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Consiglio Superiore della Magistratura

Risoluzione ai sensi dell’articolo 45, terzo comma, r.i.

(votata all’unanimità nella seduta del plenum del 6 febbraio 2003) 

Il clima di forte contrapposizione politica, perdurante ormai nel tempo, sui temi della giustizia, induce il Csm ad intervenire per  contribuire a superare l’attuale fase di preoccupante criticità.

L’essenza e il valore della democrazia costituzionale riposano nella sovranità popolare, che è esercitata nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. Lo Stato di diritto prevede la separazione dei poteri, nell’ambito della quale le istituzioni di garanzia - e, tra queste la magistratura – traggono dalla Costituzione autonoma legittimazione. La contrapposizione tra i poteri, quando diviene patologica, può esporre il sistema istituzionale nel suo complesso a tensioni gravi: di qui la necessità per i cittadini e per le istituzioni di contribuire, ciascuno per la propria parte, a determinare le condizioni per un confronto pacato, laico e democratico.

Le pronunce degli organi giudiziari di ogni ordine e grado possono essere liberamente criticate. L’esercizio di tale diritto di critica non deve tradursi tuttavia in prese di posizioni tali da delegittimare l’attività giudiziaria. È invece necessario mantenere e far crescere la fiducia dei cittadini nella funzione giurisdizionale.

Il Csm è pienamente consapevole della indispensabilità di un serio processo riformatore che affronti, con visione unitaria, senza pregiudiziali e con il rispetto dei principi e dei valori costituzionali, i numerosi problemi, anche di natura ordinamentale, che la giustizia pone ed intende essere rispettoso delle scelte che appartengono al legislatore, particolarmente sui temi dell’accesso, formazione, valutazione, incompatibilità e responsabilità dei magistrati.
Il Csm è disponibile a fornire il proprio contributo nei limiti delle competenze e con spirito di leale collaborazione.

Per parte sua il Consiglio superiore ribadisce che l’esercizio dell’autogoverno della magistratura deve saper assicurare all’ordine giudiziario autorevolezza, correttezza e professionalità: è forte dunque l’impegno del Csm sul tema della formazione, delle valutazioni di professionalità, della organizzazione degli uffici giudiziari.
Altrettanto piena è la consapevolezza, nell’accettazione dell’etica della responsabilità, del ruolo della giurisdizione disciplinare e della sua dimensione di garanzia per il singolo magistrato, per l’ordine giudiziario e per l’intera collettività.

La consapevolezza dei doveri e delle responsabilità dell’autogoverno, deve comunque saldarsi con la ferma convinzione che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura non sono privilegi corporativi, ma condizioni essenziali ed irrinunciabili dell’esercizio imparziale della giurisdizione:

è quindi necessario che anche nella sobrietà dei comportamenti, l’ imparzialità sia costantemente ravvisabile. In tale ottica non è pensabile che possano prendere corpo fenomeni deprecabili di collateralismo politico.

In questa fase di acute tensioni istituzionali, il Consiglio superiore riafferma la necessità della crescita, nel Paese e nel campo della giustizia, di una sempre più pregnante cultura di principi e valori largamente condivisi. A questo fine va compiuto, particolarmente sul versante istituzionale, ogni sforzo per attenuare i toni e rasserenare il clima.