Consiglio Superiore della Magistratura
Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Roma 1 agosto 2002
Signor Vice Presidente, Signori
Consiglieri,
esprimo anzitutto il mio più vivo compiacimento per la dignità e il senso di
responsabilità con cui il Csm ha adempiuto al delicato compito della elezione del suo
Vice Presidente.
A Lei, Signor Vice Presidente,
., di cui da
tempo conosco le capacità e lelevata professionalità, rivolgo un augurio
vivissimo, nella certezza che Ella, grazie al Suo equilibrio e alla Sua autorevolezza,
saprà favorire la positiva sintesi tre le diverse voci presenti nel Consiglio superiore.
Con la conclusione del procedimento elettivo, Ella è diventata il Presidente di tutti e,
come tale, ha la mia piena fiducia.
Quello di oggi non è soltanto un incontro di caloroso saluto e di vivissimo augurio per
il lavoro che attende il nuovo Csm, del quale avverto lorgoglio e la responsabilità
di essere il Presidente.
È anche un incontro che mi dà loccasione per formulare brevi riflessioni su alcuni
problemi centrali della giustizia. Problemi della cui complessità sono consapevole e che
da sempre rientrano tra quelli che più mi stanno a cuore.
Ad essi occorre dare soluzione attingendo a tutte le energie istituzionali e ai valori
morali che le sottendono: la modernità e la civiltà di un paese si misurano in modo
precipuo dal suo sistema giudiziario e dalla capacità di questo di dare risposte adeguate
e tempestive alla richiesta e al bisogno di giustizia dei cittadini.
Fin dal primo intervento tenuto in questaula, dedicata alla memoria di Vittorio
Bachelet, ricordai che ogni cittadino deve poter contare sulla «effettività» della
legge nel particolare caso che lo riguarda, deve sentirsi garantito nel rispetto dei suoi
diritti e avvertire di poter affidare serenamente la propria sicurezza, le proprie
sostanze, le proprie libertà ad un sistema giudiziario indipendente e imparziale,
preparato e solerte.
Questopera va attuata con lo sforzo congiunto e la collaborazione di tutti, nel
rispetto assoluto dellautonomia e dellindipendenza della Magistratura,
principi cardine del nostro ordinamento.
Spetta al Csm vigilare sulla tutela di questi principi fondamentali e irrinunciabili. Per
quanto sta in me, sarò sempre garante come capo dello Stato prima ancora che come
Presidente del Csm dellautonomia e dellindipendenza dellordine
giudiziario da ogni altro potere, nonché della dignità dei singoli magistrati e della
loro funzione.
E sarò garante del ruolo e delle prerogative del Csm. Sono convinto che lattività
di ogni magistrato può essere svolta con serenità, nella fiducia dei cittadini e a
presidio della loro libertà, solo quando egli sa di poter contare sulla determinazione di
chi deve difendere la sua indipendenza, con la consapevolezza che tale difesa non ha
finalità corporative, in quanto volta soltanto ad assicurare una reale garanzia di
giustizia.
Ho già detto altre volte che loperato della Magistratura, come quello di ogni altro
potere dello Stato, è aperto alla pubblica opinione e soggetto alle valutazioni e alle
critiche. È altrettanto vero, però, che questa non devono tradursi in denigrazioni o
lesioni dei valori essenziali della funzione giudiziaria. La stabilità delle istituzioni
si fonda sulla divisione dei poteri e sul rispetto pieno e reciproco delle funzioni di
ciascuno. Sicché sta ai magistrati, così come a tutti coloro che sono investiti di
pubbliche responsabilità non travalicare i confini istituzionali e non alimentare le
tensioni.
È molto importante ed è, quindi, dovere di tutti noi mantenere integri il prestigio e lautorevolezza
delle massime istituzioni dello Stato.
Nel nostro ordinamento il primo giudice dei limiti delle proprie attribuzioni è e deve
essere il titolare delle medesime. sono certo che a questi principi anche il Csm saprà
ispirare la propria condotta, esigendo il rispetto rigoroso delle proprie prerogative e
osservando al tempo stesso e con altrettanto rigore i confini di esse.
Lautonomia, lindipendenza e limparzialità della Magistratura sono
concetti tra loro interdipendenti: essi, come ho accennato allinizio, sono, tutti
insieme, funzionali allefficienza del sistema giustizia. Dallapplicazione di
questi principi discende il prestigio della Magistratura. Il precedente consiglio ha
dedicato a questi temi unattenzione continua, culminata il 2 ottobre 2001 con lapprovazione
di una relazione al Parlamento sullo stato dellamministrazione della giustizia.
Lanalisi fatta e le proposte contenute nella relazione hanno avuto a costante
riferimento la necessità che lordinamento tutto deve tendere in primo luogo alla
funzionalità e alla effettività del processo sempre coniugata con il rispetto delle
garanzie.
Un obiettivo che non è facile raggiungere, ma che esige uno sforzo comune e una
collaborazione dialettica e costruttiva che, con il concorso di tutti, magistrati,
avvocati, operatori della giustizia, valga a imprimere al sistema una spinta evolutiva.
Nel processo civile è indispensabile favorire le procedure conciliative.
Il processo penale esige una verifica che corregga le incongruenze attuali e renda la
giustizia penale più efficiente, specie sotto i profili della rapidità nellaccertamento
delle responsabilità e della certezza nella esecuzione della pena.
Si può certamente dare la necessità di riforme e di modifiche normative. Ma, prima
ancora, è indispensabile che il consiglio ponga, con urgenza, immediata attenzione alle
introduzione di modifiche organizzative che rendano operativi o rafforzino gli strumenti
normativi già esistenti. E ciò in collaborazione con il Ministro della giustizia per la
parte che a questo assegna la competenza costituzionale.
In questo quadro, saranno da promuovere laccelerazione delle procedure concorsuali
per laccesso in magistratura dei nuovi uditori giudiziari e dei giudici di pace, la
copertura di posti in sedi disagiate e, ancor più, un nuovo decisivo impulso alla
informatizzazione dellintero sistema.
So che più di qualcuno tra Voi ha già avuto specifiche esperienze su questultima
materia e ben conosce il tema di cui parlo. Tema ben più vasto di quello diretto alla
informatizzazione dei sistemi tabellari e anche di quello della informatizzazione dei
registri. Il tema dellinformatica riguarda, infatti, come ho già ricordato nellottobre
2000, tutta lattività giudiziaria, dalla formazione dei fascicoli personali dei
magistrati, al monitoraggio della produttività degli stessi, dal trattamento informativo
dei fascicoli processuali a una più adeguata programmazione del lavoro.
Sul punto, nel febbraio di questanno, ho sollecitato lattenzione del consiglio
e del ministro perché di concerto si accelerassero, si completassero gli esperimenti e
gli studi e se ne applicassero i risultati. Al riguardo, il Csm mi ha inviato la
risoluzione del 12 giugno e la delibera del 10 luglio scorsi sullo stato dellinformatizzazione
e dellautomazione dei servizi e degli uffici.
Esse rappresentano un primo passo per iniziare un più rapido cammino verso linnovazione.
Nel campo dellinformatica e in quello più in generale dellorganizzazione,
occorre uno «scatto», una svolta coraggiosa. La modernizzazione del sistema non può
consistere soltanto nellacquisto di nuovi strumenti informatici che rendano più
spedite le procedure in atto, ma deve avere lo scopo di una riorganizzazione ampia e
incisiva del servizio giustizia, che la potenzialità di quegli strumenti consente.
Si tratta infatti, come ho già accennato, di affrontare facendo suo di ogni
risorsa umana e materiale e con sapiente impiego degli strumenti offerti dalla moderna
tecnologia il problema più importante che gli operatori della giustizia si trovano
dinanzi: la durata eccessiva dei processi e le conseguenze estremamente negative che ciò
comporta anche in sede internazionale per il nostro paese. Malgrado i lodevoli sforzi
compiuti, ai vari livelli, compresi i contribuiti offerti dal Csm che vi ha preceduto,
questo grave problema è lontano dallessere risolto. Bisogna che tutte le
istituzioni interessate, per la parte di rispettiva competenza, considerino questa la più
urgente emergenza. Lo Stato che non risponde con ragionevole tempestività alla domanda di
giustizia dei cittadini nega la giustizia.
Il consiglio dovrà a tale fine esaltare il proprio ruolo mediante la individuazione degli
obiettivi, il monitoraggio e la comparazione delle varie realtà giudiziarie, prima
accertando le cause delle discrepanze riscontrate nellefficienza e nella
produttività e quindi indicando a tutti gli uffici le soluzioni che, dalla comparazione,
si siano rivelate le più appropriate. Il consiglio dovrà, infine, creare nel campo dellorganizzazione
lo spazio necessario alliniziativa dei dirigenti degli uffici, che sia attenta alla
realtà territoriali e scevra di formalismi. I capi degli uffici, a loro volta, dovranno
acquisire consapevolezza del rilievo «strategico» di quel che viene loro chiesto e
dovranno riappropriarsi delle loro funzioni di coordinamento.
So che molti uffici giudiziari hanno già imboccato la strada giusta.
Con soddisfazione, ho appreso dei risultati positivi conseguenti dalla nuova sezione
penale della Corte di cassazione istituita con la legge 128/01 alla quale il
primo presidente assegna i ricorsi nei quali può rilevarsi la sussistenza di una causa di
inammissibilità. Gli oltre 15.000 ricorsi pendenti nellagosto 2001 dinanzi alla
nuova sezione si sono già ridotti di più di un terzo.
Questa esperienza conferma la validità di quanto espose il procuratore generale presso la
Corte di cassazione nella sua relazione allinaugurazione dellanno giudiziario,
circa la necessità di evitare che la proposizione di ricorsi inammissibili determini la
«degenerazione» del giudizio di Cassazione, utilizzato per procrastinare il più a lungo
possibile lesecuzione della sentenza di merito.
Ad ognuno dei problemi succintamente esaminati oggi con Voi, fa da sfondo il tema della
formazione professionale dei magistrati. Anche qui desidero ribadire quanto forte sia la
mia condivisione dellesigenza di una formazione che si collochi in uno «spazio»
europeo della giustizia e consenta di realizzare una effettiva e seria cooperazione
giudiziaria. Ma voglio sottolineare che pure in questa materia, occorre individuare
strategie nuove che stabiliscano se, in quali casi e in quali modi possano inserirsi
momenti valutativi allinterno dei corsi di formazione.
Ho concluso e Vi ringrazio per lattenzione.
Sappiate che ogni qualvolta lo riterrete opportuno sarò con Voi, nella convinzione del
ruolo assolutamente centrale che ha il consiglio nel nostro sistema costituzionale.
A tutti un fervido auguro di buon lavoro.
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