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La Stampa

IL SEGRETARIO DI MI: GIUSTO EVITARE IL COLLATERALISMO, MA NON POSSONO DECIDERE SENZA DISCUTERE CON NOI 

«Vogliono saldare i conti con la magistratura?»

Patrono: la libertà di pensiero è tutelata dalla nostra Costituzione

25-09-2003 

PREMETTE: «Avrei bisogno di avere il testo sottomano per esprimere una valutazione più compiuta». Ma ciò non impedisce ad Antonio Patrono, segretario nazionale di Magistratura indipendente, di essere critico: «Questo clima avvelenato non certo da noi ha prodotto, in dirittura d’arrivo, in maniera frettolosa e non meditata, una riscrittura della bozza di riforma dell’ordinamento giudiziario che si presta ad essere interpretata, a ragione, come punitiva nei confronti della magistratura». Segretario Patrono, il segno finale di questa riforma è rappresentato dalla novità dell’emendamento Bobbio, quello che si occupa della tipizzazione degli illeciti disciplinari dei magistrati. Qual è il suo giudizio? «E’ molto grave che si decida, per la prima volta dopo oltre cinquant’anni, di dare attuazione ai principi costituzionali che vietano l’iscrizione ai partiti politici dei magistrati e non solo dei magistrati, in un clima avvelenato, senza coinvolgere nella discussione i diretti interessati». L’emendamento prevede che i magistrati non possano scrivere sentenze che si discostino dalla realizzazione di una funzione diversa dalla giustizia, insomma sentenze politiche... «Siamo d’accordo, se ciò che si vuole evitare è che all’interno delle motivazioni della sentenza si facciano discorsi che non abbiano alcuna attinenza con i fatti di causa, e che possono essere inequivocabilmente interpretate come strumentali». E però? Peccato che ho sentito dare questo giudizio negativo di finalità politica a sentenze e provvedimenti giurisdizionali che a mio giudizio non presentavano una dimensione politica». Il testo approvato dalla commissione Giustizia del Senato prevede anche il divieto per i magistrati a manifestare. Non la preoccupa? «E’ chiaro che bisogna distinguere. Giusto evitare il collateralismo politico dei magistrati che esercitano la loro funzione e, contemporaneamente, sono concretamente impegnati in attività politica. Ma bisogna stare attenti a non confondere questa situazione di fatto con il sacrosanto e legittimo diritto a esprimere il proprio pensiero, diritto fondamentale garantito dalla Costituzione». Viene censurata anche l’interpretazione cosiddetta creativa della giurisprudenza. E’ d’accordo? «Bisogna distinguere fra interpretazioni macroscopicamente sbagliate di fatto e di diritto, che anche oggi costituiscono illecito disciplinare, da interpretazioni plausibili di norme seppure non consuete e originali. La mia sensazione, voglio aggiungere, è che cose di questo genere avrebbero dovuto essere precedute da un dibattito alla luce del sole, approfondito e con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, gli operatori del diritto, mentre è stato fatto tutto di fretta, sull’onda di conflitti, contrasti e polemiche accesissime, così da dare l’impressione che questa riforma serve per saldare i conti con i magistrati».