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CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Risoluzione sui principi che reggono l'attività giudiziaria

(Approvata l'8 maggio 2002)

Il capo dello Stato ha di recente ribadito che «…la magistrature e le forze dell'ordine costituiscono un patrimonio comune di tutto il paese. Assieme rappresentano da sempre garanzia del nostro ordinamento costituzionale, e quindi della nostra democrazia».

Magistratura e forze dell'ordine non sono organi contrapporti, ma istituzioni necessarie e concorrenti per assicurare il rispetto della legalità, che devono essere soggette a loro volta, nell'adempimento dei rispettivi compiti istituzionali, al rispetto della legge.

I magistrati, se hanno notizia che nello svolgimento di funzioni pubbliche sono stati commessi abusi e violati diritti, hanno il dovere di procedere nei confronti di tutti, e quindi anche, dove ne ricorrano i presupposti nei confronti dei funzionari di polizia, investiti di poteri al fine di garantire l'ordine pubblico.

Ogni democrazia infatti riposa sul rispetto dei diritti fondamentali ed inviolabili dell'uomo e non può tollerare eventuali abusi ai danni dei cittadini.

L'accertamento dei fatti, quanto più completo e sollecito possibile, è il solo modo per verificare l'effettiva sussistenza di responsabilità individuali, per contrastare accuse generalizzate e condanne sommarie, per restituire serenità all'opinione pubblica e, prima ancora, proprio a quanti svolgono il difficile compito di tutelare la sicurezza collettiva, anche a prezzo di gravi disagi e sacrifici personali.

Se queste sono le regole essenziali di uno stato di diritto è evidente che i magistrati devono svolgere i propri compiti con misura, equilibrio, genuina tensione verso la imparzialità e cura costante che non venga compromessa o offuscata la loro immagine di imparzialità anche per effetto di propri comportamenti.

Al tempo stesso però essi devono potere lavorare, al riparo da indebite interferenze ed al di fuor delle strumentalizzazioni politiche, sulla base di un elementare rispetto della loro difficile funzione e della certezza di non essere aggrediti ogni volta che ritengono di dover intervenire a tutela della legalità e dei diritti.

Di fronte alle dichiarazioni di esponenti politici, alcuni dei quali investiti anche di responsabilità di governo, hanno rivolto inaccettabili attacchi ai magistrati; di fronte ad alcune discutibili reazioni all'azione della magistratura provenienti da appartenenti alla polizia; di fronte ai ripetuti tentativi di creare pericolose divisioni e spaccature tra corpi dello Stato, il Csm avverte il dovere di intervenire a tutela del valore dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, presupposto indispensabile per l'accertamento rigoroso dei fatti e per l'applicazione imparziale della legge.

A questo scopo il consiglio ribadisce che i magistrati impegnati a Napoli nello svolgimento di funzioni requirenti e giudicanti hanno un solo dovere: operare con serenità, equilibrio ed imparzialità e proseguire nella loro attività avendo come unici punti di riferimento la legge e la loro coscienza e sottraendosi ad ogni condizionamento derivante da pressioni politiche.