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Pubblichiamo qui di seguito una nota apparsa su Diritto e Giustizia del 2.12.03

 

Tipologia: Articoli - Data pubblicazione su Diritto e Giustizia: 2/12/2003
ArticoliOrdinamernto giudiziario: continua il coro di no

Riforma dell’ordinamento giudiziario: no su tutti i fronti seppure da angolazioni diverse. Dall’incontro organizzato lo scorso fine settimana a Verona da Magistratura indipendente, alla tavola rotonda di ieri svoltasi a Roma su iniziativa del gruppo parlamentare dei Verdi, avvocati e magistrati hanno ribadito il loro dissenso alla riforma dell’ordinamento giudiziario in discussione al Senato. Pur partendo tutti dal presupposto che l’ordinamento giudiziario aspetta di essere riformato da più di cinquant’anni, riconoscendo tutti che la giustizia italiana è la più lenta d’Europa – coma ha spiegato lo stesso ministro della Giustizia a Verona – magistrati, avvocati ed esecutivo arrivano però a conclusioni decisamente distanti. Netto dissenso dei magistrati ad una riforma che non tutela l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, opposizione ferma da parte degli avvocati ad una riforma che non risolve i problemi degli incarichi extragiudiziali e non attua l’articolo 111 della Costituzione. Dal punto di vista dei magistrati, il presidente dell’Anm domenica scorsa a Verona ha detto che la riforma va fatta «ma quella proposta dal Governo è pessima». «Noi – ha continuato Edmondo Bruti Liberati, intervenendo all’incontro di Mi – vogliamo una riforma che affronti con i contenuti adatti i nuovi problemi ma questo fino ad oggi non è stato fatto». «Se l’obiettivo della riforma – ha detto ieri il segretario di Anm, Carlo Fucci all’incontro dei Verdi – è l’efficienza della giustizia e la salvaguardia dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, è evidente che non possiamo condividere questo progetto». Fucci ha spiegato anche le ragioni della bocciatura: «perché si svilisce il ruolo del Csm, perché l’impianto così come è stato strutturato non vuole i magistrati impegnati nel lavoro quotidiano ma nei concorsi per la progressione in carriera, perché si risponde all’esigenza della tipizzazione degli illeciti disciplinari con assoluta genericità e più queste tipizzazioni sono generiche, più sono pericolose». No, come ripetuto già altre volte dall’Anm, al Pm nelle vesti di superpoliziotto perché «è una figura che deve restare nella cultura della giurisdizione»; no al «Procuratore come padrone assoluto della procura». Non solo, il timore del sindacato delle toghe è che questo progetto apra la strada a riforme ben peggiori: «temiamo che gli illeciti disciplinari pensati da Bobbio – ha detto Fucci – siano la premessa per un organo disciplinare esterno al Csm e scelto dalla politica». L’unica notizia “buona” è l’annuncio di un imminente concorso per magistrati fatto dal Guardasigilli a Verona - «il ministero della Giustizia ha dato il via libera allo svolgimento dei nuovi concorsi per l’ingresso in magistratura bloccati da mesi» - che dovrebbe svolgersi secondo le “vecchie” regole nel mese di marzo. Sempre a Verona, il Guardasigilli ha teso una mano alla magistratura affinchè collabori alla stesura della riforma, perché sente che sull’argomento «si stanno affilando coltelli» da parte delle forze conservatrici. «Se si crea un certo clima, il mio non è un timore, ma una previsione – ha detto ancora Castelli – qualcuno che pensa di accreditarsi come garante dello status quo purtroppo c’è anche dentro la casa delle Libertà e questo qualcuno lo abbiamo già visto all’opera».
«Perché con questa riforma siamo in ritardo di cinquant’anni?» si è chiesto ieri Sandro Bonzo, segretario nazionale del Consiglio nazionale forense, anche se il Governo ha sbagliato ad imporla «senza farla precedere da consultazioni». Secondo il segretario del Cnf, molte disfunzioni andrebbero ricondotte alla mancanza di fondi – «il ministro ci ha detto che slitterà il processo telematico per problemi di finanziamenti» - e alla mancanza di personale togato. «Pensiamo alle soluzioni: a come attuare l’articolo 111 della Costituzione per avere un processo davanti ad un giudice terzo che significa una separazione netta delle carriere». Propositivo l’atteggiamento dei giovani avvocati che chiedono uno sforzo comune per apportare i necessari correttivi al progetto senza abbandonare una posizione ottimista. «Adesso bisogna impegnarsi a portare gli emendamenti in Parlamento» ha detto Mario Papa, presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati. «Pur mantenendo un giudizio negativo sulla riforma – ha continuato – bisogna porsi in termini costruttivi» per cambiare innanzitutto il sistema dei concorsi e arrivare anche alla separazione delle carriere, senza farsi però distrarre solo da questa. «Non vorrei – ha detto – che per inseguire la separazione delle carriere tralasciassimo altri aspetti, come il problema degli incarichi extragiudiziari. Le Camere penali cadono in questa trappola, noi no». Per questo l’Aiga ha organizzato per il prossimo 11 dicembre un incontro dal titolo «attività ed incarichi extragiudiziari: un problema irrisolto» al quale parteciperanno, tra gli altri, componenti del Csm come Luigi Berlinguer e Giuseppe Di Federico, rappresentanti dell’Anm e del mondo politico. A chiudere l’incontro di Roma organizzato dai Verdi e a ribadire il loro no al progetto, sono state anche le Camere penali con Valerio Spigarelli e Francesco Menditto, consigliere del Csm. Dissenso, in maniera molto colorita, è stato espresso anche dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Federico Bucci. «Manca la carta per le fotocopie, servono più magistrati, bravi come quelli che abbiamo già, basta con i giudici onorari», questi i “mali” principali della giustizia italiana. Anche Bucci, come Bonzo, ha fatto presente ai magistrati che «per cinquant’anni siete stati comodamente arroccati sulle vostre posizioni, per questo ben venga l’iniziativa di questo Governo, grazie a Berlusconi che ha posto il problema».