concordemente  al confronto con il
ministro con i partiti della maggioranza di governo; tutti insieme e
concordemente abbiamo prospettato certe difficoltà, abbiamo ricevuto su
punti di rilievo risposte accettabili. Abbiamo così noi stessi concorso a
togliere credibilità allo sciopero.

Se l'obbiettivo era comunque scioperare era meglio andare allo sciopero
prima che il ministro prospettasse positive modifiche al disegno di legge
sull'ordinamento giudiziario, prima che il disegno di legge "Anedda" venisse
assorbito nel disegno "Pittielli", e quindi perdesse le sue parti "più
antipatiche" (resta ovviamente fermo il giudizio negativo su ulteriori
riforme del processo penale, che lo renderebbero -se possibile- ancor più
inefficiente di quanto già sia).

Ora non possiamo più dire che andiamo allo sciopero perché vogliamo gli
avvocati non abbiano voto sullo status dei magistrati, perché non vogliamo
ingerenze del ministro nella scuola e nelle  nomine in cassazione, e quant'
altro. Questi motivi di sciopero ci sono stati "scippati" o meglio ce li
siamo "autoscippati". Andiamo allo sciopero contro  una distinzione delle
funzioni  che è molto più tenue di quanto previsto dalla "Bicamerale".. E
per altre norme certo importantissime, ma che non incidono sulla autonomia e
l'indipendenza della magistratura.

Per  di più nella parte  dispositiva del documento approvato il 25 maggio
dalla maggioranza si dice che se  venissero concesse  ulteriori  modifiche
alla legge dell'ordinamento giudiziario non sciopereremmo più;
contraddicendo così la "parte motiva" dello stesso ordine del  giorno ove
adducono a motivo dello sciopero altre circostanze quali il degrado della
giustizia penale e gli attacchi di uomini politici alla magistratura.

Sono e resto convinto che i soli motivi che possano giustificare e rendere
comprensibile ai cittadini lo sciopero dei magistrati, che non intacchino ed
anzi rafforzino la nostra immagine di istituzione imparziale rispettosa
degli altri poteri dello stato, siano quelli attinenti alla autonomia ed all
'indipendenza della magistratura. Se vi è un attuale pericolo alla nostra
indipendenza possiamo ben dire, come qualcuno ama ripetere: "se non ora
quando?".

Oggi invece credo che molti cittadini si domanderanno "ma perché proprio
ora?". Forse perché vi era il pericolo di un "disgelo",  o per meglio dire
di un "minor gelo" fra magistratura e maggioranza di Governo?

E per concludere: una parola chiara sulla questione economica.

Nelle prese di posizione dei gruppi che compongono la attuale maggioranza la
questione economica assume un ruolo curioso: è un fantasma che di solito
scompare, ma talvolta fa' capolino.
Il 20 aprile ed in tutti i giorni successivi la "questione economica"  è
stata citata solo per dire che era l'ultimo dei nostri pensieri, anzi non
era neanche un nostro pensiero: non osasse il cavaliere del male concederci
aumenti in questi giorni! Avremmo scioperato ancor più e con maggior gusto!.
Poi il 25 maggio ecco la questione economica riacquistare una qualche
dignità sia pure solo ancillare o ausiliaria, era un argomento invero
secondario per sollecitare MI ad uno sciopero immediato nelle cui ragioni
(così come espresse in tutti i documenti) non rientrava però in alcun  modo
la questione economica.
Ora il 29 maggio si riunisce il comitato intermagistrature; è l'occasione
per aprire finalmente una "vertenza economica" con tutti i crismi sindacali,
compresa la minaccia di uno sciopero a tempi brevi di tutte le magistrature
italiane.
Quella è la sede in cui la Giunta può -se vuole- assumere finalmente le
indispensabili iniziative forti senza di cui le nostre richieste non
verranno mai prese veramente sul serio.