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Il Guardasigilli cede (abbastanza) all'Anm sull'ordinamento giudiziario

(Da  Diritto e Giustizia del 18 maggio 2002)

Soluzione in vista per la riforma dell’Ordinamento giudiziario, dopo la lunga riunione che ieri ha visto di fronte Anm e Guardasigilli. Sul tavolo, una piattaforma di modifiche al testo del disegno di legge predisposta dai tecnici di via Arenula dopo il precedente incontro con l’associazione, segno concreto della buona volontà ministeriale e della disponibilità verso le posizioni delle toghe (vedi articolo di ieri). Un documento di mediazione lungo sei pagine, cui il ministro Castelli affida la soluzione delle controversia, e da cui si aspetta la revoca dell’astensione dalle udienze indetta per il sei maggio prossimo. L’incontro, ha spiegato lo stesso Castelli ai giornalisti, «è stato proficuo, e ha permesso di registrare molti passi in avanti, anche se rimangono alcuni nodi da dirimere. Direi che a questo punto non sia il caso di insistere sullo sciopero, ma aspetto di conoscere la posizione della Giunta Anm». Ma vediamo in dettaglio i punti di mediazione proposti dal ministero, e le questioni ancora aperte.
Tra i “passi in avanti” verso le posizioni dell’Anm, il documento del ministero (qui leggibile nei correlati) registra una nuova composizione del comitato preposto a dirigere l’istituenda Scuola della magistratura presso la Cassazione (articolo 3 del Ddl e punto 3 del documento), con 5 membri di cui uno solo nominato dal Guardasigilli. Un «passo indietro», ha ammesso Castelli, rispetto all’ipotesi iniziale di un “concerto” sui nominativi tra ministero e Csm. Su suggerimento dell’Anm, il documento propone poi l’abolizione delle attuali “qualifiche” dei magistrati, quando non corrisponda un loro esercizio effettivo (punto 2, prima parte). Una concessione che sia accompagna alla disponibilità, espressa dall’Anm e «molto apprezzata» dal ministro, ad accettare criteri di valutazione della produttività e della professionalità dei magistrati diversi, e molto più “oggettivi” di quelli attuali (punto 5). Stessa buona volontà ad ammettere un percorso alternativo alla semplice progressione di carriera per le funzioni di legittimità, che dovrebbero essere assegnate anche in base all’apposito concorso previsto dall’articolo 2 del ddl delega, che terrà conto dei titoli dei candidati (punto 2, seconda parte), passando il vaglio di una commissione comunque di nomina Csm (dall’iniziale “concerto”; punto 9).

Recepita anche la posizione dell’Associazione magistrati sulla composizione dei Consigli giudiziari (articolo 4 ddl e punto 6), con la proposta di aumentare il numero dei magistrati tra i componenti «nei distretti di Corte d’appello in cui presti servizio un numero di magistrati che si ritiene equo indicare in non meno di 350», mentre avvocati e docenti universitari facenti parte dello stesso organo non potranno partecipare «alle deliberazioni attinenti lo status di magistrati». Nei Consigli, ha spiegato il ministro, verranno rappresentati anche i giudici di pace, esclusi per una dimenticanza del ddl, mentre l’accesso alla magistratura verrà “allargato” anche a chi abbia frequentato le Scuole di specializzazione delle professioni forensi (altra dimenticanza, articolo 2 e punto 1). Fin qui, i punti di sostanziale accordo tra le parti. Ancora da definire, ha spiegato il ministro, rimangono sostanzialmente due aspetti. Il primo, regolato dall’articolo 5 del ddl, riguarda il limite assoluto all’esercizio di funzioni requirenti e giudicanti nell’ambito del medesimo distretto, (punto 7) che secondo Castelli «potrebbe essere mitigato prevedendosi che il magistrato possa esercitare le funzioni diverse nel medesimo distretto ed anche nel medesimo ufficio», ma solo nel caso siano trascorsi almeno dieci anni dalla cessazione dell’esercizio in quel luogo delle diverse funzioni. Una soluzione di compromesso, a metà strada tra le posizioni delle parti, su cui l’Anm deve ancora trovare un orientamento definitivo. Altro aspetto controverso, l’ipotesi di corrispondere un’indennità di trasferta (vedi, sul tema, anche in “arretrati” del 16 marzo) ai magistrati che tramite il concorso previsto dalla stessa proposta di delega siano chiamati a funzioni di legittimità presso la Cassazione. Un punto che trova contraria l’Anm, soprattutto per le possibili ricadute sull’omogeneità dei compensi ai magistrati, e descritto al punto 10 del documento. La questione, ha sottolineato il ministro, verrà comunque riproposta all’Anm prima della riunione del suo Comitato direttivo centrale insieme al documento nel suo complesso, modificato alla luce dei punti di convergenza individuati nella riunione di ieri. Per allora, sarà possibile valutare la buona volontà dell’Anm, chiamata ad accettare le proposte contenute nel documento e a trattare sulle stesse, oppure procedere con lo sciopero, con il rischio di vedere i progressi del dialogo annullati di colpo. «E’ certo, ha spiegato Castelli ai giornalisti, che se il documento che ripresenteremo all’Anm prima del 25 non dovesse essere accettato, il governo procederà con il progetto originario, senza cambiamenti. Il documento vale se lo sciopero verrà disdetto, altrimenti significa che si cerca lo scontro e non il dialogo». Anche per questo, ha aggiunto, non mi sembra il caso di procedere con l’idea dello sciopero. Apprezzo il modo in cui l’Anm ha recepito molti aspetti del ddl, così come il ministero ha fatto altri passi indietro su diversi aspetti, al termine di tre incontri, di cui uno dedicato alla perequazione economica: ora, chiedo che si dia credito non al governo ma al tavolo tecnico. Se lo sciopero non verrà revocato, significa che siamo ad un punto di non ritorno del dialogo».
Alla domanda se il ministero considera il testo comunque “blindato” per il prossimo passaggio parlamentare, Castelli ha assicurato l’impegno dell’esecutivo affinché l’esame in Aula non stravolga gli aspetti eventualmente concordati con l’Anm - «li difenderemo a spada tratta» - lasciando alla dialettica parlamentare altri aspetti malvisti dai giudici, come la tipizzazione degli illeciti disciplinari (articolo 7 della delega, punto 8). Per realizzare l’obbiettivo – riforma concordata con l’Anm, pace con le toghe e sciopero scongiurato, sebbene in extremis – Castelli potrebbe giocare anche la carta economica, anche se su questo fronte tutto dipenderà dall’esito dell’incontro ad hoc in programma il 24 maggio tra lo stesso Guardasigilli e il ministro Frattini. Una vigilia significativa, anche se Castelli non si espone: «sulle risorse, c’è un impegno formale di Berlusconi, e se lui ha detto che avrebbe trovato i soldi…».
Per il presidente dell’Anm, Antonio Patrono, che ha così commentato i risultati della riunione, «il governo ha prospettato una serie di soluzioni alternative che tengono conto di quello che avevamo detto. Per alcuni aspetti sono soluzioni che potrebbero essere sufficienti; per altri aspetti le posizioni sono ancora abbastanza distanti». Senza esporsi troppo, in attesa delle decisioni della riunione del Comitato direttivo centrale del 25 maggio, Patrono ha spiegato che «il ministro Castelli ha detto che rifletterà ancora e che eventualmente integrerà queste nuove prospettive nella prossima bozza, mentre è prematuro dire se ci siano i margini per la revoca dello sciopero dei magistrati».

Vittorio Nuti