I timori
legittimi e la strada migliore (Corriere
della Sera del 21 aprile 2002) La
decisione con cui lAssociazione nazionale magistrati ha ieri indetto una giornata di
«sciopero» per il prossimo 6 giugno appare più che comprensibile sul piano del merito,
cioè per i motivi posti a suo fondamento, ma suscita perplessità sul piano del metodo.
Uno sciopero della Magistratura è, infatti, una forma di protesta di per sé idonea a
recare danno ai cittadini, naturali fruitori del «servizio giustizia», e come tale (sia
pure contenuta nei limiti simbolici di un giorno) non sembra confacente agli esponenti del
potere dello Stato cui compete di garantire lapplicazione della legge. Si potrebbe
osservare che negli ultimi anni anche gli avvocati hanno «scioperato», con grande
frequenza e talora per lunghi periodi, creando così gravissimi problemi di paralisi allamministrazione
della giustizia (per i quali sono stati sempre censurati su queste colonne). Tuttavia la
funzione istituzionale dei magistrati non è paragonabile a quella degli avvocati, che del
resto in quanto liberi professionisti hanno spesso usato il mezzo dello sciopero con
notevole disinvoltura e secondo una logica di strumentalità, che non potrebbe mai essere
fatta propria dai primi. Detto questo per quanto riguarda le modalità della protesta
preannunciata ieri, bisogna peraltro aggiungere che i magistrati italiani hanno numerose
ragioni per essere preoccupati, anzi esasperati, a causa del clima di ostilità e perfino
di intimidazione che da qualche tempo si è voluto creare nei loro confronti da parte di
membri del governo o della sua maggioranza. Nei mesi più recenti, poi, gli attacchi si
sono moltiplicati, e ad essi si è accompagnata una continua strategia di delegittimazione
delloperato della Magistratura (condotta, anche in termini rozzi, attraverso
pubbliche dichiarazioni, addirittura in sedi internazionali), al punto da concretizzarsi
in prese di posizione politiche esplicitamente dirette ad interferire con il contenuto di
provvedimenti giudiziari o con le scelte interpretative di questo o di quel giudice nellambito
di processi in corso. Come è accaduto, in particolare, nella mozione approvata dal Senato
allinizio dello scorso dicembre, che ha obiettivamente rappresentato un grave atto
di indebita ingerenza del potere politico nella sfera della giurisdizione. |