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ROMA- La prima risposta che dà il ministro Castelli è per Antonio Patrono, presidente dell'Anm da tre settimane. Lo sciopero delle toghe? Incontriamoci, parliamone, ma qualsiasi sarà la decisione che prenderete il treno delle riforme non si fermerà.

Il Guardasigilli, a margine della cerimonia di giuramento di 216 agenti della polizia penitenziaria, lo ripete chiaro: il fine della riforma dell'ordinamento giudiziario (''vale a dire ammodernare la giustizia e rendere più brevi i tempi dei processi'') ''non è negoziabile'', mentre ''sui mezzi, cioé su come raggiungere l'obiettivo, sono disponibilissimo a discutere''.

Parole distensive che arrivano dopo la dura presa di posizione di Patrono. Il nuovo presidente dell'Anm ha evitato di dare un aut aut e di fare anticipazioni secche su tempi e modi di un eventuale astensione dal lavoro, tuttavvia ha duramente attaccato i provvedimenti del governo in materia di giustizia: ''sono stati toccati due capisaldi irrinunciabili - spiega su Repubblica  - per la sensibilità di ogni magistrato: la consapevolezza di poter essere sottoposti solo al Csm non dovendo dovendo subire interferenze di altro genere, e l'orgoglio derivante dall'avere tutti uguale dignità quale che sia la funzione svolta''.

Sul versante politico l'onore della risposta a Patrono spetta a Forza Italia. Stringere i tempi per cambiare il sistema giudiziario è il messaggio che viene da Giuseppe Gargani, intervenuto al convegno promosso dal dipartimento giustizia degli azzurri. Tanto più che, afferma Gargani, ''non siamo noi ad attentare alla indipendenza della magistratura. Al contrario, vogliamo rafforzarla. Perché negli ultimi 10 anni i magistrati non sono stati affatto indipendenti. Anzi, la politicizzazione ha invaso in modo strutturale l'organizzazione giudiziaria. Un andazzo che ora è difficile da correggere, perché qualunque riforma viene condannata come un attentato alla magistratura''.