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( Bozza dell’intervento al Convegno organizzato dalla ANM “ Il Lavoro dei Giudici – La valutazione dei magistrati tra tutela della autonomia e controllo della professionalità “ tenutosi in Ancona il 15.3.03 )

CONSAPEVOLEZZE NECESSARIE NELL’AFFRONTARE – ORA – IL TEMA DELLA VALUTAZIONE DI PROFESSIONALITA’ DEI MAGISTRATI

di Umberto Monti

  

        Affrontare in maniera equilibrata il tema della “ valutazione dei magistrati tra tutela della autonomia e controllo della professionalità”   DEVE  necessariamente   e previamente tener conto  di un più vasto quadro di riferimento in cui si inseriscono i progetti legislativi in materia e le “risposte” dei Magistrati e del mondo giuridico   ,  per non “mutilare”  il  confronto , le proposte  , il  dialogare  , proprio per assegnare al “ dialogo” il suo valore di “ragionare e argomentare “ e per non rischiare di vedere assegnato a quel “dialogo”  valenze e significati   impropri ( perché irragionevole e immoderato è non solo il rifiuto aprioristico del dialogo , il “muro contro muro”   , ma anche un “dialogare” privo di una attenta ricognizione della situazione in atto e della esatta  percezione delle poste in gioco ; irragionevole e immoderato è non solo alzare impropriamente i toni , ma anche  non conservare una capacità di confronto e di ragionamento , capacità di confronto e ragionamento che può , e in certi casi deve, implicare anche fermezza e , se occorre , indignazione   ) 

 

        E allora non mi pare né inutile né “eccentrico“ rispetto al tema proposto     richiamare l’attenzione    su alcune consapevolezze necessarie :

 

 Che il tema della valutazione di professionalità , della progressione in carriera , dei controlli di qualità  non diventi un fattore di confondimento e di distrazione sui temi e sui problemi della giustizia  (  come se esso fosse il problema principale o uno dei problemi principali; io credo  che sia un problema da affrontare col metodo del ragionamento pacato e attento , ma che non sia uno dei problemi principali ; non è dal sistema attuale che derivano grosse disfunzioni ……non da carenze di professionalità dei magistrati derivano i difetti strutturali del sistema giustizia …  altri e più rilevanti e urgenti  sono i problemi , di efficienza e di “satisfattività”   ….  – e si pensi soltanto ad un processo penale devastato – “gioco dell’oca”-  e per il quale non si intravedono miglioramenti in cantiere  -- e rispetto al quale le problematiche della valutazione e controllo professionalità hanno scarso o nessun rilievo ... si pensi  alle modalità generali – tutt’altro che serene ed equilibrate -- di approccio e intervento nella  sfera delicata della giurisdizione –  ..  )  

 

che il nostro confrontarsi su questi temi non sia anche un “conformarsi”  allo stantio stereotipo secondo cui i magistrati dicono sempre di no a tutto , difendono interesse corporativi , non sono disposti a mettere in discussione i loro privilegi   ; non sia , cioè ,  un adeguarsi a temi impropriamente ( e obliquamente ) enfatizzati ;  

 

che  si abbia sempre presente la consapevolezza  che le specifiche riforme prospettate NON sono indotte e motivate né da un obiettivo di miglioramento del servizio giustizia NE’  dal rilievo  carenze  di professionalità e dall’esigenza corrispondente di porvi rimedio MA DA UNA ESIGENZA DI CONTROLLO  DELLA MAGISTRATURA E DI EROSIONE DELLA SUA AUTONOMIA E INDIPENDENZA – che non sono privilegi di casta ma garanzia essenziale e ineludibile per ciascuno di noi –  ; la lettura – seppur faticosa – del c.d. “ maxiemendamento” non lascia davvero spazi ad altre conclusioni se non a prezzo di inaccettabili abdicazioni della ragione    (non bisogna accettare il tema imposto per cui l’attuale sistema   “ a ruoli aperti” sia da buttare , non funzioni , non garantisca professionalità e corretta valutazione …. Esso , certamente perfezionabile , è comunque il risultato di un percorso – sostenuto dalla magistratura associata e dalla migliore dottrina – volto alla attuazione del precetto costituzionale che vuole la pari dignità dei magistrati e che intende modulare le valutazioni di professionalità senza rischi di incidere sulla indipendenza   del magistrato e sul suo effettivo impegno professionale nello svolgimento delle funzioni –   )

 

che CI SI RENDA SOPRATTUTTO CONTO    del quadro complessivo di riforme attuate e prospettate – nell’ambito del quale di pone la riscrittura dei sistemi di valutazione e controllo della professionalità , quadro volto chiaramente , secondo un articolato sistema di spinte e proposte convergenti    a

controllo del PM  e della azione penale  : separazione carriere-funzioni  ( anche qui : strumentale enfatizzazione del problema ; costruzione di  “controlli e  griglie “da superare per il passaggio da una funzione all’altra ) / gerarchizzazione dell’Ufficio del Pm / riformulazione dei rapporti PM-Polizia Giudiziaria . Secondo una ineludibile , sillogistica consequenzialità dalla separazione carriere/funzioni discende :  controllo politico del PM ; discrezionalità della azione penale ; lesione del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge .

Questo  del ruolo e collocazione del PM è davvero un punto centrale  ,  su cui convergono molteplici iniziative e che si pone come snodo necessario di un progettato nuovo assetto della giurisdizione e della tutela dei diritti ; una attenta , argomentata fermezza nel contrastare anche forme “gradualizzate” di tale percorso mi appare assolutamente doveroso;    

 erosione e limitazione della autonomia e indipendenza della Magistratura   : vulnerazione e minimizzazione del ruolo del CSM  (dalla attuata riduzione urgente ed immediata dei suoi componenti , ai progetti per cui  viene tolta competenza in materia di formazione e progressione in carriera , Scuola della Magistratura , trasferimenti per incompatibilità ambientale .. ecc. ) e parallelo disegno di burocratizzazione della Magistratura volto , lo si vuol ripetere ,  NON ad una maggiore efficienza MA AD UN MAGGIOR CONTROLLO .

 

 

Chiarito questo “quadro di insieme” si può e si deve  confrontarsi, dialogare , proporre  e rilanciare, sui temi della valutazione di professionalità dei magistrati:

 essere consapevoli della   serietà   delle posizioni che avvertono l’esigenza di introduzione nell’ordinamento giudiziario di elementi di “meritocrazia”;

 sottolineare e argomentare  la “delicatezza”  dei meccanismi meritocratici, che possono incidere sul “controllo” del magistrato , sulla sua “burocratizzazione” ,  sulla sua capacità   e possibilità di svolgere bene il proprio lavoro ;

 sottolineare e argomentare come la valutazione sul lavoro svolto debba e possa essere affinata , resa più rigorosa , periodicizzata , arricchita da percorsi adeguati di formazione ,  e che la modulazione di tale valutazione secondo parametri e temi appropriati ( indici di professionalità   -- affinamento dei rilievi statistici , valutazione complessiva dell’Ufficio di appartenenza … -- ,  fonti di conoscenza – provvedimenti a campione ….  criteri di valutazione )  costituisca il miglior sistema  di verifica e valorizzazione della professionalità ;

 sottolineare e argomentare  ancora l’insostituibile e irrinunciabile  ruolo del CSM nella formazione e valutazione dei magistrati;

 disvelare le storture  e le implicazioni perverse di un sistema a griglia di concorsi , verticizzato , con una separazione rigida tra Pm e Giudici , con una gerarchizzazione dell’Ufficio del Pm  , con la minimizzazione del ruolo del CSM,   quale è quello  delineato dal c.d. maxiemendamento (*) ;

 

con la consapevolezza chiara , però , che i temi veri sono altri  e con la capacità di disvelarli ;

 

Con la massima a più ampia disponibilità ad un dialogo che , in quanto “ragionamento” ed esercizio del ragionare   proporzionato e adeguato al tema in discussione  ,  non tema affatto  , ma anzi rivendichi la necessità  di conformarsi a linee di adeguata e argomentata fermezza ;  e conservi intatta una sana e consapevole  capacità  di indignazione    di fronte a certe proposte ( come quella del maxi emendamento (*)  )   e di fronte ai progetti complessivi di erosione della autonomia e indipendenza della magistratura - e cioè di erosione e lesione  dei diritti di ciascuno  -

Senza lasciarsi distrarre .

Senza abituarsi a certe situazioni

 

 

Umberto  Monti

           

 

 (*)

 

MAXIEMENDAMENTO

 

Verticizzazione  e burocratizzazione della magistratura

 

Frammentazione in dodici categorie chiuse –  e gerarchizzate – vulnus  del valore costituzionale della pari dignità giurisdizionale delle funzioni -art. 107/3° Cost. -

 

Accesso riservato per concorsi per titoli ed esami per le funzioni di 2°grado e di legittimità e per le funzioni direttive , per il passaggio di funzioni –

 

Separazione criptica  delle carriere ( concorsi di fatto separati ; ostacoli al passaggio di funzioni )

 

Gerarchizzazione  ferrea degli Uffici del PM

 

Mortificazione  e minimizzazione del CSM ( a cui sono sottratte le competenze in materia di valutazione della professionalità e di nomine demandate a commissioni di concorso – in tema di formazione demandate alla Scuola delle Professioni  Giuridiche .. ) . svuotamento di quanto previsto dall’art. 105 Cost.

 

Non vi è in tutto ciò alcuna connessione funzionale , nemmeno parziale , con obiettivi di miglioramento della qualità   ; è invece palese la funzionalizzazione verso obiettivi di controllo e gestione della magistratura.