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IL DLGS SULLA RIFORMA SOCIETARIA

 

 

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;

Vista la legge 3 ottobre 2001, n. 366, concernente delega al Governo per
l'emanazione di uno o piu' decreti legislativi recanti la riforma organica
della disciplina delle societa' di capitali e cooperative, la disciplina
degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le societa' commerciali,
nonche' nuove norme sulla procedura per la definizione dei procedimenti
nelle materie di cui all'articolo 12 della legge di delega;

Visto, in particolare, l'articolo 11 della citata legge 3 ottobre 2001, n.
366, concernente la riforma della disciplina degli illeciti penali e
amministrativi riguardanti le societa' commerciali;

Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata
nella riunione dell'11 gennaio 2002;

Acquisito il parere del Parlamento a norma dell'articolo 1, comma 4, della
legge 3 ottobre 2001, n. 366;

Ritenuto di accogliere la condizione posta dalla Camera dei deputati e le
osservazioni fatte da entrambe le Camere, ad eccezione di quelle aventi ad
oggetto questioni meramente formali o non conformi con i principi espressi
dalla legge di delega;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione
del 28 marzo 2002;

Sulla proposta del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle attivita' produttive;

E m a n a
il seguente decreto legislativo:

Art. 1.
Nuove disposizioni sugli illeciti penali ed amministrativi in materia di
societa' e di consorzi

1. Il Titolo XI del libro V del codice civile e' sostituito dal seguente:

"Titolo XI
DISPOSIZIONI PENALI IN MATERIA DI SOCIETA' E DI CONSORZI

Capo I
Delle falsita'

Articolo 2621 (False comunicazioni sociali). - Salvo quanto previsto
dall'articolo 2622, gli amministratori, i direttori generali, i sindaci e i
liquidatori, i quali, con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e
al fine di conseguire per se' o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci,
nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge,
dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al
vero ancorche' oggetto di valutazioni ovvero omettono informazioni la cui
comunicazione e' imposta dalla legge sulla situazione economica,
patrimoniale, o finanziaria della societa' o del gruppo al quale essa
appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta
situazione, sono puniti con l'arresto fino ad un anno e sei mesi.
La punibilita' e' estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino
beni posseduti od amministrati dalla societa' per conto di terzi.
La punibilita' e' esclusa se le falsita' o le omissioni non alterano in modo
sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o
finanziaria della societa' o del gruppo al quale essa appartiene. La
punibilita' e' comunque esclusa se le falsita' o le omissioni determinano
una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte,
non superiore al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore
all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non e' punibile se conseguenza di valutazioni
estimative che, singolarmente considerate, differiscono in misura non
superiore al 10 per cento da quella corretta.

Articolo 2622 (False comunicazioni sociali in danno dei soci o dei
creditori). - Gli amministratori, i direttori generali, i sindaci e i
liquidatori, i quali, con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e
al fine di conseguire per se' o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci,
nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge,
dirette ai soci o al pubblico, esponendo fatti materiali non rispondenti al
vero ancorche' oggetto di valutazioni, ovvero omettendo informazioni la cui
comunicazione e' imposta dalla legge sulla situazione economica,
patrimoniale o finanziaria della societa' o del gruppo al quale essa
appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta
situazione, cagionano un danno patrimoniale ai soci o ai creditori sono
puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre
anni.
Si procede a querela anche se il fatto integra altro delitto, ancorche'
aggravato a danno del patrimonio di soggetti diversi dai soci e dai
creditori, salvo che sia commesso in danno dello Stato, di altri enti
pubblici o delle Comunita' europee.
Nel caso di societa' soggette alle disposizioni della parte IV, titolo III,
capo II, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, la pena per i
fatti previsti al primo comma e' da uno a quattro anni e il delitto e'
procedibile d'ufficio.
La punibilita' per i fatti previsti dal primo e terzo comma e' estesa anche
al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati
dalla societa' per conto di terzi.
La punibilita' per i fatti previsti dal primo e terzo comma e' esclusa se le
falsita' o le omissioni non alterano in modo sensibile la rappresentazione
della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societa' o del
gruppo al quale essa appartiene. La punibilita' e' comunque esclusa se le
falsita' o le omissioni determinano una variazione del risultato economico
di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5 per cento o una
variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non e' punibile se conseguenza di valutazioni
estimative che, singolarmente considerate, differiscono in misura non
superiore al 10 per cento da quella corretta.

Articolo 2623 (Falso in prospetto). - Chiunque, allo scopo di conseguire per
se' o per altri un ingiusto profitto, nei prospetti richiesti ai fini della
sollecitazione all'investimento o dell'ammissione alla quotazione nei
mercati regolamentati, ovvero nei documenti da pubblicare in occasione delle
offerte pubbliche di acquisto o di scambio, con la consapevolezza della
falsita' e l'intenzione di ingannare i destinatari del prospetto, espone
false informazioni od occulta dati o notizie in modo idoneo ad indurre in
errore i suddetti destinatari e' punito, se la condotta non ha loro
cagionato un danno patrimoniale, con l'arresto fino ad un anno.
Se la condotta di cui al primo comma ha cagionato un danno patrimoniale ai
destinatari del prospetto, la pena e' dalla reclusione da uno a tre anni.

Articolo 2624 (Falsita' nelle relazioni o nelle comunicazioni delle societa'
di revisione). - I responsabili della revisione i quali, al fine di
conseguire per se' o per altri un ingiusto profitto, nelle relazioni o in
altre comunicazioni, con la consapevolezza della falsita' e l'intenzione di
ingannare i destinatari delle comunicazioni, attestano il falso od occultano
informazioni concernenti la situazione economica, patrimoniale o finanziaria
della societa', ente o soggetto sottoposto a revisione, in modo idoneo ad
indurre in errore i destinatari delle comunicazioni sulla predetta
situazione, sono puniti, se la condotta non ha loro cagionato un danno
patrimoniale, con l'arresto fino a un anno.
Se la condotta di cui al primo comma ha cagionato un danno patrimoniale ai
destinatari delle comunicazioni, la pena e' della reclusione da uno a
quattro anni.

Articolo 2625 (Impedito controllo). - Gli amministratori che, occultando
documenti o con altri idonei artifici, impediscono o comunque ostacolano lo
svolgimento delle attivita' di controllo o di revisione legalmente
attribuite ai soci, ad altri organi sociali o alle societa' di revisione,
sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10.329 euro.
Se la condotta ha cagionato un danno ai soci, si applica la reclusione fino
ad un anno e si procede a querela della persona offesa.

Capo II
Degli illeciti commessi dagli amministratori

Articolo 2626 (Indebita restituzione dei conferimenti). - Gli amministratori
che, fuori dei casi di legittima riduzione del capitale sociale,
restituiscono, anche simulatamente, i conferimenti ai soci o li liberano
dall'obbligo di eseguirli, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.

Articolo 2627 (Illegale ripartizione degli utili e delle riserve). - Salvo
che il fatto non costituisca piu' grave reato, gli amministratori che
ripartiscono utili o acconti su utili non effettivamente conseguiti o
destinati per legge a riserva, ovvero che ripartiscono riserve, anche non
costituite con utili, che non possono per legge essere distribuite, sono
puniti con l'arresto fino ad un anno.
La restituzione degli utili o la ricostituzione delle riserve prima del
termine previsto per l'approvazione del bilancio estingue il reato.

Articolo 2628 (Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della
societa' controllante). - Gli amministratori che, fuori dei casi consentiti
dalla legge, acquistano o sottoscrivono azioni o quote sociali, cagionando
una lesione all'integrita' del capitale sociale o delle riserve non
distribuibili per legge, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
La stessa pena si applica agli amministratori che, fuori dei casi consentiti
dalla legge, acquistano o sottoscrivono azioni o quote emesse dalla societa'
controllante, cagionando una lesione del capitale sociale o delle riserve
non distribuibili per legge.
Se il capitale sociale o le riserve sono ricostituiti prima del termine
previsto per l'approvazione del bilancio relativo all'esercizio in relazione
al quale e' stata posta in essere la condotta, il reato e' estinto.

Articolo 2629 (Operazioni in pregiudizio dei creditori). - Gli
amministratori che, in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei
creditori, effettuano riduzioni del capitale sociale o fusioni con altra
societa' o scissioni, cagionando danno ai creditori, sono puniti, a querela
della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.

Capo III
Degli illeciti commessi mediante omissione

Articolo 2630 (Omessa esecuzione di denunce, comunicazioni o depositi). -
Chiunque, essendovi tenuto per legge a causa delle funzioni rivestite in una
societa' o in un consorzio, omette di eseguire, nei termini prescritti,
denunce, comunicazioni o depositi presso il registro delle imprese e' punito
con la sanzione amministrativa pecuniaria da 206 euro a 2.065 euro.
Se si tratta di omesso deposito dei bilanci, la sanzione amministrativa
pecuniaria e' aumentata di un terzo.

Articolo 2631 (Omessa convocazione dell'assemblea). - Gli amministratori e i
sindaci che omettono di convocare l'assemblea dei soci nei casi previsti
dalla legge o dallo statuto, nei termini ivi previsti, sono puniti con la
sanzione amministrativa pecuniaria da 1.032 a 6.197 euro. Ove la legge o lo
statuto non prevedano espressamente un termine, entro il quale effettuare la
convocazione, questa si considera omessa allorche' siano trascorsi trenta
giorni dal momento in cui amministratori e sindaci sono venuti a conoscenza
del presupposto che obbliga alla convocazione dell'assemblea dei soci.
La sanzione amministrativa pecuniaria e' aumentata di un terzo in caso di
convocazione a seguito di perdite o per effetto di espressa legittima
richiesta da parte dei soci.

Capo IV
Degli altri illeciti, delle circostanze attenuanti e delle misure di
sicurezza patrimoniali

Articolo 2632 (Formazione fittizia del capitale). - Gli amministratori e i
soci conferenti che, anche in parte, formano od aumentano fittiziamente il
capitale della societa' mediante attribuzione di azioni o quote sociali per
somma inferiore al loro valore nominale, sottoscrizione reciproca di azioni
o quote, sopravvalutazione rilevante dei conferimenti di beni in natura o di
crediti ovvero del patrimonio della societa' nel caso di trasformazione,
sono puniti con la reclusione fino ad un anno.

Articolo 2633 (Indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei
liquidatori). - I liquidatori che, ripartendo i beni sociali tra i soci
prima del pagamento dei creditori sociali o dell'accantonamento delle somme
necessario a soddisfarli, cagionano danno ai creditori, sono puniti, a
querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.

Articolo 2634 (Infedelta' patrimoniale). - Gli amministratori, i direttori
generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in conflitto con quello
della societa', al fine di procurare a se' o ad altri un ingiusto profitto o
altro vantaggio, compiono o concorrono a deliberare atti di disposizione dei
beni sociali, cagionando intenzionalmente alla societa' un danno
patrimoniale, sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La stessa pena si applica se il fatto e' commesso in relazione a beni
posseduti o amministrati dalla societa' per conto di terzi, cagionando a
questi ultimi un danno patrimoniale.
In ogni caso non e' ingiusto il profitto della societa' collegata o del
gruppo, se compensato da vantaggi, conseguiti o fondatamente prevedibili,
derivanti dal collegamento o dall'appartenenza al gruppo.
Per i delitti previsti dal primo e secondo comma si procede a querela della
persona offesa.

Articolo 2635 (Infedelta' a seguito di dazione o promessa di utilita). - Gli
amministratori, i direttori generali, i sindaci, i liquidatori e i
responsabili della revisione, i quali, a seguito della dazione o della
promessa di utilita', compiono od omettono atti, in violazione degli
obblighi inerenti al loro ufficio, cagionando nocumento alla societa', sono
puniti con la reclusione sino a tre anni.
La stessa pena si applica a chi da' o promette l'utilita'.
Si procede a querela della persona offesa.

Articolo 2636 (Illecita influenza sull'assemblea). - Chiunque, con atti
simulati o fraudolenti, determina la maggioranza in assemblea, allo scopo di
procurare a se' o ad altri un ingiusto profitto, e' punito con la reclusione
da sei mesi a tre anni.

Articolo 2637 (Aggiotaggio). - Chiunque diffonde notizie false, ovvero pone
in essere operazioni simulate o altri artifici concretamente idonei a
provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari,
quotati o non quotati, ovvero ad incidere in modo significativo
sull'affidamento che il pubblico ripone nella stabilita' patrimoniale di
banche o di gruppi bancari, e' punito con la pena della reclusione da uno a
cinque anni.

Articolo 2638 (Ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorita'
pubbliche di vigilanza). - Gli amministratori, i direttori generali, i
sindaci e i liquidatori di societa' o enti e gli altri soggetti sottoposti
per legge alle autorita' pubbliche di vigilanza, o tenuti ad obblighi nei
loro confronti, i quali nelle comunicazioni alle predette autorita' previste
in base alla legge, al fine di ostacolare l'esercizio delle funzioni di
vigilanza, espongono fatti materiali non rispondenti al vero, ancorche'
oggetto di valutazioni, sulla situazione economica, patrimoniale o
finanziaria dei sottoposti alla vigilanza ovvero, allo stesso fine,
occultano con altri mezzi fraudolenti, in tutto o in parte fatti che
avrebbero dovuto comunicare, concernenti la situazione medesima, sono puniti
con la reclusione da uno a quattro anni. La punibilita' e' estesa anche al
caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla
societa' per conto di terzi.
Sono puniti con la stessa pena gli amministratori, i direttori generali, i
sindaci e i liquidatori di societa', o enti e gli altri soggetti sottoposti
per legge alle autorita' pubbliche di vigilanza o tenuti ad obblighi nei
loro confronti, i quali, in qualsiasi forma, anche omettendo le
comunicazioni dovute alle predette autorita', consapevolmente ne ostacolano
le funzioni.

Articolo 2639 (Estensione delle qualifiche soggettive). - Per i reati
previsti dal presente titolo al soggetto formalmente investito della
qualifica o titolare della funzione prevista dalla legge civile e'
equiparato sia chi e' tenuto a svolgere la stessa funzione, diversamente
qualificata, sia chi esercita in modo continuativo e significativo i poteri
tipici inerenti alla qualifica o alla funzione.
Fuori dei casi di applicazione delle norme riguardanti i delitti dei
pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, le disposizioni
sanzionatorie relative agli amministratori si applicano anche a coloro che
sono legalmente incaricati dall'autorita' giudiziaria o dall'autorita'
pubblica di vigilanza di amministrare la societa' o i beni dalla stessa
posseduti o gestiti per conto di terzi.

Articolo 2640 (Circostanza attenuante). - Se i fatti previsti come reato
agli articoli precedenti hanno cagionato un'offesa di particolare tenuita'
la pena e' diminuita.

Articolo 2641 (Confisca). - In caso di condanna o di applicazione della pena
su richiesta delle parti per uno dei reati previsti dal presente titolo e'
ordinata la confisca del prodotto o del profitto del reato e dei beni
utilizzati per commetterlo.
Quando non e' possibile l'individuazione o l'apprensione dei beni indicati
nel comma primo, la confisca ha ad oggetto una somma di denaro o beni di
valore equivalente.
Per quanto non stabilito nei commi precedenti si applicano le disposizioni
dell'articolo 240 del codice penale.".

Art. 2.
Circostanza aggravante del reato previsto dall'articolo 622 del codice
penale

1. All'articolo 622 del codice penale, dopo il primo comma e' inserito il
seguente: "La pena e' aggravata se il fatto e' commesso da amministratori,
direttori generali, sindaci o liquidatori o se e' commesso da chi svolge la
revisione contabile della societa'.".

Art. 3.
Responsabilita' amministrativa delle societa'

1. La rubrica della sezione III del decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231, e' sostituita dalla seguente: "Responsabilita' amministrativa da
reato".

2. Dopo l'articolo 25-bis del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, e'
inserito il seguente:

"Articolo 25-ter (Reati societari). - 1. In relazione ai reati in materia
societaria previsti dal codice civile, se commessi nell'interesse della
societa', da amministratori, direttori generali o liquidatori o da persone
sottoposte alla loro vigilanza, qualora il fatto non si fosse realizzato se
essi avessero vigilato in conformita' degli obblighi inerenti alla loro
carica, si applicano le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per la contravvenzione di false comunicazioni sociali, prevista
dall'articolo 2621 del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a
centocinquanta quote;
b) per il delitto di false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei
creditori, previsto dall'articolo 2622, primo comma, del codice civile, la
sanzione pecuniaria da centocinquanta a trecentotrenta quote;
c) per il delitto di false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei
creditori, previsto dall'articolo 2622, terzo comma, del codice civile, la
sanzione pecuniaria da duecento a quattrocento quote;
d) per la contravvenzione di falso in prospetto, prevista dall'articolo
2623, primo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a
centotrenta quote;
e) per il delitto di falso in prospetto, previsto dall'articolo 2623,
secondo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da duecento a
trecentotrenta quote;
f) per la contravvenzione di falsita' nelle relazioni o nelle comunicazioni
delle societa' di revisione, prevista dall'articolo 2624, primo comma, del
codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centotrenta quote;
g) per il delitto di falsita' nelle relazioni o nelle comunicazioni delle
societa' di revisione, previsto dall'articolo 2624, secondo comma, del
codice civile, la sanzione pecuniaria da duecento a quattrocento quote;
h) per il delitto di impedito controllo, previsto dall'articolo 2625,
secondo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a
centottanta quote;
i) per il delitto di formazione fittizia del capitale, previsto
dall'articolo 2632 del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a
centottanta quote;
l) per il delitto di indebita restituzione dei conferimenti, previsto
dall'articolo 2626 del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a
centottanta quote;
m) per la contravvenzione di illegale ripartizione degli utili e delle
riserve, prevista dall'articolo 2627 del codice civile, la sanzione
pecuniaria da cento a centotrenta quote;
n) per il delitto di illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o
della societa' controllante, previsto dall'articolo 2628 del codice civile,
la sanzione pecuniaria da cento a centottanta quote;
o) per il delitto di operazioni in pregiudizio dei creditori, previsto
dall'articolo 2629 del codice civile, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a trecentotrenta quote;
p) per il delitto di indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei
liquidatori, previsto dall'articolo 2633 del codice civile, la sanzione
pecuniaria da centocinquanta a trecentotrenta quote;
q) per il delitto di illecita influenza sull'assemblea, previsto
dall'articolo 2636 del codice civile, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a trecentotrenta quote;
r) per il delitto di aggiotaggio, previsto dall'articolo 2637 del codice
civile, la sanzione pecuniaria da duecento a cinquecento quote;
s) per i delitti di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorita'
pubbliche di vigilanza, previsti dall'articolo 2638, primo e secondo comma,
del codice civile, la sanzione pecuniaria da duecento a quattrocento quote;
3. Se, in seguito alla commissione dei reati di cui al comma 1, l'ente ha
conseguito un profitto di rilevante entita', la sanzione pecuniaria e'
aumentata di un terzo.".

Art. 4.
Riformulazione delle norme sui reati fallimentari che richiamano reati
societari

1. All'articolo 223, secondo comma, del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267,
il numero 1 e' sostituito dal seguente:
"1. Hanno cagionato, o concorso a cagionare, il dissesto della societa',
commettendo alcuno dei fatti previsti dagli articoli 2621, 2622, 2626, 2627,
2628, 2629, 2632, 2633 e 2634 del codice civile.".

Art. 5.
Disposizioni transitorie

1. Per i reati perseguibili a querela ai sensi del presente decreto
legislativo, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il
termine per la proposizione della querela decorre dalla data predetta.

Art. 6.
Competenza

1. All'articolo 33-bis, comma 1, del codice di procedura penale, la lettera
d) e' sostituita dalla seguente:
"d) reati previsti dal Titolo XI del libro V del codice civile, nonche'
dalle disposizioni che ne estendono l'applicazione a soggetti diversi da
quelli in essi indicati;".

Art. 7.
Norma di coordinamento

1. Dopo l'articolo 187 del decreto legislativo del 24 febbraio 1998, n. 58,
e' inserito il seguente:

"Art. 187-bis. - 1. Il riferimento contenuto negli articoli 182, 183, 184,
185 e 187 del presente decreto legislativo, al precedente articolo 181, e'
sostituito dal riferimento all'articolo 2637 del codice civile, nella parte
in cui richiama gli strumenti finanziari quotati.".

Art. 8.
Abrogazioni

1. Sono abrogati gli articoli 134, 137, comma 1, e 138 del decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e gli articoli 171, 174, 175, 176 e
181 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.

Art. 9.
Entrata in vigore

1. Il presente decreto legislativo, entra in vigore il giorno successivo
alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.