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MAGISTRATURA INDIPENDENTE

COMUNICATO STAMPA

Sulla riforma dell’Ordinamento Giudiziario approvata dal Senato il 21 gennaio 2004

  Magistratura Indipendente esprime estremo disappunto a causa dell’approvazione da parte del Senato di alcune disposizioni contenute nel disegno di legge di riforma dell’Ordinamento Giudiziario, le cui controindicazioni erano state da tempo segnalate in ogni sede possibile.

  Assolutamente sbagliata è innanzitutto l’idea di partenza per cui si è ritenuto necessario affermare in ogni modo una sostanziale gerarchia tra le funzioni giudiziarie, collegando benefici in termini di status sia giuridico che economico all’esercizio di alcune funzioni rispetto ad altre, come se l’attività dei magistrati di primo grado non avesse un’importanza eguale, nell’economia del buon esito di un processo, a quella dei magistrati d’appello o di quelli di legittimità. E’ come, in sostanza, se si ritenesse giusto pagare di più l’operaio che costruisce il tetto rispetto a quello che costruisce le fondamenta di un palazzo. Il risultato sarà quello di una corsa per costruire i tetti, così tutti i processi crolleranno per mancanza di buone fondamenta.

  Il testo approvato, inoltre, contrasta in generale con i normali criteri di efficienza nel predisporre un sistema di valutazione per l’attribuzione di numerose funzioni principalmente basato sull’esame teorico invece che sul giudizio del vissuto professionale del magistrati, rinunciando così a valutare l’equilibrio e l’attitudine effettivamente  riscontrati nel corso di anni per affidarsi invece ad opinabili giudizi meramente teorici ricavabili dalla prova di un giorno.  

  Incomprensibile è anche la previsione di concorsi di accesso diversi per l’esercizio delle funzioni giudicanti o requirenti nel quadro di una permanente unicità di carriera, che trova l’unica spiegazione nell’avvio surrettizio di un processo riformatore diretto alla separazione delle carriere, soluzione assolutamente sconsigliabile per la contrazione che deriverebbe alle garanzie di libertà dei cittadini dall’operare di pubblici ministeri indotti ad acquisire sempre più una mentalità di parte, come tale non obiettiva, rispetto a quella imparziale del giudice.

  Pessime sono anche le soluzioni date alla riorganizzazione degli uffici del pubblico ministero, che avrebbero in effetti necessità di un intervento di intelligente razionalizzazione e per i quali si è invece prevista soltanto una cieca ed assoluta gerarchizzazione, nonché la formulazione generica e di incerta interpretazione di alcune ipotesi di tipizzazione di illecito disciplinare potenzialmente invasive della sfera di libertà costituzionalmente riconosciute anche ai magistrati.

  Magistratura Indipendente, nel manifestare il proprio dissenso nei termini esposti, invita con fermezza ed assoluta serenità d’animo tutti i soggetti istituzionalmente competenti a riconsiderare le soluzioni adottate in previsione del prosieguo del dibattito parlamentare, nella consapevolezza che una riforma istituzionale importante come quella in questione non può responsabilmente essere assunta con la contrarietà del cento per cento dei soggetti a cui è destinata.

      

Antonio Patrono

Segretario Generale di Magistratura Indipendente