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LO STATO DELLA RIFORMA

 

La separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, giudicata impraticabile da buona parte del mondo politico, rimane una questione pregiudiziale a qualsiasi ipotesi di riforma della Giustizia in particolare e dell’Ordinamento giudiziario in particolare. È questo il messaggio “recapitato” ieri alla commissione Giustizia del Senato – impegnata da giorni in una serie di audizioni sul ddl delega sull’Ordinamento proposto da Castelli – dalla delegazione delle Camere penali guidata dal presidente Giuseppe Frigo e composta dal segretario, Domenico Battista, e dal vicepresidente, Claudio Botti.

Nel corso dell’audizione, insolitamente partecipata, sottolinea Botti, «abbiamo ribadito come la separazione delle carriere rappresenti una pregiudiziale indiscutibile, che va al di là delle opportunità politiche». Ci ha invece stupito, prosegue Botti, «la scarsa considerazione che i senatori danno al problema della formazione comune avvocatura-magistrati, che sta alla base delle Scuole di specializzazione delle professioni legali, a regime da qualche mese, mentre preferiscono occuparsi della scuola di formazione dei magistrati e di dove istituirla». A non piacere alle Camere penali è anche il metodo fin qui seguito nel confronto tra le parti interessate al provvedimento, «quasi che la riforma dell’Ordinamento giudiziario sia da considerare come una trattativa privata da portare avanti solo con i magistrati».

La conferma – indiretta – del rapporto “esclusivo” che via Arenula sembra aver instaurato con la magistratura sulle prospettive di riforma dell’Ordinamento è giunta ieri dalle parole del ministro Castelli, reduce dal question time appena conclusosi alla Camera. Uscito dall’Aula, il Guardasigilli ha ricordato come il dialogo con le toghe rimane aperto, anche se l’astensione del 20 giugno conferma lo spazio ormai conquistato dalle posizioni oltranziste tra i magistrati. Contro chi lo accusa di aver scritto la riforma dell’Ordinamento a quattro mani con l'Anm – come i penalisti – Castelli ha poi rivendicato la “produttività” della sua gestione, capace, in solo anno, di elaborare ben 31 provvedimenti in soli 12 mesi , di cui 13 già convertiti in legge. «Dopo lo sciopero dei magistrati alcuni esponenti della maggioranza mi hanno addirittura accusato di aver scritto a quattro mani con l’Anm il testo della riforma dell’Ordinamento giudiziario, naturalmente in chiave critica. Innanzitutto – ha concluso Castelli - questo non è vero, ma io sono convinto che bisogna dialogare e sono contento di quello che ho fatto. Le critiche sono comunque la dimostrazione di quello che avevo detto e cioè che se i magistrati fossero arrivati allo sciopero, chi si trovava su posizioni più oltranziste avrebbe preso il sopravvento. O comunque potrà dire la sua a maggior ragione. Tant’è vero che chi mi critica dice che ho fatto passi importanti, ma non ho evitato lo sciopero».

(da Diritto e Giustizia del 27.6.2002)