MAGISTRATURA
INDIPENDENTE GRUPPO NAPOLETANO UN FUTURO PER M.I.
Le recenti elezioni per il rinnovo del Consiglio
Superiore della Magistratura hanno segnato una forte prevalenza della componente di
sinistra della magistratura associata, con ben otto candidati eletti facenti capo a
Magistratura Democratica e Movimenti Riuniti e una buona parte degli eletti di Unicost
rappresentanti larea di sinistra di questa corrente. Magistratura Indipendente,
invece, che da sempre si identifica nella magistratura moderata, ha perduto ben due
consiglieri, scendendo a solo due unità su un numero complessivo di 16 componenti togati,
con un rilevante scarto proporzionale rispetto alla precedente consiliatura, la cui
componente togata era per 1/5 (4 su 20) costituita da esponenti di M.I.; ed anche in
termini di voti complessivi, ad eccezione di un buon risultato per la Cassazione, i
risultati negativi per la nostra corrente sono innegabili. Occorre a questo punto
interrogarsi sulle ragioni di questa sconfitta, cercare di capire i motivi di questo nuovo
assetto rappresentativo della magistratura, anche e soprattutto al fine di stabilire se si
tratti di un trend inarrestabile, indice di un rinnovamento di idee e di persone
allinterno dellordine giudiziario, ovvero sia il frutto di condizionamenti
ambientali e spinte esterne alla magistratura, oppure più semplicemente il
risultato di errori politici del nostro gruppo. Trovare una risposta
adeguata a queste domande è di fondamentale importanza per comprendere in primo luogo se
M.I. ha un futuro e poi se M.I. ha ancora oggi un ruolo fondamentale nellA.N.M. E nostra
convinzione che si possa e si debba dare una risposta positiva ad entrambe le domande. 2.
ANALISI
DELLA SITUAZIONE ASSOCIATIVA Da più parti si parla
di un costante processo di radicalizzazione ideologica della magistratura,
sempre più di sinistra, sempre più portata a svolgere un ruolo politico, in
contrapposizione con gli altri poteri dello Stato. Al riguardo è opportuna una
distinzione: vi sono casi limitati in cui è evidente il fine politico dellazione,
svolta per contrastare scelte dei partiti, del Parlamento, del Governo; tuttavia, a ben
vedere, anche in M.D. e nei Movimenti solo una minoranza può essere accusata di vera e
propria militanza politica nel senso sopra citato, mentre prevale unaltra
visione politica, questa volta ristretta al ruolo del giudice, il quale, in
aggiunta anzi, a dispetto delle sue prerogative costituzionali di mero
garante della legge, viene investito di una specifica funzione sociale, quella
di tutore di interessi particolari, siccome riferibili a specifiche categorie di
cittadini. Ecco che viene in
gioco il giudice che deve interpretare la legge secondo le esigenze dei consumatori,
ovvero tutelare indiscriminatamente i lavoratori e gli immigrati, da proteggere a
prescindere dalle circostanze del caso concreto e dai princìpi normativi esistenti. E evidente che
si tratta di due visioni non in linea col dettato costituzionale, che vuole il magistrato
soggetto solo alla legge, e quindi tenuto esclusivamente a rispettare la stessa e i valori
espressi della Carta fondamentale, ma è altresì evidente che, se non vi è alcuna
possibilità di salvare la contaminazione, anzi lidentificazione, tra attività
giudiziaria ed attività politica, lidea di un magistrato investito di uno specifico
ruolo debba essere quantomeno approfondita e discussa; non si tratta di condividerla,
perchè la laicità e neutralità del magistrato sono valori posti a tutela della stessa
autonomia e indipendenza dellordine giudiziario, ma si tratta di trovare un progetto
alternativo a questa visione, alla fine parziale e ristretta, della funzione
giurisdizionale. Lidea
di un ruolo sociale del giudice indubbiamente affascina e può avere leffetto
positivo di una continua sollecitazione nel lavoro, e questa forse è la principale
ragione della nascita e sedimentazione allinterno della magistratura di correnti
quali M.D. e Movimenti riuniti; e questo, a nostro avviso, è uno dei motivi (insieme ad
altri di cui si parlerà dopo) dei recenti risultati elettorali, favorevoli a tali
correnti proprio perchè, sullonda di un giustificato timore per le iniziative
legislative e governative in materia di giustizia, gran parte dei giudici italiani,
giovani ma anche meno giovani, hanno inteso intravedere in quel ruolo sociale
così fortemente proclamato un solido strumento di difesa delle proprie prerogative
istituzionali, minacciate dagli altri poteri
dello Stato. A ciò va aggiunta la
peculiarità di un gruppo associativo come quello di Unicost il quale, benché dilaniato
da guerre intestine e dal conflitto permanente tra due o tre anime al suo interno, riesce
sempre nei momenti topici a conservare una non indifferente parte dei consensi dei
magistrati italiani. Ebbene Unicost riesce
nel contempo a coniugare le ragioni del malessere dei magistrati con uno strisciante
collateralismo governativo. Di qui la possibilità
di ritrovare la funzione e il ruolo di M.I. che rappresenta e deve continuare a
rappresentare i magistrati autonomi e terzi rispettosi solo della legge. M.I., dunque, non può
che essere entità autonoma e indipendente da ogni area di potere rifuggendo le chimere
del bipolarismo politico. 3.
IL
NOSTRO PROGETTO La forzatura della
visione della funzione del giudice come prospettata da MD e Verdi è evidente ed
incontestabile, perchè resta sempre il vizio di fondo di un giudice non laico e non
neutrale, ma non si può negare che, in questa contingenza storica, non ci si può
limitare a rivendicare lasetticità del giudice e la necessità che lo stesso non
interferisca nellattività degli altri poteri dello Stato. Se si vuole davvero
fare una nobile e al contempo fruttuosa politica sindacale, nella duplice prospettiva di
una effettiva crescita culturale della magistratura e di un ampliamento della base
elettorale di M.I., bisogna combattere questo modello di giudice delineato dalle correnti
di sinistra proponendo un altro modello altrettanto forte, che, pur se rispettoso dei
limiti costituzionali, possa davvero affascinare e rassicurare i magistrati italiani,
soprattutto quelli più giovani, più spaventati ed attoniti dalle pressioni esterne. E questo nuovo modello
di giudice non può che essere quello di un giudice che non ha modelli precostituiti, che
è veramente libero nellinterpretazione della legge, unico e solo punto di
riferimento nellesercizio della iurisdictio. Si potrebbe obiettare che si
tratta di un progetto non nuovo, che sta a base della stessa creazione di M.I., ma qui
occorre spiegarsi: la novità non sta tanto nellidea di fondo, che si rinviene nello
stesso principio costituzionale della soggezione del giudice solo alla legge
(art. 101 comma 2 Cost.), ma nella modernizzazione di tale idea alla luce del
nuovo rapporto che intercorre tra il giudice e la legge, rapporto modificato e messo in
crisi dallalluvione legislativa degli ultimi anni, dalla costante internazionalizzazione
ed europeizzazione del diritto, oltre che dalla indubbia difficoltà della
Suprema Corte nello svolgimento della funzione nomofilattica (a causa dellaumento
del contenzioso e della difficoltà di risolvere i contrasti interpretativi tra le sezioni
semplici, nonchè della strisciante trasformazione della Corte da giudice di legittimità
a giudice di terzo grado). In tale difficile
contesto, che rende sempre più difficile il lavoro del giudice, è ovvio che questi deve
cercare nuovi e solidi punti di riferimento, rappresentati dalla consapevolezza dellesistenza
di diritti e valori universalmente riconosciuti, della crescente centralità del diritto
comunitario, dellesigenza di interpretare le norme secondo i parametri fondamentali
dettati dalla Costituzione; in questo senso, il giudice deve avere una rinnovata sensibilità
politica, intendendo questultima - in unottica positiva, sempre
agganciata allart. 101 comma 1 Cost - come capacità di comprendere il nuovo assetto
normativo e modellarlo secondo i valori e diritti inviolabili riconosciuti a livello
internazionale e dalla stessa Carta Costituzionale, secondo una lettura che, per forza di
cose, non può prescindere da un delicato e costante giudizio di bilanciamento di
interessi e valori, che tenga conto anche della realtà sociale ed economica del momento e
dei mutamenti intervenuti. Ecco che appare, in
tutta la sua forza, la novità concettuale di un giudice impegnato, tuttavia
non portatore di interessi di parte ma piuttosto motivato a perseguire linteresse
generale ad un corretto esercizio della iurisdictio, da svolgersi nella piena
consapevolezza della crescente difficoltà del ruolo, del mutato quadro normativo
internazionale ed interno, dellesigenza di rapportare il diritto alla nuova realtà
sociale-economica. Si tratta di una nuova
figura di giudice che, seppur impegnato e non più distante dalla società, è
comunque autonomo ed indipendente, in quanto sempre rispettoso della legge e
dei suoi valori fondamentali. Resta quindi salva limpostazione
originaria voluta dalla Costituzione e sempre tutelata da M.I., ma il tutto in unottica
nuova, appunto più impegnata e consapevole, funzionale ad ovviare a quel pericolo di
distacco dalla società che finisce per far venir meno lo stesso senso profondo della
giurisdizione e può condurre a quella solitudine, a quella demotivazione che, come detto,
sembrano essere state le prime cause dello spostamento di voti verso le correnti di
sinistra. E si tratta di un
modello appetibile, nel quale si può riconoscere la generalità dei
magistrati, desiderosi di non pervenire ad applicazioni finalizzate della legge ma
piuttosto di garantire losservanza uniforme del diritto in posizione di neutralità,
sollecitati però dallesigenza di modernizzazione e dalla necessità di rinvenire
valori di riferimento inoppugnabili nellambito di un assetto legislativo sempre più
complesso e di portata transnazionale. Si è detto in
precedenza della novità di un messaggio così impostato, nel quale i principi di
autonomia ed indipendenza e la soggezione del giudice solo alla legge trovano una nuova
linfa e una nuova causa giustificatrice, senza correre il rischio di visioni parziali e
ideologizzate che confliggono con la stessa idea dellattività giurisdizionale. Ed
è necessario un grande sforzo in proposito da parte di Magistratura Indipendente, dai
simpatizzanti al gruppo dirigente, senza che si possa replicare che si tratta di un
progetto già attuato o in via di attuazione, perchè in questa ottica il concetto di
giudice moderato, che ha sempre ispirato lazione di M.I., si colora in
un modo diverso, più incisivo, più operativo, in definitiva più moderno. Altro problema
rilevante, che merita grandissima attenzione, è quello delle modalità di diffusione di
queste nuove idee sul ruolo e la collocazione del giudice, e anche sul punto occorre una
consistente spinta propulsiva, al fine di consentire una più ampia possibile circolazione
del modello alternativo rispetto a quello propugnato dalle correnti di sinistra. Però di
queste ultime bisogna seguire lesempio, nel senso che si devono utilizzare i
medesimi canali usati da tempo (purtroppo con successo) da tali correnti: organizzazione
costante di convegni, tavole rotonde e/o riunioni informali; istituzioni di commissioni di
studio a livello centrale e locale a tal fine occorre dare piena ed effettiva
attuazione allart. 15 dello Statuto sullUfficio studi -, al fine di discutere
delle prassi processuali, dei rami di contenzioso più rilevanti, dei progetti di riforma,
delle novità legislative; continuo contatto con gli uffici giudiziari, soprattutto quelli
più piccoli; potenziamento del sito informatico che sia effettivo luogo di confronto e
diffusione di idee e sia il più possibile pubblicizzato; attiva partecipazione e
coinvolgimento nellattività di formazione, centrale e decentrata, organizzata dal
Consiglio Superiore della Magistratura; in tutte queste sedi, occorre sempre evidenziare
la centralità del ruolo del giudice nella prospettiva sopra evidenziata del giudice al
tempo stesso laico ed impegnato, neutrale e sensibile
ai mutamenti sociali ed economici. Ed ancora occorre
potenziare i contatti con le altre componenti della giustizia come gli avvocati ed i
magistrati onorari ed impegnarsi nella proposizione o riproposizione di quelle soluzioni
più condivise dai giudici come ad es. lattuazione del cd. Ufficio del giudice. Il dato dal quale
partire, dunque, è quello di un profondo impegno di tutti gli aderenti e simpatizzanti a
M.I., che devono essere gli ambasciatori di questo nuovo modello, e ciò
quotidianamente allinterno del proprio ufficio, oltre che in occasioni ufficiali per
convegni di natura tecnica o di natura politico-sindacale; ed è chiaro che a questo
impegno della base deve corrisponderne uno, ancora più incisivo, del gruppo dirigente,
che deve stimolare ogni e qualsiasi iniziativa utile a sollecitare il dibattito; già
questo potrà portare a proficui risultati, perchè, in realtà, qualsiasi iniziativa che
non sia improntata ad una visione ideologica e parziale quale quella proveniente dalla
c.d. sinistra giudiziaria diventa momento di sviluppo del modello (non modello) di giudice
neutrale in quella diversa prospettiva più volte evidenziata; in altre parole, il giudice
che operi senza pregiudizi politico-sociali ha già in sé il germe del giudice di cui
M.I. deve farsi oggi portavoce. Le pressioni sulla magistratura, per altro verso,
impongono una scelta chiara ed univoca: la necessità di restare nellambito dellA.N.M.,
garantendo a questultima la rappresentatività dellintera magistratura e
mostrando allesterno ununità sindacale che non può che portare a positivi
risultati nellottica del confronto istituzionale sui vari progetti di riforma, ivi
compresi quelli dellordine giudiziario. 4. RAPPORTI CON
ALTRE ISTITUZIONI Si
è già in precedenza accennato alle pressioni esterne alla magistratura, provenienti
dagli altri poteri dello Stato, e sarebbe intellettualmente scorretto negarne lesistenza,
quasi a voler affermare che la situazione in cui versa oggi lItalia sia una
situazione normale, in cui il potere giudiziario ha assicurate le sue garanzie e gode del
prestigio dovuto ad uno dei fondamentali poteri di uno Stato di diritto. Certamente,
però, il mezzo di contrasto non è come anticipato allinizio - una
contrapposizione politica, quasi a volere configurare la magistratura come un soggetto
politico, abilitato a scendere nellarena del dibattito politico; ciò nuoce
gravemente alla magistratura, facendole perdere quel ruolo di neutralità voluta dal
legislatore costituzionale e invidiatoci da molti paesi democratici. Tuttavia, questo non
vuol dire atteggiamento acritico nei confronti del potere politico, allorchè i suoi
progetti contrastino gli interessi allo stesso efficace esercizio della giurisdizione e
ledano i fondamentali valori dellautonomia ed indipendenza della magistratura; in
questi casi il nostro intervento deve essere forte e deciso nei contenuti, sempre
preservando quella moderazione nei toni più volte sollecitata dal Presidente della
Repubblica e che rappresenta una barriera a tutela del prestigio e della stessa
legittimazione dellordine giudiziario. Se
è doveroso da parte del magistrato rispettare il principio della non interferenza,
limitandosi alla dialettica costruttiva con gli altri poteri dello Stato, e quindi
soprattutto con quello legislativo ed il Ministro della Giustizia, va altresì ricordato
che, nel recente passato, singoli ma importantissimi esponenti del mondo politico hanno continuamente
delegittimato loperato della magistratura, tanto da giustificare più volte lintervento
del C.S.M. a tutela della categoria, la cui credibilità veniva intaccata dinanzi allopinione
pubblica. Tali attacchi sono quasi sempre avvenuti parallelamente alla celebrazione di
procedimenti penali di grande eco ed amplificati dai mass-media, e quindi con danno
sempre notevole per il rapporto fiduciario che i magistrati devono avere con i cittadini. Né
va omesso che nelle ultime due legislature, numerose leggi (che certamente i magistrati
osservano ed applicano) hanno limitato lefficienza della giurisdizione ed in parte
ulteriormente ritardato i tempi della giustizia, problema al quale non si è mai posto
rimedio, malgrado gli appelli di tutti gli operatori del diritto. Basta ricordare, nel
quinquennio 1996-2001, la riforma costituzionale dellart. 111 (che pur contiene
spunti positivi), e la c.d. legge Pinto. Nellattuale legislatura, la legge sulle
rogatorie contiene alcune norme che non appaiono coerenti con principi generali del
diritto, e la riforma degli illeciti in tema di diritto societario che pur ha
analiticamente individuato e distinto le varie
ipotesi di reato ha contenuto i massimi della pena in misure non proporzionali allimportanza
della correttezza e lealtà dei rapporti fra imprese ed allinterno delle stesse in
un sistema economico ormai quasi esclusivamente privatistico. Infine, i disegni di legge
sulle riforme delle norme in tema di legittimo sospetto, e, soprattutto, dellordinamento
giudiziario destano non poche preoccupazioni sulla funzionalità della giurisdizione.
5.
CONCLUSIONI Il futuro di
Magistratura Indipendente è dunque strettamente legato alla modernizzazione
della nostra concezione del ruolo e della funzione del giudice, alla riscoperta e
valorizzazione della nostra identità e del senso di appartenenza, elementi questi che
devono sempre caratterizzare una comunità come la nostra. Riaffermazione dellautonomia
e terzietà del giudice. Riaffermazione della
magistratura quale unico titolare del potere giurisdizionale in una posizione di
indipendenza dagli altri poteri. Modernizzazione dellorganizzazione
e delle strutture. Ecco le sfide che
dobbiamo raccogliere per uscire dalla situazione di crisi nella quale versiamo.
LA
SEGRETERIA DISTRETTUALE |