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L’ATTIVITA’ AUTUNNALE DELLA G.E.C.

1. Premessa
Dopo la ripresa estiva l’attività della G.E.C. dell’ANM è stata quasi interamente assorbita dalla necessità di elaborare e perseguire una strategia di contrasto dei punti del disegno di riforma dell’ordinamento giudiziario approvato dalla Commissione Giustizia del Senato maggiormente pericolosi per l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario.
A tal fine la GEC nella riunione del 17 settembre 2003 deliberava la convocazione del CDC per il successivo 4 ottobre ponendo ai primi due punti dell’ordine del giorno quelli relativi agli attacchi alla magistratura e iniziative conseguenti (capo primo), riforma dell’ordinamento giudiziario (capo secondo).
2. IL CDC del 4 ottobre 2003
Il Presidente dell’Anm Bruti Liberati nel suo discorso introduttivo tra l’altro non escludeva alcun tipo di iniziativa di protesta e comunque non si poteva non avviare le procedure che possano sfociare in una nuova astensione dei magistrati dalla loro attività lavorativa.
Antonio Patrono, quale segretario generale di MI e a nome di tutti i componenti del CDC di MI, interveniv a ribadendo preliminarmente la necessità dell’unità da riaffermare senza equivoci di sorta. Proprio per la ricerca dell’unità associativa MI riteneva di non presentare un proprio documento così da favorire il dibattito per trovare le soluzioni migliori.
Lo scopo dell’azione in questo momento non può che essere che quella di preservare un magistrato libero ed indipendente di fronte al tentativo di modificarne il ruolo.
Il vero obiettivo dell’Esecutivo e dell’attuale maggioranza è condensato nell’art. 1 del maxiemendamento.
La strategia dell’Anm non può che essere quella di contrastare con strumenti efficaci il disegno di questa maggioranza politica di ottenere il consenso dell’opinione pubblica per modificare l’ordinamento giudiziario. Ebbene per fare questo occorre riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica annullando la forza del consenso di questo governo.
Dunque assemblee, contatti con l’opinione pubblica anche e soprattutto quella disorganizzata. Ciò che bisogna evitare sono le iniziative estravaganti rispetto al nostro ruolo mentre ribadiva come non esisteva alcuna preclusione da parte di MI allo sciopero.
3. Documento finale e considerazioni
Dopo un animato dibattito viene stilato e approvato all’unanimità un documento nel quale il CDC dà mandato alla GEC
- di rappresentare alle forze politiche e in tutte le sedi opportune i gravi pericoli per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e per la efficienza del servizio derivanti dal progetto di riforma;
- di contribuire alla riflessione e all’iniziativa della cultura giuridica e di tutti gli operatori del diritto sulle conseguenze di una eventuale approvazione nel testo attuale del disegno di legge delega sull’ordinamento giudiziario;
- di organizzare per 5 novembre 2003 una giornata per la giustizia in tutte le sedi giudiziarie con assemblee aperte a tutte le altre magistrature, agli avvocati, agli operatori del diritto, al personale amministrativo e alle espressioni della società civile;
- di realizzare in Roma per il 22 novembre 2003 una assemblea nazionale aperta, con il contributo della società civile, della cultura giuridica, di rappresentanti delle magistrature europee.
Il CDC è convocato in via permanente per l’adozione di tutte le ulteriori iniziative, ivi compresa la proclamazione dello sciopero.
Il dibattito più vivace è stato quello relativo alla necessità o meno di proclamare immediatamente lo sciopero.
Su questo punto in realtà non solo M.I. ed Unicost dissentivano ma anche taluni autorevoli esponenti di MD e dei Movimenti Riuniti.
In realtà il ragionamento alla fine prevalente è stato quello per il quale un’eventuale immediata proclamazione dello sciopero avrebbe inficiato il primo punto del dispositivo cioè l’attività di rappresentazione della GEC alle forze politiche delle nostre critiche alla riforma dell’ordinamento giudiziario.
La proclamazione dello sciopero significava voler ritenere del tutto inutile questo passaggio mentre era e rimane doveroso verificare se vi siano concrete possibilità di emendare sostanzialmente il testo licenziato in Commissione giustizia del Senato sia da parte di residue forze politiche di governo sia soprattutto da parte dell’opposizione politico-parlamentare.
Lo sciopero dunque non può che costituire il momento finale delle iniziative adottate e cioè stato di agitazione, giornata per la giustizia, confronto con le forze politiche e può essere deliberato in qualunque momento rimanendo il CDC convocato in via permanente.
4. Gli incontri con i partiti
Nel mese di ottobre e all’inizio di novembre si sono svolti gli incontri con gli esponenti di tutti i partiti politici.
Da una parte vi era l’intera Giunta dell’ANM e dall’altra i responsabili Giustizia delle varie forze politiche e molto spesso i Segretari delle stesse (Fassino, Diliberto, La Russa, Follini, Pecoraio Scanio, Rutelli, Mastella).
Il tono degli incontri è stato sempre molto cortese ma nella sostanza il tipo di risposta era abbastanza univoco a seconda della collocazione delle varie forze politiche.
I partiti di maggioranza si dichiaravano disponibili ad apportare alcune modifiche ma ribadivano che l’impianto complessivo non poteva subire modifiche di natura sostanziale.
In realtà disponibilità emergevano solo in relazione al cd. emendamento Bobbio e alla semplificazione dei concorsi. Per il resto non vi era possibilità di modifiche a cominciare dal doppio concorso iniziale perché questa soluzione era il massimo del compromesso possibile rispetto a chi premeva per la separazione delle carriere.
I partiti di opposizione sostanzialmente apprezzavano le iniziative dell’ANM, denunciavano la loro impossibilità a contrastare una eventuale maggioranza compatta ma poi sollecitavano la magistratura associata ad uscire da logiche meramente conservatrici ritenendo necessario incidere sulla responsabilità dei magistrati (la Margherita) ovvero anche sul numero di giorni di ferie degli stessi (Diliberto).
Questa serie di incontri terminerà il prossimo 20 novembre con un dibattito pubblico presso l’Hotel Nazionale a Roma con tutti i responsabili Giustizia dei partiti e i segretari delle componenti associative.
La nostra sensazione è che difficilmente potranno ottenersi risultati sostanziali tali da comportare una modifica del progetto di riforma che venga incontro alle sollecitazioni dell’ANM e della magistratura tutta.
In realtà solo eventuali divisioni interne all’attuale maggioranza potrebbero determinare un rallentamento nell’approvazione della riforma.
5. Le manifestazioni pubbliche
Il CDC ha poi indetto due manifestazioni pubbliche: la prima a livello locale già svoltasi il 5 novembre e la seconda a carattere nazionale che si svolgerà il prossimo 22 novembre a Roma al Teatro Brancaccio.
La volontà della GEC è soprattutto quella di recuperare un rapporto con la pubblica opinione e rilanciare sul piano della comunicazione le posizioni della magistratura associata.
E’ fondamentale cioè far comprendere come l’efficienza della giustizia certamente non si risolve attraverso meccanismi che incidono sull’accesso, la formazione e la progressione in carriera dei magistrati e che anzi proprio i meccanismi previsti nella riforma sortiranno un effetto assolutamente di segno contrario.
6. Convegni e Congresso
L’attività della GEC peraltro non si esaurisce solo in questo ambito, anche se la maggior parte delle nostre energie sono spese proprio per questa vicenda parlamentare.
L’attività propositiva non può mancare e così già a dicembre e precisamente il 12 e 13 si svolgerà a Roma presso l’Hotel Midas un convegno nazionale sulla giustizia civile e specificatamente su “Processo ed organizzazione”.
Inoltre è già in fase avanzata l’organizzazione del prossimo Congresso Nazionale dell’ANM che si svolgerà a Venezia dal 5 all’8 febbraio 2004.

Antonietta Fiorillo
Sergio Gallo