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RINVIATA LA DISCUSSIONE SUL PARERE PER LA CIRAMI

 

 

Il C.S.M., su proposta dei componenti laici Berlinguer e Luccico e del Primo Presidente e del Procuratore Generale della Cassazione, ha deciso all’unanimità di rinviare la discussione sul parere relativo al disegno di legge Cirami ad un plenum che si terrà martedì 24 settembre.

Secondo voci, per altro, non confermate alla decisione di aggiornare la discussione si sarebbe giunti per non mettere in difficoltà il Capo dello Stato.

Indipendentemente dai motivi che hanno determinato la decisione di rinviare tutto di alcuni giorni resta da valutare se e fino a che punto il rinvio costituisce un fatto positivo.

Né si può condividere il giudizio dato da Diritto e Giustizia ed. telematica del 19 settembre circa il risultato positivo che sarebbe stato comunque colto dai componenti del C.S.M. i quali avrebbero, appunto, ottenuto che del parere si parlasse e che fossero noti i termini ed i motivi per i quali si esprimeva un giudizio negativo sulle ricadute della cd. Legge Cirami.

La situazione resta tesa e nulla autorizza ad essere ottimisti.

Resta il fatto che il Capo dello Stato aveva implicitamente autorizzato la discussione sul punto approvando l’ordine del giorno.

Allego una copia dell’articolo al quale faccio riferimento apparso su Diritto e Giustizia del 19 settembre 2002.

 

 

(da Diritto e Giustizia del 19.9.2002)

A quel punto, però, l’obiettivo dei togati sarà già stato centrato: non si andrà infatti avanti su questo specifico aspetto dell’Ordine del giorno, con il rischio di creare spaccature insidiose all’interno dell’assemblea, mentre si sarà raggiunto l’obbiettivo principale del Consiglio superiore della magistratura (laici di Centrodestra a parte). Ovvero, far conoscere urbi et orbi il parere della maggioranza del Consiglio sul disegno di legge riguardante il legittimo sospetto.
Un parere non favorevole (volendo usare una terminologia parlamentare) e con molte osservazioni - il testo è leggibile nei documenti correlati – a partire dal “considerando” iniziale, che chiama in causa l’articolo 10 della legge 195/1958 (leggibile in calce). Secondo tale articolo, infatti, «rientra nelle attribuzioni del Csm, fare proposte al ministro della Giustizia su tutte le materie riguardanti l’organizzazione ed i servizi e dare pareri sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario». Il parere della VI commissione (votato all’unanimità, con l’unica eccezione del laico di Forza Italia Giorgio Spangher) critica quindi la definizione stessa di “legittimo sospetto”, che rischia «di consentire la configurabilità della fattispecie in una serie molto ampia di casi», soprattutto i processi di mafia. Inevitabili, a queste condizioni, le conseguenze negative sul principio costituzionale della durata ragionevole del processo, mentre si potrebbero avere fenomeni «di uso dello strumento processuale a fini dilatatori o ad un suo abuso».
Infine, ma non in ordine di importanza, è ipotizzabile «un’estensione generalizzata delle cause di rimessione del processo potrebbe avere effetti negativi sulla stessa credibilità della giurisdizione», insieme ad una delegittimazione del giudice, che minerebbe quella fiducia presupposto basilare per uno svolgimento sereno dei processi.
Ma attenzione a non “ingessare” l’attività del Consiglio. Questo in sostanza l’appello del presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati, che ieri, a margine della presentazione del seminario promosso oggi dall’associazione(vedi articoli in proposito), e senza entrare nel merito del documento, ha ricordato come, in altri tempi, il Presidente della Repubblica (e del Csm) Sandro Pertini, pur di non bloccare i lavori a Palazzo dei Marescialli, per un periodo si fosse presentato a tutte le sedute del plenum. I lavori del Consiglio, infatti avrebbero potuto subire un brusco stop a causa della malattia che impossibilitava il vicepresidente ad essere presente in assemblea; la presenza giornaliera di Pertini in apertura di seduta permise comunque a Palazzo dei Marescialli di deliberare anche i fascicoli di ordinaria amministrazione, fondamentali per un organo di autogoverno.
Le commissioni riunite Giustizia e Affari costituzionali della Camera, intanto, proseguono con la votazione dei 398 emendamenti, tutti presentati dal Centrosinistra e tutti bocciati dalla maggioranza di Centrodestra, mentre il presidente della II commissione, Gaetano Pecorella (nonché difensore del premier nel processo Sme) ha lasciato il tavolo della presidenza al suo vice Nino Mormino. Ma la vera battaglia , probabilmente arriverà in Aula, quando probabilmente il Polo delle Libertà sarà costretto ad apportare al progetto quelle verifiche auspicate anche dal Colle. (p.a.)

 

Ritengo utile aggiungere  il testo del secondo comma dell’art. 10 lg. 24 marzo 1958 n. 195 nel quale è detto che (il C.S.M.) Può fare proposte al Ministro…..su tutte le materie riguardanti l’organizzazione dei servizi relativi alla Giustizia. Dà pareri al Ministro sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia…..

 o.d.g.