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MAGISTRATURA INDIPENDENTE

Gruppo Napoletano

MAGISTRATURA E GOVERNO

Governo e Magistratura, potere esecutivo e potere giudiziario, politici e giudici, questi ed altri termini sono oggi al centro dell’attenzione per indicare un stato di malessere che pervade il nostro Paese tanto da condurlo quasi alla soglia di una crisi istituzionale.

Si ha come la sensazione che alcuni equilibri si siano, se non rotti del tutto, quantomeno incrinati. 

E’ sicuramente una situazione allarmante che, se ha visto le proprie radici, questo va detto con chiarezza e senza ipocrisia, formarsi e svilupparsi già molto tempo prima dell’insediamento dell’attuale governo di centro-destra, rischia di esplodere con una portentosa “fioritura” e “fruttificazione” proprio grazie ai molteplici provvedimenti che l’attuale maggioranza ha in animo di presentare al parlamento per l’approvazione.

Ciò che più preoccupa è che i nuovi assetti ordinamentali, che è possibile intravedere in programmi e proclami abbondantemente diffusi negli ultimi mesi, potrebbero avere effetti dirompenti non solo sull’assetto istituzionale dell’ordine giudiziario, ma anche, soprattutto, su quel meccanismo democraticamente perfetto delineato nella parte seconda della Carta Costituzionale, che vede nell’indipendenza della magistratura, a sua volta mirabilmente sancita nell’art. 104 della Costituzione, uno dei cardini fondamentali della nostra Repubblica, oltre che baluardo di democrazia.

In tale contesto, probabilmente inedito nella storia repubblicana, sia il singolo magistrato che l’A.N.M. sono ormai chiamati ad adottare importanti scelte di posizione e confronto con il “potere politico”, e ciò tenendo ben presenti gli imponenti effetti indotti dall’esuberante e spesso strumentale trattazione che dai mass-media viene riservata a tale tipo di problematiche.

In tale contesto Magistratura Indipendente ribadisce la propria fedeltà ai principi di apoliticità, indipendenza ed autonomia dell’Ordine Giudiziario, nonchè la finalizzazione della propria attività alla tutela della dignità morale e materiale della magistratura.

La fedeltà a tali ideali si deve tradurre in primo luogo nel rispetto del ruolo e delle prerogative delle altre istituzioni dello Stato, ivi compreso il Governo, che trae dal suffragio popolare la propria fondamentale legittimazione.

Tale rispetto, che dobbiamo alle altre istituzioni ed agli uomini che le rappresentano in misura almeno pari a quella che per il nostro ordine giustamente pretendiamo e che chi giudica con coscienza e onestà intellettuale anche fuori dalle aule di giustizia non potrà mai confondere con opportunistico collateralismo, in alcun modo, tuttavia, ci deve distogliere dall’intraprendere il cammino, lungo, difficile e, speriamo, non doloroso verso la realizzazione dei ricordati ideali.

E’ necessario  esprimere con fermezza il nostro dissenso su progetti e disegni di legge che proprio perchè tradiscono i valori di unità, indipendenza ed autonomia dell’Ordine Giudiziario, si traducono in un sostanziale aggiramento dei precetti costituzionali e, in ultima istanza, determinano l’abbassamento del livello delle garanzie costituzionali dei cittadini tutti.

Dobbiamo   gridare a voce alta i nostri dubbi sulla concreta efficacia di provvedimenti tesi ad incidere in misura rilevante proprio sulla normative sostanziali e processuali che i magistrati sono chiamati ad applicare.

Dobbiamo, ancora, sentirci legittimati a far udire la nostra voce, come fa ogni altra categoria professionale, anche su tematiche di rilievo squisitamente sindacale, quali quella delle scandalose condizioni in cui moltissimi di noi svolgono ogni giorno la propria attività e quella del diritto ad una retribuzione adeguata, anche in relazione alla ormai immotivata, oltre che illegittima, disparità di trattamento rispetto alle altre magistrature.

Dobbiamo auspicare, non certo per un inesistente diritto alla “concertazione”, bensì in nome della reciproca collaborazione tra le diverse istituzioni operanti per la realizzazione dei medesimi   supremi interessi dello Stato, l’adozione da parte dei titolari del potere di proposta legislativa di un metodo, per la verità in passato quasi sempre seguito, che consenta all’organo di autogoverno della magistratura ed all’A.N.M. di poter essere previamente esprimere la propria opinione soprattutto su tematiche direttamente incidenti sullo “status” dei singoli magistrati (ad esempio in materia di strutturazione dei sistemi delle carriere, della formazione professionale, dell’accesso alla magistratura).

Ovviamente tale attività andrà svolta senza inutili proclami, ma con la costante ricerca del confronto costruttivo con i titolari del potere esecutivo e legislativo e sempre, tuttavia, pronti a denunziare, anche con forme significative di protesta, chi a tale confronto si dovesse sottrarre tradendo proprio quel dovere di collaborazione tra le varie istituzioni che rappresenta il più sensibile indicatore dello stato di salute di una democrazia.

Di pari intensità, poi, dovrà essere l’azione svolta dall’A.N.M. e dalle associazioni che nella stessa operano laddove si tratti di difendere anche la dignità morale e materiale dei magistrati, anche con riferimento al loro diritto ad avere un idoneo sistema che assicuri loro il necessario aggiornamento professionale, soprattutto quando questo debba, giustamente, essere considerato come uno dei criteri cui ancorare delicate valutazioni di carriera o di affidamento di posti direttivi.

In quest’ottica il rilancio e la riaffermazione dell’unità associativa diventano vieppiù principi essenziali e imprescindibili in una fase storica di confronto particolarmente duro con chi non intende più ascoltarci.

 

 

                                                        LA SEGRETERIA DISTRETTUALE