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LO STATO DELLA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO E DEGLI ESAMI DI AVVOCATO

(Da Diritto&Giustizia del 30 maggio 2003)

La riforma dell’ordinamento giudiziario procede «ma non speditamente come vorremmo» ha detto ieri il ministro della Giustizia Roberto Castelli al termine dei lavori della commissione Giustizia del Senato. «Procediamo a piccoli passi – ha detto il ministro – e non velocemente come vorremmo, comunque anche oggi abbiamo approvato una piccola modifica». La commissione ha infatti approvato un emendamento presentato da Roberto Centaro (Fi) che prevede, per l’accesso agli incarichi direttivi, l’esclusione del distretto di Corte d’appello competente «ai sensi dell’articolo 11 Cpp» solo nel caso in cui il magistrato in questione abbia un procedimento penale in corso. «Avevamo chiesto questa riformulazione – ha spiegato il relatore al provvedimento, Luigi Bobbio – già al momento del parere sugli emendamenti (vedi in arretrati dell’8 maggio e 17 aprile) altrimenti sarebbe stato contrario, fortunatamente Centaro lo ha rivisto». Un magistrato che vorrà passare ad un incarico direttivo, quindi potrà fare domanda anche per il distretto di Corte d’appello competente ai sensi dell’articolo 11 Cpp, purchè appunto non abbia un procedimento penale in corso. Una norma che forse però potrebbe creare qualche problema “tecnico”, visto che un magistrato potrà essere trasferito, per ricoprire un incarico direttivo, nella Corte d’appello competente a giudicare i magistrati del proprio distretto di provenienza, anche nel caso in cui ad essere “sotto osservazione” sia un collega (ex collega, a trasferimento attuato) di ufficio, addirittura con un incarico direttivo. A quel punto l’”ex collega” potrebbe trovarsi a decidere del futuro, nel bene e nel male, del suo “compagno” di un tempo. Palazzo Madama, comunque, va avanti con l’esame del provvedimento, incurante del parere critico del Csm (vedi in arretrati del 23 maggio). «Il governo – ha detto Castelli – ha in mente riforme profonde e non solo per la giustizia, il Csm ritiene invece che il sistema attuale sia ottimale». Una posizione, secondo il Guardasigilli che va rispettata «più che legittima – ha continuato - ma che ovviamente va contro la nostra profonda azione riformatrice. Mi sembra positivo invece il voto contrario dei cinque laici». Il ministro non nasconde il clima di scontro istituzionale, non solo con l’organo di autogoverno dei magistrati, ma anche con il sindacato. «Vorrei capire – ha concluso – che cosa intende il presidente dell’Anm, Bruti Liberati quando dice che impedirà al ministro qualsiasi azione contraria al bene della magistratura. Che farà, mi verrà ad arrestare? Mi piacerebbe che il presidente precisasse le sue posizioni».

 

E’ appena il caso di rilevare come (stessa data stessa fonte) il Governo abbia fatto sapere in relazione alla auspicata (a parole) riforma degli esami di avvocato che

Si può cambiare ma non ritirare. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli non fa marcia indietro sul decreto che riforma gli esami d’avvocato: «serve un provvedimento urgente e transitorio già per coprire gli esami di quest’anno – ha dichiarato ieri ai microfoni di Radio Padania – c’è già un testo che si sta sviluppando in commissione giustizia e che presto andrà in Aula».

L’esame dell’Aula è previsto per il 9 giugno, resta da capire quale testo verrà licenziato dalla Commissione. Secondo il relatore, Luigi Vitali (Forza Italia) così come per tutti i deputati intervenuti nel dibattito di mercoledì scorso (vedi in arretrati di ieri), il decreto è da riscrivere nei suoi punti qualificanti. Primo fra tutti, il sistema delle correzioni affidato a commissioni di un distretto diverso da quello del candidato.

Sulla stessa pubblicazione il 29 maggio era dato leggere che tutti i componenti della Commissione intervenuti nel dibattito avevano appunto sonoramente bocciato il decreto legge con ciò tenendo conto delle critiche piovute dal mondo dell’avvocatura.

Qualcuno, a questo punto dubita della potenza degli ordini e delle associazioni forensi?